Amer Yachts ha presentato in anteprima a Cannes due superyacht, fra cui Amer 120. Ne abbiamo parlato a bordo con Barbara Amerio, Ceo del gruppo Permare
Due superyacht che esprimono in sé tutto il futuro della nautica rivolta al progresso vero, con l’attenzione massima per l’ambiente, parliamo di Amer F100 e Amer 120. Su Amer 120, ci siamo saliti a bordo, ed è stata indubbiamente una delle imbarcazioni più interessanti viste al Salone del Mediterraneo d’Oltralpe. Lo è perché non ostenta un lusso faraonico ma pone ugualmente l’attenzione nei dettagli di prestigio ultra lusso, pensati però, come abbiamo accennato, nel rispetto anche dell’ecologia.
È vero che il 60 percento della clientela sceglie Amer Yachts proprio per il charter, incluso l’Amer 120. Le quattro cabine doppie, infatti, a parte quella ulteriore e armatoriale, sono concepite in un equilibrio paritetico, garantendo uguaglianza di trattamento quanto ad allestimento, spazi e panorama a filo d’acqua. Sicché su Amer 120 si guarda alla «silenziosità» e ai bassi consumi dell’imbarcazione, che «consentono di avere almeno un giorno di vacanza in più».
Quanto all’ambiente, spiega Barbara Amerio che il grande passo vedrà l’uso «dell’idrogeno» a cui il dipartimento di ricerca Amer Yachts si sta dedicando «facendo degli studi» su come sviluppare una sala macchina, appunto, a idrogeno. E in attesa si cercherà di transitare nella rivoluzione green con «sale macchine più complesse» e impiegando il fotovoltaico, seppur le superfici non siano molte per ottenere una produzione di energia sufficiente. Un’imbarcazione italiana molto veloce di “Unibo” all’Energy Challenge di Monaco, spiega Barbara Amerio, ha vinto con un mix di energie alternative che includevano appunto, oltre a batterie e fotovoltaico, «l’idrogeno». Di più: Amer Yachts sta facendo ricerca su materiali alternativi e «vorrebbe diventare il primo cantiere a utilizzare un composito completamente bio, ossia fibra, resina e gelcoat tutti riciclabili». La notizia è che i test sono già stati fatti e i risultati positivi ci sono.
Salire a bordo dell’Amer 120, lasciandosi alle spalle tutta la confusione del Festival, regala un’entrata diretta nel girone del paradiso. Lo è ancor di più se ad accompagnarti è proprio il Ceo del Gruppo Permare, Barbara Amerio, che ci presenta Amer 120, spiegando come il Cantiere abbia adottato «un nuovo sistema costruttivo per ‘devitrizzare’: un termine che risponde alla nostra volontà di utilizzare meno composito. Materiale che abbiamo sostituito con metallo e finestrature in cristallo, due elementi che si possono smaltire. Quindi – continua Barbara Amerio – abbiamo ridotto di quattro tonnellate il composito a bordo con il progetto di devitrizzazione».
In composito restano soltanto la carena e la struttura del flybridge. «Il risultato è stato 97 metri quadrati di finestrature, è la barca più grande del mondo motorizzata con i Volvo IPS». E ciò non toglie che il superyacht navighi a 28,2 nodi di velocità massima: 4.000 Cavalli di potenza in totale suddivisi in quattro motori, che rispondono però a un meno 25 percento (di Horse Power) rispetto alla concorrenza «pur garantendo le stesse velocità e contendo i consumi». Si parla infatti di «552 litri» riferendosi ai consumi con una velocità di crociera di 24 nodi.
Silenzio fin da subito e si respira un’aria fresca, perché la ventilazione è pensata davvero bene «nell’ottica del risparmio energetico». La luce penetra dalle grandi finestrature verticali, di cui si è abbondato apposta proprio per limitare l’uso del composito nella sovrastruttura. Dicevamo, queste aperture nella parte centrale dell’imbarcazione diventano quasi dei “balconcini” sul maindeck,
Terrazza di poppa (con mega vasca a idromassaggio) e salone del cockpit diventano un ambiente unico out/inside door. L’ottica decorativa è anche quella che verte sul recupero dei materiali. Addirittura nella terrazza poppiera si pensava all’uso del sughero. E negli interni vige (realizzata) la scelta di materiali naturali, come il teak di recupero indonesiano lavorato artigianalmente in Italia, che sembra (anzi lo è) un pavimento d’antiquariato tutto naturale. Le venature lignee si associano all’uso contrastante di acciai mirror, specchi, e volumi trasparenti, spiega l’architetto e interior designer, Stefano Tini. Le serrature delle porte sono predisposte per alimentare le eventuali tecnologie che si possono associare alle maniglie, inclusi i LED di presenza ed eventuali allarmi. Bellissima le nuance di visone, e fa scena nel salone del maindeck una cave à vin trasparente e in grado di contenere 60 bottiglie. «Colori chiari rilassanti, design apparentemente minimale, uso di eco-pellame».
La zona armatoriale vede subito una particolarità wellness di Technogym nell’anticamera. La camera-armadio per il guardaroba è di gran classe. La cabina armatoriale si presenta a tutto baglio, «scenografica, alta, con il bagno in pietra calcarea di Verona». Il letto king size vede una testiera caratterizzata da movimenti sinuosi che richiamano il giro dell’onda. In fronte un grande televisore si trova inserito in un pannello specchiato che lo rende paradossalmente visibile ma invisibile. Lungo le scale interne che collegano il maindeck al flybridge c’è una porta nascosta che introduce alle cabine dell’equipaggio.
La sala di comando è degna di una navicella spaziale, sul volante spicca il logo Amer, le finestrature sono trasversali. E la strumentazione di bordo include inoltre un sistema unico per il riconoscimento dei cetacei e successiva segnalazione. A dritta c’è un divanetto di cortesia per il comandante. Spostandoci sul ponte di prua, prima dei giardinetti, c’è un’altra grande vasca idromassaggio che antecede i divani a U rivolti sul mare. Amer 120 ha una lunghezza fuori tutto di 35,54 metri e un baglio massimo di 7,40. Il pescaggio a pieno carico è di 2,11 metri. Il dislocamento a pieno carico raggiunge 150 tonnellate. Prezzo, indicativo, circa 12 milioni e 800 mila euro.
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