Le tracce della caccia alla balene negli Stati Uniti

Tra le conseguenze dello scioglimento delle calotte polari ce n’è qualcuna meno spiacevole delle altre. Questa, ad esempio: gli archeologi della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) hanno ritrovato i resti di 33 baleniere rimaste intrappolate nel ghiaccio vicino alla costa artica dell’Alaska negli ultimi anni del 1800. Erano già diversi gli indizi che indicavano la presenza dei relitti nella zona, attrezzature di bordo e pezzi di fasciame portati a riva dalle correnti, ma con meno ghiaccio in giro le ricerche si sono fatte più precise e le navi sono state individuate sul fondale basso di un banco di sabbia. Utilizzando tecnologie e strumentazioni ad alta precisione i ricercatori della NOAA hanno interecettato la “traccia magnetica” dei relitti.

Carta della zona di ricerca (NOAA)

Le navi ritrovate facevano parte di una spedizione che nel settembre del 1871 rimase intrappolata dal ghiaccio: oltre 1.200 membri dell’equipaggio erano a bordo, e per salvarli le poche baleniere che navigavano nelle vicinanze dovettero abbandonare i propri preziosi carichi di olio, ossa e carne di balena. Tutti salvi, alla fine: riportati a Honolulu e poi nelle altre città americane della costa orientale, dove quella baleniera era una delle industrie prevalenti dell’epoca.

Poco dopo la perdita delle navi, la caccia alle balene negli Stati Uniti praticamente terminò: molte delle navi erano state affondate negli scontri tra l’Unione e la Confederazione durante la Guerra Civile americana, e la scoperta del petrolio fece sostituire presto l’olio di balena con il cherosene per l’illuminazione. Non si può non gioire della fine dello sterminio di animali pacifici e maestosi come le balene, ma la storia della caccia resta affascinante, non fosse perchè ha ispirato alcune delle più belle pagine mai scritte sul mare, quelle di Herman Melville in Moby Dick.

Come tutti sanno dopo l’uscita del film Hearth of the Sea, la tragica storia della baleniera Essex è la più famosa dell’epoca d’oro della caccia alla balena in America, e il racconto di uno degli ufficiali sopravvissuti ha dato a Melville lo spunto per l’ambientazione della sua storia: tra ingordigia, cannibalismo e sensi di colpa, la storia della Essex aveva dimostrato che per scrivere un libro sul male, il mare poteva essere un’ottima ambientazione. L’altro episodio di caccia alle balene che ispirò Melville fu l’uccisione di un capodoglio albino nel sud del Pacifico, in acque cilene. Mocha Dick, questo era il nome della balena, era nota ai balenieri per essere astuta e molto forte. Quando venne uccisa, intorno al 1830, sul suo corpo furono ritrovati numerosi arpioni, memorie dei combattimenti a cui era sopravvissuta.

Sara Teghini

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