Per poter comprendere appieno un’affermazione di tale portata, che non possiamo esimerci dal giustificare, dobbiamo necessariamente riuscire a trasmettervene le motivazioni.
Contest Yachts produce imbarcazioni a vela che, senza alcuna eccezione, soddisfano, eccellendo, tutte queste tre caratteristiche fondamentali. Se poi volessimo approfondire ed aggiungerne anche una quarta, e cioè la capacità di tenere il proprio valore nel tempo, scopriremo che gli usati di queste imbarcazioni rimangono poco sul mercato ed hanno sempre valutazioni altissime.
E non è poi una cosa così strana se pensiamo che la barca che abbiamo testato ha quattro anni e, sia in porto che in navigazione, non ha fatto uno scricchiolio e non ha un’imperfezione nemmeno a cercarla con il lentino.
Potrete quindi certamente comprendere appieno quanto fossi ansioso di salire a bordo di questo “Stradivari del mare” .
Certo la temperatura è bassa, intorno ai 3/4 gradi, ma la grande cappottina del Contest offre un riparo più che sufficiente per non soffrire troppo il freddo.
Il motore del Contest 42CS si sente appena mentre, navigando piano, ci avviciniamo alla chiusa della diga che, recuperando due metri di dislivello, ci porterà nel bacino al livello del mare.
In questo caso la barca è armata con un albero in carbonio, la grande randa è avvolgibile nel boma, anch’esso in carbonio, ed il relativo circuito di scotta è rinviato ad un winch centrale in pozzetto.
Soluzione sempre più frequente sui maxi yacht che, quando è applicata ad imbarcazioni di queste dimensioni, riesce ad abbinare prestazioni sportive ad una grande facilità di conduzione.
Navighiamo fra case che sembrano uscite da un libro di favole fino al Castello di Radbound che, bellissimo, segna sia l’uscita dal Porto di Medemblik che il nostro ingresso nell’ IJsselmeer.
Una brezza leggera increspa l’acqua mentre la randa viene issata da Marcel Offereins che, grazie al comando del winch elettrico riportato in pozzetto, fa tutto da solo, senza fatica, dalla timoneria di dritta. Poggiamo un filo, srolliamo il genoa e spegniamo il motore.
Georg Nissen era evidentemente in una giornata di vera grazia quando ha disegnato le linee di carena di questo yacht.
Effettuiamo una serie di virate, che Tessa affronta senza quasi rallentare, poi il mare sembra farsi un pò più scuro ed il vento aumenta e, come fosse un regalo del cielo, si stabilizza a 9/10 nodi di reale, le condizioni perfette per il nostro test.
Mentre navighiamo, improvvisamente mi rendo conto che sono in piedi, in pozzetto, con il taccuino in mano, e sto prendendo appunti. La stabilità di questa barca è impressionante. Devo timonare, subito.
Abbandono il taccuino e Marcel mi cede la ruota. Mi siedo sottovento, poggio le mani sul timone e, istantaneamente, comincio a “sentire” Tessa.
E bastano minime variazioni impresse alla ruota perché il gioco si inverta e, altrettanto istantaneamente, si veda la prua accostare di quel decimo di grado che avevamo solo pensato di dare alla rotta attuale.
La sensazione che si prova è molto simile a quella, fantastica, che fino ad oggi pensavo solo un timone a barra potesse regalare e che, su questa barca, è ancor più raffinata, perché questa carena è stabile e progressiva, mai nervosa.
Una barca a motore ci passa accanto e solleva un’onda ripida che ci raggiunge al mascone di sinistra mentre stiamo bolinando sulle stesse mura. Tessa se ne infischia bellamente ed attraversa l’onda senza scomporsi, senza rallentare. E’ decisamente fatta per navigare questa barca.
Poggio un po’ e comincio a scendere, a 70° dall’apparente, mentre l’angolo al reale supera abbondantemente i 100 gradi, il nostro Contest 42CS ancora corre a sette nodi. Scendendo ulteriormente, nonostante il genoa al 105%, le velocità rimangono relativamente alte e Tessa sembra non volersi fermare mai. Con un gennaker a bordo questo yacht è certamente in grado di macinare molte miglia al giorno, a prescindere dalla direzione del vento.
Cedo malvolentieri il timone a Marcel e, mentre navighiamo di bolina stretta, ancora sul filo degli otto nodi, vado a verificare come si sta a bordo da passeggeri. Inutile dire che, su una barca a vela come questa, non mancano i tientibene e ci si muove in sicurezza da una posizione all’altra. Ciononostante mi muovo senza la necessità di trovare un appiglio o di appoggiarmi per trovare un equilibrio che, viceversa, è Tessa stessa a fornirmi con il suo incedere sicuro.
Mi alzo, arrivo al tambuccio e comincio a scendere. I gradini hanno le estremità rialzate con un angolo che corrisponde alla bolina ideale, in pratica si scende con i piedi che appoggiano su una superficie piatta e sicura.
Arrivato in quadrato e, ancora una volta, il Contest 42CS mi sorprende. In dinette il silenzio è assoluto, non si sente uno scricchiolio, non si muove nulla e, sopratutto, non si sente lo sciabordio dell’acqua che corre lungo lo scafo!
Mentre sono seduto mi tornano alla mente, sotto forma di immagini, i particolari delle imbarcazioni che ho visto in costruzione in cantiere e tutto mi diventa più chiaro.
Rigidità strutturale, isolamento acustico e, di riflesso anche termico, sono tutti vantaggi che derivano dal sistema di costruzione che Contest Yachts utilizza per tutte le sue imbarcazioni, grandi o piccole che siano.
Risalgo in pozzetto e mi godo gli ultimi minuti di navigazione poi, quando è il momento di rientrare, forse in segno di rispetto o forse per mitigare il dispiacere di sbarcare da una barca così, anche il vento cala e viene a salutare il nostro ingresso in porto.
2 persone a bordo – gasolio al 100% – acqua al 50% – barca carica in assetto da crociera – vento reale da 7 a 10 nodi – mare quasi calmo/poco mosso
Valutazione
Tecnicamente parlando potremo definire il Contest 42CS come una barca a vela molto versatile, in grado di eccellere sia nelle regate di circolo che nell’utilizzo diportistico.
Stabile, comoda e veloce in tutte le andature, è in grado di tenere medie di percorrenza giornaliere molto elevate che, insieme ad un’abitabilità da barca decisamente più grande, le valgono senza dubbio la definizione di blue water cruiser.
La possibiltà di personalizzare pesantemente il piano di coperta, adattandolo quindi alle proprie esigenze, rende questa barca uno yacht a vela praticamente perfetto.
Per questo motivo il cantiere affianca tecniche costruttive tecnologicamente avanzate, come il Conyplex vacuum infusion system®, alla produzione artigianale delle parti importanti, dove la perizia dei suoi mestri d’ascia fa una differenza tangibile.
Ne sono esempio tangibile gli arredi che, non solo vengono fabbricati a regola d’arte, ma sono anche posizionati con una precisione ed una cura che non temono il giudizio del tempo.
I materiali impiegati, le essenze, la ferramenta e tutte le atrezzature sono di altissima qualità. Gli impianti elettrici sovradimensionati, quindi sicuri.
La costruzione dello scafo merita un capitolo a se. Da un lato abbiamo il famoso sistema di infusione sottovuoto brevettato da Conyplex che, in un processo che dura ben 24 ore, riesce sia ad eliminare completamente l’aria che a ridurre la percentuale di resina al 30%, con un evidente beneficio in termini di peso e di solidità, visto che è la fibra a conferire forza allo scafo.
Dall’unione di queste due tecniche nascono scafi che riescono ad essere eccezionalmente rigidi, confotevoli e praticamente indenni da fenomeni osmotici.
Ma la cosa che mi colpito di più di questo cantiere è vedere come lo standard qualitativo, la cura, la spasmodica attenzione al particolare, utilizzati per la realizzazione dell’ammiraglia vengano, allo stesso identico modo, impiegati anche per la costruzione della “piccola di casa”.
Sarà forse per questo che navigare a bordo di questo Contest 42CS , inevitabilmente, tende a creare una dipendenza che difficilmente potrà essere spenta.
A meno che non si torni a provare un altro Contest Yachts ovviamente …
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