Cannes, Costa Azzurra – Facendo rapidamente due calcoli, da qui si arriva direttamente a Gibilterra, senza soste. Prua a Sud – Ovest, si schivano le Baleari e poi c’è l’Oceano. Il modo di navigare dei Magellano di Azimut, porta a pensare in modo diverso. Piano per arrivare lontano.
Una normale navetta, un trawler, uno scafo dislocante? Non proprio.
Quando si vuole si può darci dentro con le manette, velocità massima 23,7 nodi e planata piena. Un trucco? Un imbroglio? No, il frutto di un’idea che si chiama carena dual mode. Il Magellano 66 è l’ultimo passaggio dell’evoluzione di questo concetto, nato nel 2009 con il Magellano 76. Ma procediamo con calma.
Quella carena è ora stata ottimizzata e sul 66 è leggermente più lunga al galleggiamento, offre più stabilità e ottimizza le prestazioni a velocità più alte. L’evoluzione di una specie tutta nuova che è il frutto di più menti, da Cor D. Rover, l’uomo che ha pensato le linee generali della barca e il suo concept, lo Studio Plana di Pierluigi Ausonio che ha disegnato le linee d’acqua (sui modelli precedenti erano di Bill Dixon) e Federica Bertolini che ha realizzato il design degli interni, il tutto coadiuvato dal team progettuale di Azimut ad Avigliana.
Il risultato è una barca molto originale. Le linee non sono da navetta classiche, ma più moderne e con molta personalità. Ma non sono neanche da puro scafo planante, meno aggressive, possono piacere anche ai velisti e nel complesso piacciono ad un mercato che è affamato di nuove idee: al Salone di Cannes, quindi al suo debutto, di Magellano 66 ne erano già stati venduti nove esemplari.
Non male in momento in cui la nautica, nel mondo, sta cercando lentamente di ripartire.
Il ponte inferiore, la zona notte, ha come punto forte la cabina armatoriale di poppa. Sfrutta molto bene tutti i cinque metri e mezzo di baglio massimo, regala una gran bella vista sul mare dalle due finestrature laterali ed è arredata con una piacevolissima eleganza, non esibita, accogliente.
Ci sono poi un’abbondante cabina ospiti a prua, classico disegno a V e letto a penisola, e altre due cabine per gli ospiti (una con letti affiancati ed una con cuccette sovrapposte).Nel complesso i posti letti sono molti, e comodi (ci sono anche quel per due persone dell’equipaggio con accesso separato a poppa).
Ma, detto tutto questo, come naviga il Magellano 66, questa strana invenzione dalla doppia anima? Naviga bene e, soprattutto, offre la possibilità di farlo sia andando di fretta, che volendo marciare piano: nell’ottica della massima autonomia (ed economicità) si viaggia dislocando, a 9 nodi (e si punta su Gibilterra); oppure si può si può camminare a 14/15 nodi, in quella che è la vera velocità di crociera-economica della barca (che comincia a staccare l’onda a poppa a dieci nodi); ma si può andare un più veloci (a 90% del massimo dei giri) a 19 nodi; o ci si può spingere a tutta manetta, arrivando a sfiorare i 24 nodi.
La forza del Magellano 66 è che in tutte e quattro queste andature ha un comportamento più che buono.
E questo ben poche possono offrirlo (le plananti quando dislocano vanno in sofferenza, le navette pure non possono raggiungere velocità elevate). Il meglio di sé il Magellano 66 lo mette in mostra a circa 12 nodi. La resa dei due Volvo Penta è ottimale, l’acqua trascinata a poppa non è troppa e il comfort a bordo è eccellente: il V drive della trasmissione non si fa sentire troppo, cosa che accade quando si comincia darci dentro coi giri .
Magellano 66
Magellano 66
I consumi sono complessivi, per entrambi i motori – l’autonomia è calcolata con 10% di sicurezza – la rumorosità è stata rilevata nel salone centrale – condizioni della prova: mare appena mosso, 7 persone a bordo, carichi liquidi 65%.
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