10 consigli dei sommergibilisti per la quarantena: il video della Marina Militare Italiana
Immuni alla claustrofobia – altrimenti non avrebbero scelto un mestiere così estremo – sono comunque sottoposti alla tensione della vita sott’acqua, senza contatti con altre persone. Vivono in cilindri d’acciaio lunghi 56, larghi 7 e alti 14 metri, in un contesto spartano. Indossano pesanti tute ignifughe (anche d’estate), dormono in cuccette separate da tende e condividono due servizi igienici.
In media il pattugliamento a bordo di in sottomarino dura un mese, tempistiche simili al lockdown che stiamo rispettando sulla terraferma. Certo, tra il nostro coprifuoco e la permanenza all’interno di un sommergibile c’è una differenza – è proprio il caso di dirlo – abissale.
Tuttavia, anche se la routine in un sottomarino è regolata da orari ferrei e quotidiane attività di addestramento e manutenzione, e non c’è campo per la connessione Internet quindi neppure una “finestra” di distrazioni, esistono alcune analogie.
Tra queste, sicuramente, la percezione del tempo, che non deve essere vissuto come un countdown verso il traguardo della tanto sospirata libertà ma come un’opportunità per riscoprire il prezioso valore del tempo che abbiamo a disposizione, da dedicare alla famiglia o a se stessi. A bordo dei sommergibili, infatti, gli spunti creativi non mancano perché l’equipaggio è costituito da militari che nella vita in superficie fanno i cuochi, gli artigiani o gli artisti.
Alcuni sommergibilisti della Marina Militare hanno realizzato il video che abbiamo pubblicato sopra e che contiene un decalogo di consigli per affrontare al meglio questo periodo di quarantena. Ecco i dieci comandamenti provenienti dagli abissi:
Occorre grande autodisciplina. Bisogna mettere da parte i personalismi e imparare a comunicare in modo costruttivo, chiaro, senza sgarbataggini. Noi lo facciamo per spirito di corpo. E per un valore superiore: contribuire alla sicurezza del nostro Paese.
Ecco, questo pensiero può essere una guida per tutti gli italiani in questo momento: ricordare che restiamo chiusi nelle nostre case perché non c’è una cura per il Covid-19. Così il mio isolamento aiuta a evitare i contagi degli altri. In queste settimane l’Italia sta dando prova d’essere un Paese migliore di quello che pensavo: c’è solidarietà, disciplina, sacrificio per gli altri”. Insomma, come i sommergibilisti della Marina, siamo tutti sulla stessa barca.
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