Una riforma del Codice della navigazione che si adegui alle innovazioni tecnologiche avvenute nel settore della nautica e che risolva i contrasti tra il potere legislativo centrale e le esigenze di una maggiore autonomia locale. Sono i temi su cui si è dibattuto al convegno “1942-2022. Gli ottant’anni del Codice della navigazione: passato, presente e futuro”, organizzato dal Comando generale delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera alla Facoltà di giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma lo scorso 21 aprile, data esatta di entrata in vigore del Codice della navigazione ottanta anni fa. Da allora il corposo e preciso testo di legge ha continuato a disciplinare ogni aspetto del diritto marittimo, ma oggi ha necessità di essere aggiornato per non diventare vetusto: «Proprio come avvenuto qualche anno fa con il diritto aeronautico, anche le leggi sulla regolamentazione nautica hanno infatti bisogno di alcuni adeguamenti che disciplinino, per esempio, i piloti automatici e altri fattori tecnologici che nel 1942 non potevano essere nemmeno immaginati», ha evidenziato Alessandro Zampone, professore ordinario di diritto della navigazione all’Università La Sapienza di Roma, nel suo intervento introduttivo al convegno, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del ministro alle infrastrutture Enrico Giovannini.
Per stimolare il dibattito e confronto sul riordino del Codice della navigazione, la Guardia costiera ha organizzato una serie di convegni che si terranno nel corso dell’anno: il prossimo, il 9 giugno a Cagliari, sarà dedicato all’“Ordinamento amministrativo della navigazione marittima”, per poi proseguire il 16 settembre a Trieste sui “Contratti di utilizzazione della nave e dell’aeromobile” e concludere il 18 novembre a Roma con un momento di sintesi e di proposizione dei risultati che le varie giornate di studio avranno prodotto. «Non giornate celebrative di quello che resta un testo legislativo fondante – ha precisato Zampone – bensì momenti di riflessione che proiettino il Codice della navigazione verso il futuro, dando risposte più immediate alle nuove sfide che la tecnologia di pone. Per questo, la riforma è una necessità non più differibile». A confermarlo è stato anche Nicola Carlone, comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto – Guardia Costiera: «Nella riforma sarà fondamentale tenere conto del progresso tecnologico che sta migliorando il trasporto marittimo e la velocità dei traffici, e che spesso cozza contro norme inadeguate e non omogenee».
A entrare nel merito dei contenuti di una possibile riforma ci sono poi state alcune autorevoli relazioni tecniche che si sono interrogate su temi quali l’attuale dimensione globale delle esigenze trasportistiche e logistiche del cluster marittimo, le necessarie implicazioni di sicurezza, ambientali e di sostenibilità della navigazione e del trasporto marittimo commerciale, la necessità di competitività del settore quale fattore essenziale di ripresa del nostro paese, fino alle sfide poste dalle nuove tecnologie presenti in navi, barche e yacht. Tutti temi che pongono alle istituzioni di riferimento della “funzione marittima italiana”, agli studiosi del settore e agli stakeholders la necessità di confrontarsi su quanto ha rappresentato il codice in questi 80 anni e su come esso possa continuare a rappresentare, con le opportune e mirate modifiche e integrazioni, quel compendio di norme unitario, organico, dinamico ed efficace anche per gli anni a venire.
Secondo Leopoldo Tullio, professore emerito di diritto della navigazione alla Sapienza, «la struttura essenziale e olistica del codice è ancora valida, a dimostrare l’elevatissima qualità dell’opera scritta 80 anni fa; tuttavia occorre aggiornare il testo recependo le varie convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, reintroducendo una disciplina generale dei porti come in passato, e soprattutto evitando di infarcire gli articoli di legge con termini anglosassoni e mantenendo la natura breve, chiara e concisa del provvedimento». Inoltre, ha aggiunto il docente di diritto della navigazione all’Università di Bologna Stefano Zunarelli, «con le nuove imbarcazioni a guida automatica stanno emergendo alcuni problemi giuridici da disciplinare: per esempio, in assenza del comandante o del conducente della nave, dobbiamo individuare la personalità giuridica del robot, come si sta già cercando di fare al Parlamento europeo».
Da parte dell’attuale governo, ha detto in conclusione del convegno il ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini, «l’attuale legislatura ha solo un anno di vita e perciò non è più possibile occuparsi di una riforma organica, ma possiamo comunque lanciare alcuni semi di riflessione. La revisione organica del Codice della navigazione è una scalata dell’Everest e occorre scrivere le norme per bene, al fine di evitare di doverci rimettere mano nell’immediato futuro. Per fare ciò sarà fondamentare istituire delle apposite commissioni di studio e organizzare convegni di approfondimento preventivo come questo. L’innovazione tecnologica ci pone davanti a problemi che dobbiamo risolvere: come negli Stati Uniti una pattuglia ha fermato un’automobile a guida autonoma e gli agenti non sapevano a chi intestare la multa, anche una nave pilotata da un algoritmo o da joystick situato a migliaia di chilometri di distanza, anziché da un comandante, rappresenta una questione a cui la legge deve rispondere».