Quando nel 1967 il Centro Velico Caprera mosse i suoi primi passi, forse nessuno poteva immaginare che cosa sarebbe diventata questa scuola di vela e cosa avrebbe significato per la storia e lo sviluppo della vela in Italia.
Oggi, sono i numeri che ne parlano in modo chiaro. Nel cinquantesimo anniversario della sua fondazione, le cifre sono impressionanti. Cento imbarcazioni, 2000 istruttori volontari e 120.000 allievi che se ne vanno in giro da 50 anni a diffondere come un virus benefico la passione per il mare e la vela.
Sono questi i numeri che racchiudono i primi 50 anni del CVC – Centro Velico Caprera. Certo, quando la scuola fu fondata, i compagni di viaggio che il CVC si era scelti erano li a testimoniare che le intenzioni erano piuttosto serie.
In quella strana stagione che si affacciava sul periodo della contestazione giovanile, la sezione milanese della Lega Navale Italiana e il Touring Club Italiano, ebbero l’iniziativa di fondare il centro. Con un patrocinio importante, quello della Marina Militare che concesse in uso l’insediamento della base militare di Caprera nello straordinario dell’Arcipelago de La Maddalena.
Ben presto la scuola divenne il simbolo della formazione in campo velico, con la nomea di essere dura e “militare”. In realtà, quello che si è sempre insegnato in quell’angolo di Sardegna, è stato il rispetto delle regole e dei valori che sono alla base della sicurezza in mare e della solidarietà fra le persone che lo navigano.
Certo, negli anni qualche sfumatura considerata eccessivamente di impronta militare si è smussata, ma i valori fondanti e la qualità della formazione sono rimasti gli stessi.
Ora, per il CVC, membro dell’Issa (International Sailing Schools Association), girata la boa dei primi 50 anni, inizia la lunga rotta per toccare i 100. Oggi, 22 marzo, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, durante un incontro con i tanti amici che hanno legato la loro passione per il mare a Caprera, è stato confermato per il futuro il solco profondo lasciato sul terreno della formazione, caratterizzato da passione per il mare, esperienza nella metodologia didattica, capacità tecnica del corpo istruttori.
In più, il CVC ha voluto mettere sul prossimo orizzonte un impegno ancora più forte sul fronte della difesa ambientale e soprattutto quello “di rendere nel tempo accessibile l’esperienza CVC anche a chi oggi non può accedervi, e di operare affinché la straordinaria forza terapeutica del suo mare e del suo vento diventino patrimonio di una collettività sempre più vasta”.
Si tratta di dare ancora più forza agli impegni già presi dalla scuola di vela per accogliere gruppi di allievi affetti da patologie oncologiche o da malattie che comportano una ridotta mobilità.
Per la prossima tappa del 2067, il Centro velico di Caprera si è impegnato oggi a difendere la sua storia soprattutto trasferendola nel futuro, forte della passione di migliaia di donne e uomini che ” si riconoscono nell’integrità dei valori del CVC, ma anche nella semplice, ed allo stesso tempo straordinaria, esperienza dell’essere equipaggio a terra prima ancora che per mare”.
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