Il titolo di un pezzo serve spesso ad attirare l’attenzione. E’ nella sua natura contenere un minimo di forzatura pur non essendo fuorviante. Nel caso della prova in mare del Benetti Fast 125, la forzatura è davvero minima. La reattività di questo yacht l’abbiamo testata direttamente in mare, quando le 197 tonnellate, spinte alla velocità massina di 22 nodi, sono sembrate sparire appena toccato il timone in un accosto a sinistra. La reazione dello scafo è stata immediata, con un raggio di evoluzione che in poco tempo ci ha permesso di intercettare le piccole onde sollevate dallla scia che il Benetti lasciava lungo la sua rotta.
La maneggevolezza non è proprio la caratteristica principale che si va a cercare in una nave da diporto di 38 metri con un baglio di oltre 8 metri. Ma forse proprio per questo sorprende molto piacevolmente quando si manifesta in modo così naturale durante una navigazione di prova come quella che abbiamo svolto lungo il litorale di Viareggio.
Quello che abbiamo provato in mare è il terzo esemplare della gamma Fast di Benetti. Sarà consegnato al suo propietario, uno statunitense, fra circa un mese. Ma proprio in queste ore, nello stabilimento di Viareggio, è in laminazione lo scafo numero 7 del Fast 125. Tre mesi per la laminazione dello scafo e circa 18 per l’allestimento. Sono questi i tempi di realizzazione che Andrea Moschese, project manager di Benetti, ci ha indicato motivando una capacità produttiva di due esemplari all’anno per questo modello.
Il Benetti Fast 125
Questo terzo esemplare accoglie alcuni elementi di grande interesse che lo caratterizzano. Il primo riguarda i ponti superiori, o meglio i materiali con cui sono stati costruiti. Le due sovrastrutture sono infatti state realizzate in carbonio e resina epossidica, scelta che ha permesso una riduzione del 40% del loro peso. A titolo d’esempio, la seconda sovrastruttura, quella più alta, pesa solamente 4 mila chili. Tanto leggera che, al momento della congiunzione con il resto dello scafo, la movimentazione in presenza di vento ha creato non poche difficoltà vista proprio la sua leggerezza. E proprio nella congiunzione di scafo e coperta, si identifica un altro motivo di interesse. Le sovrastrutture sono infatti unite allo scafo e fra loro, solo con con l’uso di colle e senza nessuna vite, coerentemente con l’obiettivo di alleggerire la struttura nelle parti più alte.
Altro fattore chiave è la carena. Anche Skyler, così come le altre unità della gamma Fast 125, ha una carena D2P, ossia Displacement to Planing dotata di wave piercer, ossia quel bulbo di prua che ha la caratteristica di avere un’alta efficenza idrodinamica. Il risultato è di avere una buona combinazione fra i vantaggi di uno scafo dislocante alle basse velocità, con quelli di uno planante alle alte velocità, con consumi relativamente contenuti.
Infine veniamo a quella che probbabilmente è la chiave di maggiore interesse proposta da questo yacht, ossia il sistema di propulsione, l’ Azipull Carbon 65. Progettato da sviluppato da Rolls-Royce specificatamente per la gamma 125 Fast, è un sistema di ultima generazione destinato a imbarcazioni di grandi dimensioni, fra i 100 e i 150 piedi, che comporta importanti vantaggi. Il primo è la leggerezza – i propulsori pesano circa 1150 chili nella parte imbarcata e 1650, incluse le eliche, nella parte immersa – conquistata attraverso un largo uso di materiali compositi; il secondo risiede nelle dimensioni ridotte, che nel caso di Skyler ha permesso di ottenere maggiori volumi per il garage di poppa e infine l’eccezionale efficacia in manovra, potendo ruotare a 360 gradi sul loro asse.
Esterni
Nessuna modifica è stata apportata, per questo terzo esemplare di Benetti Fast 125, alle linee esterne. Skyler ha una fisionomia sportiva, ben definita dagli slanci di prua e che il designer Stefano Righini ha voluto sottolineare facendo ricorso a lunghe finestrature orizzontali.
Salendo a bordo, già la plancia di poppa viene vissuta come un ambiente a sè grazie alla presenza di una zona bar aperta direttamente sul mare. L’idea di collocare l’apertura del garage lateralmente, permette di lasciare tutta la zona di poppa libera per gli ospiti, creando un primo ponte totalmente vivibile.
L’incontro con il lower deck mette in chiaro l’aspetto concettuale che sottende la divisione degli spazi esterni. L’intento, perfettamente colto, è stato quello di dividere almeno quattro aree ben distinte, realizzando una sorta di percorso attraverso ambienti così profondamente distinguibili da suggerire stili di vita a bordo diversi.
Salite così le scale laterali, ci si trova su un primo ponte esterno da cui ci accede al salone. Questo spazio è arredato con un grande divano contrappposto a un basso tavolino e due poltrone. Da qui si sale all’upper deck dove lo stesso armatore ha chiesto di realizzare un grande tavolo in teak intagliato a mano con inserti in vetro e acciaio.
Il soprastante sun deck è attrezzato con zona bar, divani e un’ampia e lussosa dinette. Tutti ambienti diversi, la cui ampiezza, organizzazione degli spazi e arredi, creano all’interno di ogni singola area caratterizzazioni diverse, seppure coerenti fra loro, che inducono l’ospite verso diverse esperienze di vita a bordo.
Sul grande spazio a prua, a livello della plancia di comando, un ennesimo ambiente arredato di contorono alla piscina.
Interni
Una forte sinergia fra lo staff di designer interno al cantiere e Redman Whiteley Dixon, ha generato l’idea degli interni per quanto riguarda l’architettura, materiali utilizzati – legno thai, ebano e tanganica frisè per i legni, più una varietà di pelli e inserti in nichel lucido – e le soluzioni tecnologiche, come ad esempio l’attenzione posta a evitare il contatto fra gli arredi e il carbonio delle sovrastrutture per evitare vibrazioni e l’utilizzo di isolanti speciali. Se questo ha rappresentato il cuore e la filosofia di fondo, non sono mancati suggerimenti e richieste dell’armatore che ha così lasciato una traccia della visione tutta statunitense in alcuni particolari di arredo.
Le 3 cabine doppie e una con letti gemelli, destinate agli ospiti, si trovano tutte nel lower deck e godono tutte della vista verso l’esterno del mare. Ognuna è dotata di bagno interno privato e tutte sono rifinite con largo uso di materiali pregiati, come il legno di tanganica e l’ebano, e con colori diversi che le caratterizza in modo diverso.
La cabina dell’armatore si trova sul ponte principale del Benetti Fast 125, verso la zona prodiera. Si tratta di una vera e propria suite armatoriale a tutto baglio di rara eleganza. La stanza arredata di poltrone, cabine armadi, scrittoi, è servita da due bagni, uno con doccia e l’altro con vasca da bagno, entrambi decorati in onice. Infine, emtrambe le finestre laterali, attraverso un meccanismo comandabile da remoto, si aprono sull’esterno trasformandosi in due balconi affacciati sul mare.
Tre le cabine destinate all’equipaggio collocate a prua in ambienti separati. Salendo sui ponti superiori, troviamo il salone principale che, grazie alle finestre a tutta altezza, cattura una incredibile quantità di luce naturale. Giocano a favore di questa luminosità e ariosità, i colori chiari dei materiali e la leggerezza del design. Domina al centro dell’ambiente, il grande tavolo da pranzo per 10 persone adiacente al quale si trova la cucina. Non poteva mancare l’area benessere e palestra realizzata a ridosso dell’ingresso della plancia di comando.
Prova in mare
L’aria che si respira in banchina a Viareggio è quella tipica frizzantina delle occasioni importanti e, insieme, divertenti. Lo Skyler dovrà imbarcare, fra ospiti e equipaggio, 34 persone, in gran parte giornalisti provenienti da tutta Europa. Saliti a bordo, la prova in mare inizia ancora prima di staccare le cime dalla banchina, attraverso una visita guidata da Andrea Moschese. Capire quale pensiero ci sia dietro un progetto del genere, quale sforzo tecnologico e creativo abbia animato per quasi due anni tutto lo staff che ha realizzato Skyler, permette di dare una cornice a un dipinto la cui bellezza rishierebbe di rimanere astratta. Qui ci sono i pensieri, gli occhi e le mani che creano quella capacità della nautica italiana di fare scuola, di coniugare fantasie e, lo dicevamo, cratività, con il rigore progettuale.
Quando il comandante porta il Benetti Fast 125, con il solo uso del joy stick, fuori dagli stretti canali che dobbiamo percorrere prima di lasciarci alle spalle l’imboccatura del porto di Viareggio, a fatica ci accorgiamo di essere in movimento: assenza totale di vibrazioni, silenzio, fluidità.
Una volta in mare, i due MTU (12V 2000 M94) 2.636 hp diesel, dispiegano la loro quieta potenza. Siamo in plancia, dove appena riusciamo ad apprezzare il senso della velocità complice un silenzio quasi totale. A 1600 giri siamo già a 14 nodi. La progressione in acqua e lineare, senza strappi, come è ovvio viste le dimensioni del Benetti Fast 125. Ci portiamo a 2000 giri, regime di crociera, stabilizzandoci sui 16.3 nodi. La carena fa il suo lavoro restituendoci una sensazione di totale stabilità all’incremento dei giri fino alla velocità massima che a 2450 giri si stabilizza a 21.8 nodi.
Ma è quando il comandante da barra per un accosto a sinistra, che l’agilità del Benetti Fast 125 sorprende tutti. La reattività è incredibile anche se motivata dal sistema di propulsione. A differenza di una linea d’asse, la rapidità di risposta degli I pod è incredibilmente più alta. Ma non è solo il sistema Azipull Carbon 65 a motivare questo accosto così repentino eppure morbido, con un raggio di circa tre lunghezze. Una parte fondamentale la gioca il disegno della carena, così capace di assecondare la spinta dei due propulsori.
Il serbatoio di carburante del Benetti Fast 125 contiene 30 mila litri. Il conto del pieno mette i brividi, ma l’autonomia garantita a 12 nodi è di circa 1500 miglia. Il piacere di navigare per giorni su una nave da diporto agile come un open è garantito per giorni.
Condizioni della prova. La prova è stata condotta lungo il litorale di Viareggio, in assenza di vento, mare calmo. Acqua e carburante a mezzo carico, 34 persone a bordo.
Scheda tecnica del Benetti Fast 125
Lunghezza f.t./ Length overall | 38.1m / 125’ |
Larghezza max / Beam max | 8.45m / 27’ 9″ |
Immersione massima / Draft max | 2.08m / 6’ 9″ |
Dislocamento a pieno carico / Full Load Displacement | 197 tons |
Capacità casse combustibile / Fuel tank capacity | 25.000 l |
Capacità cassa acqua / Fresh water capacity | 4.000 l |
Cabine armature e ospiti / Owner & Guests cabins | 10 persons in 5 cabins |
Cabine equipaggio / Crew cabins | 7 persons in 4 cabins |
Motori principali / Main engines | 2 X MTU 12V 2000 M94 2,636hp diesel engines |
Propulsion system | 2 x Rolls Royce Azipull 65C |
Generatori / Generators | 2 x Kohler 80kW |
Elica di prua / Bow thruster | CMC Marine electric thrusters |
Stabilizzatori/ Stabilizers | CMC Marine electric fin stabilizers |
Velocità massima / Max speed | 22 nodi / knots |
Autonomia a 12 nodi / Range @ 12 kn | 1.750 nm |
Classifica/Classification | RINA |
Costruttore / Builder | Benetti |
Architettura Navale/Naval Architecture | Benetti Technical Department |
Concept + Designer esterni / Exterior designer | Stefano Righini |
Designer interni / Interior designer | Redman Whiteley Dixon |
Dati della prova
2 MTU (12V 2000 M94) 2.636 hp diesel
Giri/min | Velocità in nodi | Consumi l/h |
1400 | 12.5 | 128 |
1600 | 13.8 | 280 |
1800 | 14.9 | 400 |
2000 | 16.3 | 585 |
2200 | 18.3 | 740 |
2.450 | 21.8 | 970 |