Che cos’è davvero una barca? L’opinione dell’esperto

Che cos’è una barca? Tecnicismi, idee e aneddoti, sull’oggetto dei desideri di molti di noi   

Come si fa a pensare alla barca in queste giornate nevose? Si può, almeno se consideriamo che la barca ci rappresenta ed è fortemente radicata in quella parte del cervello che dedichiamo alle nostre passioni.
Conosco diverse definizioni di “barca”, alcune più tecniche a altre più creative, tutte ben diffuse tra i praticanti del diporto. Partiamo dalla nozione British, Oltremanica si dice che possedere una barca corrisponde al restare vestiti sotto la doccia continuando a stracciare banconote da 20 sterline. Nel Bel Paese il parallelo è la barca-moglie, perché per ambedue acquistarla è il meno, è poi che, dovendola mantenere nel corso degli anni, ci costa un sacco di soldi…

Non vorrei improvvisarmi psicologo ma, a mia opinione, credo che la “barca” possa rappresentare per molti adulti la rivalsa per ciò che da piccoli non hanno mai avuto. Per come viene tenuta stretta stretta all’ormeggio o se pensiamo alle gite del weekend “per un pick-nick marino”, la barca sostituisce quella casetta, mai costruita sull’albero di fronte, o la capanna di frasche dell’infanzia che crollava al primo alito di vento.

Non a caso i progettisti e i cantieri approfittano di queste debolezze umane e inventano, dentro il guscio navigante, tutto ciò che l’aspirante armatore può desiderare nell’ambiente domestico.

In barca cosa serve?

La domanda sorge spontanea, perché l’acqua calda e la doccia interna al bagno le si pensa indispensabili anche per chi va in barca solo in luglio e in agosto? Di fatto l’armatore quando molla gli ormeggi dal suo posto barca, cerca di approdare in un’altra marina, che a sua volta dovrà essere ultra chic con bagni, docce, piscine e tutti i comfort compresi nel lauto prezzo per la sosta in transito. Gli ormeggi in baia, poi, sono riservati ai naviganti più avventurosi, cioè a quelli che usano il sapone fatto apposta per l’acqua di mare e scaricano i loro bisogni direttamente in mare (speriamo più al largo possibile) senza mai entrare nel locale a ciò adibito.

Restano esclusi da questa mia rude descrizione i superyachts, con la Jacuzzi e con lo spazio per il ping pong, che hanno i serbatoi per le acque bianche, grigie, nere eccetera, mentre ripenso soprattutto ai settemetriemezzo o ai novenovantanove nei quali ogni spazio viene attentamente calcolato dai progettisti.

Infatti, se ci fate caso, nelle fasce superiori, cioè quando dai più semplici natanti anonimi si passa alle imbarcazioni immatricolate, i designer, anche quelli famosi, inseriscono ammennicoli che nella vita quotidiana e pratica di bordo si rivelano completamente assurdi.

La creazione architettonica più banale a bordo, la si trova nella cabina armatoriale dagli undici metri in su, sia essa a prua oppure a poppa: si tratta delle due “panchette” imbottite a murata! Le hanno quasi tutte e francamente non capisco a cosa servano; per togliersi le scarpe? per fare la fila per andare in bagno? per quando si litiga e non si vuole che gli altri lo sappiano?

Cosa è utile e cosa è futile

Un altro armadietto al posto delle panchette imbottite, verrebbe molto più comodo! Magari piccolo e basso.

Un’altra cantonata degli arredatori che disegnano le piccole e anche le medie barche la trovate nel locale definito “bagno”. A volte noto che lo specchio o gli specchi sono montati sulle ante scorrevoli degli armadietti che si trovano immediatamente sopra il lavabo.

Oltre alla non sempre facile pretesa di stare in questo angusto locale perfettamente in piedi, finirete per radervi la faccia con una più comoda visuale della peluria che invece circonda il vostro ombelico, altrimenti sarete costretti a inginocchiarvi.

Non parliamo poi delle stoffe e delle tendine che astutamente debbono catturare “Chi” in definitiva deciderà l’acquisto, prescindendo dalla potenza dei motori in un caso o dall’armamento velico in un altro; cioè di quella Lei, che s’infila subito sotto coperta e non si limita a ispezionare, ma in realtà compie un vera e propria perquisizione: apre tutti i cassetti, gli armadietti e solleva anche i cuscini.

L’aneddoto per capire cos’è una barca

C’era una distintissima coppia, da cui traspariva sia una discreta agiatezza sia un’ottima propensione all’acquisto, anzi lui pareva deciso e voleva comprare quella barca. Ci trovavamo a bordo di un 16 metri del valore di circa mezzo milione di euro e il venditore era eccitato per quell’affare che si preannunciava inaspettato già al terzo giorno di fiera. Loro, gli aspiranti armatori, se ne stavano seduti nella dinette, mentre altri visitatori continuavano si accalcavano nello yacht. A nessuno però era sfuggita l’intemperanza di lei che, leggermente alterata, continuava a ripetere stizzita sempre la stessa identica frase: «neanche morta vorrei nella barca i divani con quella pelle».

Così, nonostante le evidenti premure del venditore, sempre più in affanno, dopo l’ultima sentenza sulla scelta della pelle, la signora è sbarcata trascinando lui, avvilito e rassegnato, e dubito che abbiano fatto quello e qualsiasi altro acquisto, poiché sicuramente tutto sarà sfociato in un litigio alla “Kramer contro Kramer”.

L’effetto finale

Ma allora mi domando: chi è che sceglie la barca, Lui o Lei?
Prima bisogna chiedersi: ma che cos’è una “barca”?
Azzardo una definizione: la barca è un meraviglioso giocattolo per chi ce l’ha e resta un bellissimo sogno per chi non ce l’ha.

Buon vento!

Gennaro Coretti

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