Una riforma del Codice della navigazione che si adegui alle innovazioni tecnologiche avvenute nel settore della nautica e che risolva i contrasti tra il potere legislativo centrale e le esigenze di una maggiore autonomia locale. Sono i temi su cui si è dibattuto al convegno “1942-2022. Gli ottant’anni del Codice della navigazione: passato, presente e futuro”, organizzato dal Comando generale delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera alla Facoltà di giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma lo scorso 21 aprile, data esatta di entrata in vigore del Codice della navigazione ottanta anni fa. Da allora il corposo e preciso testo di legge ha continuato a disciplinare ogni aspetto del diritto marittimo, ma oggi ha necessità di essere aggiornato per non diventare vetusto: «Proprio come avvenuto qualche anno fa con il diritto aeronautico, anche le leggi sulla regolamentazione nautica hanno infatti bisogno di alcuni adeguamenti che disciplinino, per esempio, i piloti automatici e altri fattori tecnologici che nel 1942 non potevano essere nemmeno immaginati», ha evidenziato Alessandro Zampone, professore ordinario di diritto della navigazione all’Università La Sapienza di Roma, nel suo intervento introduttivo al convegno, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del ministro alle infrastrutture Enrico Giovannini.
A entrare nel merito dei contenuti di una possibile riforma ci sono poi state alcune autorevoli relazioni tecniche che si sono interrogate su temi quali l’attuale dimensione globale delle esigenze trasportistiche e logistiche del cluster marittimo, le necessarie implicazioni di sicurezza, ambientali e di sostenibilità della navigazione e del trasporto marittimo commerciale, la necessità di competitività del settore quale fattore essenziale di ripresa del nostro paese, fino alle sfide poste dalle nuove tecnologie presenti in navi, barche e yacht. Tutti temi che pongono alle istituzioni di riferimento della “funzione marittima italiana”, agli studiosi del settore e agli stakeholders la necessità di confrontarsi su quanto ha rappresentato il codice in questi 80 anni e su come esso possa continuare a rappresentare, con le opportune e mirate modifiche e integrazioni, quel compendio di norme unitario, organico, dinamico ed efficace anche per gli anni a venire.
Secondo Leopoldo Tullio, professore emerito di diritto della navigazione alla Sapienza, «la struttura essenziale e olistica del codice è ancora valida, a dimostrare l’elevatissima qualità dell’opera scritta 80 anni fa; tuttavia occorre aggiornare il testo recependo le varie convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia, reintroducendo una disciplina generale dei porti come in passato, e soprattutto evitando di infarcire gli articoli di legge con termini anglosassoni e mantenendo la natura breve, chiara e concisa del provvedimento». Inoltre, ha aggiunto il docente di diritto della navigazione all’Università di Bologna Stefano Zunarelli, «con le nuove imbarcazioni a guida automatica stanno emergendo alcuni problemi giuridici da disciplinare: per esempio, in assenza del comandante o del conducente della nave, dobbiamo individuare la personalità giuridica del robot, come si sta già cercando di fare al Parlamento europeo».
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