Lo stop al Cannes Yachting Festival si tinge di giallo: la ricostruzione della vicenda
I protagonisti di questa vicenda piuttosto intricata sono la Reed Expositions (la società che da diversi anni gestisce il salone provenzale), il sindaco di Cannes, il prefetto della Alpi Marittime e la FIN (Fédération des Industries Nautiques). Una diatriba che sta tenendo banco in Costa Azzurra con strascichi mediatici non indifferenti.
Ma andiamo con ordine. Il primo campanello d’allarme suona il 13 agosto, quando il Governo francese emana un decreto che, a causa dell’aumento dei contagi in tutto il Paese, vieta lo svolgimento di qualsiasi manifestazione con un afflusso giornaliero di persone superiore alle 5.000 unità, salvo deroga concessa dal prefetto competente, che da prassi ha l’ultima voce in capitolo.
Il 17 agosto il prefetto comunica ufficialmente quella che Reed Expositions definisce un “voltafaccia, uno shock fatale per il salone”. Tuttavia, secondo fonti provenienti dalla Provenza, il prefetto avrebbe riferito di non aver vietato la realizzazione della kermesse ma di aver soltanto negato la deroga relativa all’eccezione sopra i 5.000 visitatori al giorno. Dal punto di vista sostanziale i due concetti sono apparentemente identici, ma dal punto di vista formale respingere la deroga significherebbe in un certo senso rispedire la palla al mittente, come se la decisione finale non fosse affidata al prefetto. Un sottile dettaglio che rimetterebbe in discussione la paternità e la responsabilità del vaglio definitivo, ma che in termini pratici non cambia nulla: il salone non si sarebbe comunque tenuto per via dell’incremento esponenziale del Coronavirus in Francia.
“Sulla base delle cifre rivalutate per il 2020, Reed Expositions ha proposto alla prefettura, all’Agenzia Sanitaria Regionale e alla città di Cannes di suddividere il salone in tre zone separate in modo ermetico per poter assorbire l’affluenza al Vieux Port, rispettando al contempo il limite di 5.000 per sito: due zone al Vieux Port, dove risiede il vero problema, e il Port Canto come terza zona – spiega in un comunicato la Reed Expositions – Ciò poteva permettere di accogliere fino a 8.000 persone alla volta nel Vieux Port a un dato istante“.
“Con questo dispositivo eravamo molto al di sotto dei 5.000 per zona fissati dalla legge in ciascuno dei siti – continua la nota – Parlare di una richiesta da parte di Reed per 15.000 persone presenti simultaneamente è quindi fuorviante. La cifra di 90.000 per i 6 giorni indicata dalla FIN lo è ancora di più”.
La Reed Expositions, dunque, punta il dito sulla Federazione delle Industrie Nautiche rea, secondo lo staff organizzatore, di aver diffuso numeri errati in merito all’affluenza totale che, stando alla Federazione, avrebbe cozzato con i protocolli sanitari.
“Nel suo comunicato stampa la FIN commette quattro errori grossolani – sottolinea la Reed – Confonde ‘persone’ ai sensi della legge e ’visitatori’; sottovaluta fortemente il numero di professionisti che lavorano in loco; misconosce la ripartizione tra Vieux Port et Port Canto; ignora le variazioni dei flussi a seconda dei giorni e nel corso della giornata. Queste approssimazioni ed errori di giudizio sono tanto più sorprendenti quando si considera che la FIN conosce molto bene lo Yachting Festival”.
E se la Reed si scontra con la FIN sul piano comunicativo, il sindaco della città di Cannes si schiera dalla parte della Reed e accusa il prefetto delle Alpi Marittime sul piano decisionale, evidenziando come altre manifestazioni che hanno sede in altre località del Dipartimento riceverebbero, a sua detta, un trattamento diverso.
Non solo: il primo cittadino di Cannes avrebbe commentato la scelta del prefetto ritenendola, senza troppi giri di parole, “incoerente e inappropriata”. Insomma, le polemiche non si placano e il giallo resta: chi ha davvero detto no al Cannes Yachting Festival?
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