La notizia della morte del principe Aga Khan mi ha raggiunto mentre mi trovavo in una stanza di un prestigioso hotel, un tempo parte della CIGA, la celebre compagnia alberghiera italiana che, nella metà degli anni ’80, era divenuta proprietà del principe ismaelita dopo il tracollo finanziario del genovese Orazio Bagnasco.
L’eco di questa notizia ha risvegliato in me il ricordo della sua figura, della sua personalità affascinante, quasi leggendaria, e di una vita vissuta con straordinaria visione.
Non tutti sapevano che nel sangue dell’Aga Khan scorreva anche un’eredità torinese.
Agli inizi del Novecento, suo nonno aveva sposato Teresa Magliano, una giovane donna di Torino, di straordinaria bellezza e grazia, che aveva conquistato il palcoscenico dell’Opéra di Monte Carlo come ballerina promettente.
La loro unione fu breve, interrotta prematuramente dalla morte di Teresa, ma non prima che lei desse alla luce il figlio Ali Khan, nato proprio a Torino.
Ali Khan sarebbe poi diventato il padre di Karim, il futuro Aga Khan IV.
In Italia, il principe era noto sin dagli anni ’60, quando la sua visione imprenditoriale lo portò ad acquistare un tratto costiero della Gallura in Sardegna.
Lì, con un’intuizione geniale, diede vita alla Costa Smeralda, oggi uno dei comprensori turistici più celebri al mondo.
Porto Cervo divenne il cuore pulsante di quel sogno e, con esso, nacque lo Yacht Club Costa Smeralda, tra i più prestigiosi al mondo.
La passione dell’Aga Khan per il mare e per la navigazione si tradusse anche in un’impresa epica: il Destriero.
Quest’imbarcazione, costruita da Fincantieri agli inizi degli anni ’90 su commissione del principe, era stata concepita con un solo obiettivo: conquistare il Nastro Azzurro, il prestigioso record della traversata atlantica più veloce. L’ardita impresa si concretizzò il 9 agosto 1992, quando il Destriero compì la traversata in un tempo record.
Fu proprio grazie a questa impresa che entrai in contatto con l’Aga Khan. Organizzammo il trentennale del Destriero il 3 agosto 2022 presso il cantiere del Muggiano, nei pressi della Spezia, dove l’imbarcazione era stata costruita.
Da oltre venticinque anni, il Destriero giaceva abbandonato nei cantieri Lürssen in Germania, e il nostro obiettivo era ridargli vita, riportarlo in Italia, renderlo un simbolo indelebile di innovazione e passione marinara.
Trovammo un accordo con l’Aga Khan: lui ce lo avrebbe donato e noi lo avremmo affidato alla Fondazione Destriero Excellere, da me costituita, affinché fosse posizionato nel waterfront di La Spezia, testimone silenzioso di un’epoca di grandi imprese e sogni realizzati.
Ma perché il progetto prendesse forma, avevamo bisogno del sostegno di Fincantieri.
Così, nel giorno del trentennale, strappai una promessa al generale Claudio Graziano, presidente dell’azienda: avrebbe appoggiato e sostenuto il recupero del Destriero.
Convinsi il generale appellandomi a un senso di giustizia storica: il Destriero aveva aperto la strada alle navi veloci, un settore che nel tempo sarebbe divenuto cruciale per Fincantieri.
La promessa sembrava salda, un impegno d’onore.
Ma il destino, spesso crudele, aveva altri piani.
Il 17 giugno 2024, il corpo del generale Graziano venne rinvenuto senza vita.
Si era tolto la vita con un colpo di pistola.
Con lui si infransero anche le speranze per il Destriero.
Senza più protezione, il glorioso scafo venne avviato alla demolizione, cancellando un pezzo di storia marittima e industriale italiana.
Ora che il principe Aga Khan ci ha lasciati, il ricordo della sua figura assume una luce ancor più intensa.
Guida spirituale, imprenditore illuminato, filantropo dal cuore nobile, la sua vita è stata segnata da intuizioni straordinarie e da frequentazioni internazionali di rilievo.
Ma soprattutto, è stato un uomo che ha saputo trasformare sogni in realtà, che ha creato bellezza e ricchezza, senza mai dimenticare chi aveva meno.
Per chi vive di mare e di passioni nautiche, lui e il suo Destriero resteranno per sempre tra le leggende del mare.