La deadline è vicinissima. Fra venti giorni, ossia il prossimo 31 dicembre, scade il termine, per tutti i produttori di pitture antivegetative, per presentare all’Agenzia europea delle sostanze chimiche, la Echa, il dossier relativo alla propria produzione per dimostare che tutte le vernici sono a norma secondo gli standard fissati dalla BPR, ossia l‘European Biocide Product Regulation.

Cosa accadrà dopo il 31 dicembre? I produttori che hanno stoccato merce in magazzino, i cantieri, o i singoli diportisti che hanno acquistato antivegetative non registrate secondo i nuovi stardard, dovranno buttare via barattoli e quattrini? Chi non lo farà sarà sanzionato?

AntivegetativaPrima di rispondere a queste domande, vediamo intanto di che si tratta.  Il progetto che ha portato al BPR, è nato sulla spinta dei Paesi nord europei, dove singole normative interne erano già esistenti, per definire una norma valida per tutti gli Stati – Grecia, Portogallo, Spagna e Italia ne erano completamente sprovvisti – con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale e i rischi per l’uomo.

Sotto la lente d’ingrandimento, o meglio dei microscopi, ci sono i biocidi, quelle sostanze in grado di combattere gli organismi che aggrediscono le carene e tutto ciò che è immerso in mare.

Sembrerebbe paradossale,  ma l’uso di sostanze chimiche, e quindi potenzialmente inquinanti, si rende comunque necessario non solo per difendere le carene e non perdere prestazioni, ma anche per combattere una fonte di inquinamento del mare. Una carena sporca, infatti, comporta fino a un 40% di aumento del consumo di carburante, e di conseguenza maggiori emissioni e più inquinamento.

In sostanza, quello che l’Europa ha chiesto ai produttori, è stato di condurre test sui loro prodotti per individuare nuove formule che riducano l’impatto sull’ambiente e il rischio per l’uomo secondo nuovi e più restrittivi standard.

“Abbiamo dovuto rivedere tutte le nostre formulazioni – ci ha spiegato Mauro Legrottaglie – responsabile della ricerca e sviluppo della divisione yachting del gruppo Boero, che abbiamo interpellato per guidarci in questa nuova normativa – eseguendo test delicatissimi in laboratori all’estero, visto che in Italia non esistono strutture attrezzate per questo tipo di analisi”.

Mauro Legrottaglie
Mauro Legrottaglie

A che tipo di test si riferisce?

Numerosi e diversi. A titolo d’esempio, le posso citare il più importante, quello dermico, necessario per capire come i singoli biocidi contenuti nelle antivegetative, penetrino nella pelle dell’uomo e quindi individuare quelli utilizzabili e le loro concentrazioni corrette per la sicurezza di chi utilizza le vernici.  Altri test sono stati necessari per selezionare biocidi ugualmente efficaci per la difesa delle carene, ma che una volta a contatto con l’acqua si degradino molto rapidamente senza inquinare. Il tutto riuscendo a mantenere inalterata l’efficacia delle antivegetative pur rendendole compatibili con i nuovi standard. Una delle difficoltà è che i biocidi approvati dalla Comunità Europea sono ridotti ormai a 10 contro i 25 di diversi anni fa”.

Questa nuova norma divide sostanzialemente le antivegetative a seconda dell’uso che se ne fa e di chi le utilizza. Di che si tratta?

Con l’introduzione del BPR, i biocidi sono stati divisi in due grandi ambiti, quello professionale e quello cosiddetto “do it yourself”, ossia ad uso del diportista privato. La logica è chiara: il professionista lavora in ambienti più protetti e con protezioni individuali che il privato non ha a disposizione. Di conseguenza, alcuni biocidi presenti nelle antivegetative professionali non sono presenti in quelle destinate al settore privato.

Quindi quelle destinate ai professionisti sono più efficaci?

No. Lo sforzo per riformulare i prodotti è stato enorme, anche in termini di investimenti, proprio per riuscire a rientrare negli standard europei, mantenendo parità di efficacia delle nuove antivegetative con quelle precedenti.

La norma entrerà in vigore il 31 dicembre. Quindi cosa accadrà dopo. Chi non si uniformerà sarà sanzionato?

Il 31 dicembre scade il termine per la presentazione dei dossier da parte dei produttori che sarà valutato dall’ Echa di Helsinki, che poi, attraverso una commissione, controllerà nei diversi Paesi il rispetto delle norme. Sono previsti però dei margini. I produttori ed i distributori hanno sei mesi di tempo, ossia fino a giugno, per commercializzare i prodotti che hanno in magazzino e che non sono compatibili con il BPR; i privati invece, che hanno già acquistato il materiale non registrato secondo i criteri BPR, hanno altri sei mesi, quindi tutto il 2018, per poterlo utilizzare. Scaduto questo termine, non ci sono più margini e tutti si devono adeguare.

Sono previste sanzioni per chi dovesse avere in magazzino o utilizzare prodotti non a norma?

Infrangere una norma comunitaria comporta certamente sanzioni. Sappiamo che è già stata istituita a livello europeo una task force, nella quale è presente anche l’autorità italiana,  che controllerà la corretta applicazione delle regole.

 

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