L’argomento infatti è scabroso: la bonaccia.
Per lo stesso motivo, non riporteremo qui i numerosi e coloriti sinonimi di questa parola, ma ci limiteremo alla descrizione dei comportamenti più comuni in assenza di brezza.
Cosa fanno dunque i velisti quando cala completamente il vento?
Vediamo alcuni casi.
Se
Esaurito tutto il repertorio dei giochini da bonaccia, cominciano a ululare “andiamo a caaaaasaaa” e girano la prua verso terra, in modo da essere i primi a rientrare in caso di annullamento.
Se la regata è su cabinati, i rispettabili velisti adulti si fiondano sulla radio e cominciano a trasmettere versacci, battute, musichette, registrazioni audio da Apocalypse Now o Full Metal Jacket. Oppure se la prendono con la giuria.
Alla radio, il mio scambio preferito l’ho sentito in attesa di una regata a Venezia:
“Comitato comitato comitato da Spritz, ci ritiriamo” “Comitato comitato comitato da Negroni, ci ritiriamo” “Ostrega, no ghe xe più gnente da bevar” “Spinello c’è. Spinello c’è. Spinello c’è”.
(Avevamo detto niente alcol né droghe leggere. Infatti questi sono nomi di barche)
Chi fino a quel momento era stato primo spera che la regata venga annullata. Chi era ultimo spera di recuperare e comincia ad accanirsi sulle vele realizzando composizioni creative nuove e sorprendenti.
Dopo qualche ora, nel silenzio dovuto all’assenza di vento, risuonano sull’acqua i peggiori improperi che abbiate mai ascoltato.
Il boato che si leva unisono al segnale di annullamento è un emblema di italianità secondo solo agli applausi all’atterraggio dei voli low cost.
Nel primo caso, normalmente vi accorgerete di aver dimenticato di fare carburante. Nel secondo, ci sarà l’acqua sporca.
Potrete allora darvi alla lettura, alla musica, alla cucina o ad alcune delle attività che abbiamo elencato in premessa.
Ma noi speriamo che siate molto, molto più romantici.
Durante i lunghi trasferimenti, il carburante va risparmiato il più possibile per usarlo in caso di avaria.
Consultando le previsioni meteo e pianificando la rotta si fa in modo di evitare le zone bianche dove non è previsto il vento.
Talvolta però qualche giorno in bonaccia è inevitabile. L’ingresso in area di calma piatta allora è spesso salutato come un momento di pausa ristoratrice. Si possono aprire osteriggi e boccaporti per arieggiare e asciugare la barca.
Con vento e mare, soprattutto nei climi caldi, non è che sottocoperta si stia proprio freschissimi. E nei climi freddi si sta freddi e bagnati.
Si può togliere le cerate, recuperare un po’ di sonno, prendersi qualche distrazione e soprattutto dedicarsi ai lavori di manutenzione.
Ci si mette finalmente al sole se faceva freddo, o all’ombra tutti in fila sotto al boma per sfuggire al caldo.
Fare il bagno in mare aperto è sconsigliato perché qualsiasi incidente può diventare un problema (non pensate subito agli squali, basta una semplice medusa).
La visibilità è migliore e perciò gli avvistamenti più facili: si possono vedere tartarughe a filo d’acqua, o dorsi di cetacei.
La notte di bonaccia, se il cielo è terso e non c’è luna, diventa una conferenza al Planetario: tutte le stelle del mondo stanno sopra la tua testa e ogni tanto cadono per esaudire i tuoi desideri.
A me è capitata una fortuna rara: quella di trovarmi a ciondolare in mezzo al mare durante l’eclissi totale di luna.
Ce la siamo goduta tutta, quell’ora che arrivava a darle rotondità e spessore di alabastro. E anche l’incredibile cielo stellato durante la sua breve, diafana assenza.
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Bello ! Brava! hai colto in pieno i lunghi attimi sfuggenti della BONACCIA !