Le prime parole di Andrea Mura, dopo la vittoria alla Ostar 2017 a bordo del 50 piedi vento di Sardegna, sono state per la difficoltà dell’impresa: “È stata una Ostar estremamente impegnativa, sono contento di essere qui sano e salvo”. E pensare che il velista cagliaritano è al suo terzo trionfo su questa rotta, il secondo nella transatlantica in solitario più longeva e prestigiosa del mondo e uno nella Twostar del 2012 insieme a Riccardo Apolloni. Un record assoluto, nessuno aveva messo per tre volte il proprio nome nella casella vincitore di questa competizione creata dal colonnello inglese Blondie Hasler nel 1959.
Per raggiungere Newport, negli Stati Uniti, dopo la partenza da Plymouth, in Inghilterra, lo scorso 29 maggio scorso, Mura ha impiegato 17 giorni, 4 ore, 6 minuti, 19 secondi. Un tempo non sufficiente a battere il record per la classe dei monoscafi da 50 piedi, stabilito da Giovanni Soldini nel 1996 con 15 giorni, 18 ore e 29 minuti. Se pur non sufficiente a stabilire un nuovo primato di percorrenza, la rotta estremamente settentrionale, scelta dal velista sardo per sfruttare sin dai primi giorni le depressioni in arrivo ha pagato. Anche se la percorrenza finale è stata ben superiore alle 2850 miglia nominali che separano la linea di partenza da quella di arrivo. La decisione di spingersi fino oltre il 58esimo parallelo nord, molto più in alto di qualsiasi altro partecipante, tutti rimasti al di sotto dei 56 gradi di latitudine nord, ha pagato, consentendo di sfruttare con un angolo più favorevole le perturbazioni in arrivo. E il distacco sugli altri concorrenti lo conferma, a 20 ore dopo l’arrivo in sulle coste del Rhode Island, l’irlandese Conor Fogerty, il più diretto inseguitore dell’ex randista del Moro di Venezia nella Coppa America del 1992 è ancora a oltre 350 miglia dal traguardo.
La Ostar 2017, come si è detto, è stata flagellata dalle perturbazioni. Quattro fortunali hanno letteralmente falcidiato la flotta dei concorrenti, costringendo al ritiro 13 dei 20 solitari in gara. Particolarmente violenta l’ultima tempesta, definita con cinematografica memoria “perfetta”: venti a oltre 60 nodi e onde alte come palazzi di cinque piani. Molti appassionati hanno potuto osservare i filmati delle condizioni meteo marine che i velisti hanno dovuto affrontare nei giorni scorsi (anche dello stesso Andrea Mura dal Vento di Sardegna: https://youtu.be/BM8kBh9vKoU , condizioni che hanno anche costretto al ritiro Michele Zambelli, l’altro skipper italiano in regata a bordo del suo Class 950 Illumia: dopo l’urto con un oggetto immerso che ha causato la perdita della chiglia, il velista romagnolo ha dovuto abbandonare la sua barca in un salvataggio operato dalla guardia costiera canadese (https://youtu.be/gDGT13uaydw).
Con questa vittoria, Andrea Mura arricchisce ulteriormente il suo curriculum. Per le sole imprese oceaniche (tralasciando quindi tutti i titoli vinti tra le boe dalle Classi olimpiche all’America’s Cup), comincia a essere davvero pesante, al pari dei grandi nomi della vela d’altura Nel 2010 vince la Route du Rhum, transatlantica in solitario di 3.543 miglia con cadenza quadriennale da Saint Malò, in Francia, fino a Guadalupa, nei Caraibi, primo italiano a riuscire nell’impresa. Nel 2012, duplice vittoria e record: nella già citata Twostar (13 giorni e 14 ore il loro tempo di regata); e nella Quebec – St. Malò, dal Canada alla Francia in 11 giorni e 12 ore e nel novembre del 2014 ha chiuso al secondo posto assoluto, e primo dei monoscafi, la Route du Rum 2014 – Destination Guadeloupe in “Rhum Class”.
Un curriculum che per quanto ricco non è comunque un lasciapassare per le navigazioni senza problemi, perché ciò che decidono mare e vento prescinde dalla preparazione di chi affronta gli elementi. Chissà infatti, durante i molti momenti duri di questa Ostar 2017, quante volte Andrea si è pentito di non aver tenuto fede al giuramento espresso nel 2013 di non partecipare più a questa competizione: troppo freddo, troppe perturbazioni contrarie e difficoltà climatiche estreme.
Fondamentale è stato il lavoro eseguito a terra sul suo Open 50’ Vento di Sardegna sottoposto nelle due ultime stagioni invernali a un intenso lavoro di refitting . Tuttavia, fanno sapere dallo staff del velista, è difficilmente prevedibile che si ritrovi sulla linea di partenza di una prossima edizione della transatlantica in solitario.
“Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno seguito tramite giornali, TV e web, ed anche tramite i social, so che sono stati centinaia di migliaia, mi hanno fatto sentire un affetto e una vicinanza incredibili”, afferma sensibilmente colpito Andrea Mura, “anche in mezzo all’oceano non mi sono mai sentito veramente solo. Vorrei ringraziarli uno a uno”
“Ringrazio anche i nostri sponsor tecnici, veri e propri partner, grazie a loro questa barca è arrivata qui praticamente senza danni“, ha aggiunto il velista, che ha specificato: “Vento di Sardegna è un progetto del 1997, partorito dal genio italiano di Umberto Felci. È una barca attempata, ma che abbiamo migliorato nel corso degli anni, ideale per regate impegnative come la Ostar”.
Nei prossimi giorni velista e barca saranno impegnati negli Stati Uniti: oltre alla premiazione per la Ostar il giorno del solstizio d’estate, il 21 giugno prossimo, Andrea e Vento di Sardegna saranno impegnati in un evento a New York di cui saranno svelati i dettagli solo prossimamente.