Pesce dal corpo tozzo e possente, la cernia bruna si distingue per una sagoma ovale che non le conferisce una particolare idrodinamicità: basta osservarla per capire che non ha il fisico da velocista dei mari e che non sono gli inseguimenti della preda il suo forte. Infatti, la tecnica di predazione delle cernia è ben diversa da quella di molti altri predatori e questo ci suggerisce alcuni accorgimenti e determinati approcci di pesca.
Le enormi fauci, caratterizzate da grosse labbra, ci indicano che nella scelta della taglia delle sue prede non va certo per il sottile e che può ingoiare pesci e molluschi di tutto rispetto. La mascella inferiore è leggermente sporgente rispetto alla superiore, ma nulla a che vedere con altre cernie mediterranee, come per esempio il dotto, che si distinguono per una mascella inferiore molto più prominente rispetto alla superiore.
La cernia bruna si caratterizza per un grandissimo numero di denti piuttosto lunghi e acuminati, che occupano sia nella mascella superiore che in quella inferiore i primi centimetri del palato e quindi della bocca. Questo è la ragione per la quale, se una cernia non viene allamata in profondità nell’apparato boccale, o all’angolo della bocca, non è facile per un amo fare presa sulla fitta dentatura del pesce e non di rado, quando questo avviene, durante il combattimento può accadere di perdere il pesce, slamandolo. Perché ciò avviene? La presa della punta dell’amo tra i denti non ha tenuta. Da qui si evince in maniera piuttosto ovvia che è di particolare importanza, qualora siano le cernie il nostro pesce target, impiegare ami di dimensioni molto generose e dalla curva particolarmente ampia che, con buona possibilità, riusciranno ad allamare il pesce nelle zone più profonde e morbide della bocca, garantendoci una ferrata sicura.
Quest’ultimo aspetto ci complica non poco le cose, infatti, impiegando un ecoscandaglio, riuscire ad evidenziare i nostri pesci target molto vicini al fondo è senza dubbio la cosa più difficile da fare.
Fortunatamente per noi, però, già da qualche anno possiamo trovare sul mercato dei nuovi strumenti che impiegano la nuova tecnologia CHIRP.
Rispetto ai tradizionali strumenti che usavamo in passato, che utilizzavano una singola frequenza alla volta, in genere 200 kHz o 50 kHz, gli strumenti con tecnologia CHIRP (acronimo di Copressed High Intensity Radar Pulse, ovvero impulsi radar compressi ad alta intensità) riescono ad eseguire contemporaneamente scansioni a differenti frequenze (sia alte che basse), tali segnali, arrivati al trasduttore e poi al nostro elaboratore, vengono analizzati e il risultato finale è una lettura del fondo e un’identificazione dei bersagli (come i pesci che cerchiamo, le cernie per esempio) inequivocabile e senza precedenti. Sarà importantissimo utilizzare anche la funzione Zoom della nostra macchina, in modo che riusciremo ad avere un’alta definizione e massimo dettaglio dei primi metri d’acqua vicino al fondo, ovvero quelli che più ci interessano cercando questi stupendi pesci.
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