Ecco i nuovi AC75, i monoscafi volanti per la prossima America’s Cup

Presentato il concept degli AC75, i nuovi monoscafi volanti per la 36ª edizione della Coppa America che si disputerà ad Auckland nel 2021.

Si tratta di un taglio netto con quanto avvenuto nelle ultime edizioni a gestione Alinghi prima e Oracle poi. Tra le cose salvate c’è la capacità volare sull’acqua navigando in foiling  che avevano i catamarani AC50 e poco più.

 

Come annunciato in fase di presentazione del Protocollo della prossima Coppa America, il concept dei nuovi monoscafi con derive basculanti e capaci di navigare full foiling è stato mostrato entro la fine del mese di novembre. Che fosse un monoscafo era già stato preannunciato dai due principali attori in scena la momento.  Prima da Patrizio Bertelli, il patron di Prada, il Challenge of Record, ovvero il portacolori del primo yacht club (Circolo della vela Sicilia di Palermo) a lanciare la sfida al defender (Royal New Zealand Yacht Squadron) e rappresentante, anche in fase decisionale, di tutti gli sfidanti. L’abbandono dei multiscafi era questione necessaria per la presenza di un nuovo challenge dell’imprenditore della moda. A fargli eco, rincarando la dose per quanto riguarda il taglio con il passato, Grant Dalton, capo di Emirates Team New Zealand. Monoscafi e impegnativi, con i velisti al centro: niente più ciclisti, ma grinder, e quindi vele più normali a prua. In ogni caso velocissimi “e quando in foiling con il potenziale di essere più veloci degli AC50 sia in bolina sia alle portanti“, ha dichiarato il monumento vivente della vela kiwi.

Il foiling è al momento la novità più eclatante. Sarà diverso da quanto visto finora sugli Imoca 60, l’unica classe di grandi monoscafi da regata a sfruttare la possibilità di fare uscire lo scafo dall’acqua. A differenza dei monoscafi oceanici che utilizzano due foil composti da un’unica lama sagomata, gli AC75 avranno due derive basculanti lunghe oltre cinque metri con il fusto curvo e una lunga T terminale. Sparisce il bulbo centrale e anche il timone acquista una configurazione a T. Questo garantirà una vera navigazione con il corpo carena sollevato dal mare, tipo i Moth o i vecchi AC50, e non dei lunghi balzi come avviene sugli Imoca 60.

A seconda del momento e delle condizioni del mare che dovranno affrontare questi scafi lunghi 22,86 metri, 75 piedi, appunto, la posizione delle derive può variare. In condizioni di base, la deriva in acqua fornisce spinta per la navigazione in foiling  quella esposta sopravvento dà il momento raddrizzante. In porto, per ridurre la larghezza massima, e in navigazione, in manovra o con condizioni particolarmente dure, entrambe le appendici sono portare sotto la linea di galleggiamento. In più, sono in grado di raddrizzare la barca in caso di scuffia.

Per avere ancora più dettagli c’è da attendere fino alla fine di marzo 2018, quando saranno pubblicate le regole di classe complete. Fino ad allora ciò che si può sapere, in attesa di altre indiscrezioni, è che si parla di un sicuro addio delle ali rigide, e la randa potrebbe essere gonfiabile.  Il design dello scafo già si sa che sarà open, vedremo poi in che termini e a prua si useranno vele tradizionali, tra cui un Code 0  con condizioni di vento leggero. La Coppa diventa così nuovo momento di evoluzione e i multiscafi potranno progredire verso un nuovo salto generazionale come è successo ai multiscafi nelle ultime tre edizioni del trofeo. Ha dichiarato Bertelli: “con questa Coppa arriveranno innovazioni che ricadranno sicuramente sul mondo della crociera entro pochi anni“.

 

 

Giacomo Giulietti

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