“Come affondare l’ esca…Questo è il dilemma!!”

Tante volte, per riuscire a portare le esche in profondità, dobbiamo fare i conti con diversi fattori esterni; vediamo assieme metodi e accorgimenti per affrontare al meglio la traina con esca viva.

L’affondamento

Tutti siamo a conoscenza che i pesci non vivono in un unico strato di mare come potrebbe essere la superficie; nuotano inseguono, stazionano, cacciano….

Questo è sicuramente dovuto a fattori esterni come la presenza di pesce foraggio, temperatura dell’acqua, marea, agenti meteorologici. A questo punto starà a noi andare a trovare i predatori in ogni fascia marina e a far lavorare le esche nel posto che lo scandaglio ci suggerisce…

 

Profondità, conformazione del fondale, termoclino, sono sicuramente dati fondamentali per il successo. Una lettura accurata del display, ci può dare la possibilità di capire dove potrebbero essere le prede e in particolare dove calare l’esca viva.

Se l’imbarcazione mantiene la canonica velocità di traina e le condizioni meteomarine sono favorevoli, è possibile far scendere le esche con ogni metodo d’affondamento. Quando però i citati parametri non combaciano, specialmente nella ricerca di prede di fondale, la scelta del metodo d’affondamento si ristringe a solo due elementi: l’intramontabile piombo guardiano e l’innovativo affondatore a palla “downrigger”.

Per ben capire questo argomento dobbiamo partire dal suddetto termoclino… cosa è???

“Il termoclino”

Per esaminare il punto preciso dove calare le nostre esche dobbiamo avere a bordo un buon scandaglio che oltre a mostrarci il fondale determini la posizione del “termoclino”. Da anni se ne sente parlare ma non tutti sono a conoscenza di questo elemento della natura quindi vediamo assieme cosa è in particolare come riconoscerlo.

Il Mar Mediterraneo è legato alle stagioni dell’anno, vediamone assieme le caratteristiche principali. L’inverno solitamente in Italia è piuttosto freddo, oltre a limitare le uscite ai pescatori, permette di fare catture d’esemplari di taglia soprattutto se insidiati in profondità.

Con il passare dei mesi ci avviciniamo alla primavera: I venti tiepidi riescono a far appressare alle coste acque ossigenate e ricche di plankton. I pesci escono quindi da uno stadio di anabolismo e catabolismo invernale rallentato e iniziano lo stadio di frenesia alimentare.

In questo periodo però dobbiamo fare anche i conti con il particolare momento della riproduzione e soprattutto della loro lunaticità nell’alimentazione. Ora invece, il mare si è stabilizzato e l’acqua calda staziona verso l’alto mentre sul fondale si deposita uno strato profondo d’acqua fredda. Le brezze estive provocano spesso correnti fresche in superficie che fanno scendere l’acqua calda verso la zona fredda dando così luogo a un limite di confine detta appunto “termoclino”. Il termoclino è la fascia d’acqua dove stazionano solitamente i pesci foraggio e di conseguenza vanno a predare i grandi pelagici. In autunno, con l’abbassarsi della temperatura, arriva l’ennesima inversione delle acque. Il clima ed i venti raffreddano la superficie e tutto questo scombussolamento fa cambiare nuovamente la condotta dei pesci e il termoclino automaticamente scompare.

Maurizio Pastacaldi

View Comments

  • Speriamo che la foto non sia sua.
    Non mi sembra infatti coerente con la teoria del Rilascio dei pesci in esubero.
    3 Dentici per un'uscita a prescindere dal numero dei pescatori in barca..mi sembrano troppi

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