Arriva, prima o poi, il momento nella vita di un velista in cui ci si dice: “Basta, adesso mi compro una barca, anzi no mi compro LA barca. Non la barca definitiva, non l’ultima barca. Ma la barca per partire. Quella che mi permetterà, se solo lo volessi, quando davvero lo vorrò, di partire per il giro del mondo. Di partire a navigare senza sapere bene quando tornerò”.
È in quel momento che il velista, soprattutto il velista esperto e navigato, comincia a recuperare nella memoria le immagini dei porti in cui è stato, delle barche storiche e superattrezzate su cui lupi di mare cotti dal sole raccontavano avventure atlantiche e pacifiche.
Barche vissute, protette, abitate. Barche invecchiate con chi ci sta sopra.
Al velista innamorato dell’idea a questo punto viene un dubbio. “E se non partissi subito? Se volessi una barca che sappia navigare con ogni mare, una barca forte ed esperta e intelligente e resistente, ma anche una barca da vacanza, da crociera. Una barca in cui ricevere gli amici, una barca oceanica nelle ossa ma mediterranea nell’aspetto? Insomma una barca bella?”
A questo punto al velista giudizioso viene in mente un nome: Contest. È un cantiere storico, olandese, che lavora dal 1959 coprendo tre generazioni ma a differenza di altri produttori di barche da alto mare ha saputo rinnovarsi ed evolvere restando al passo coi tempi.
Così riesce a coniugare esigenze di stile e di mercato con necessità di prestazioni ed efficienza. E riesce a piacere ad acquirenti che non siano solo coriacei pensionati bretoni.
Non a caso, per la progettazione si affida allo studio Judel/Vrolijk.
Di questa barca, mi hanno detto al Cannes Yachting Festival dove sono andata a vederla, sono già stati venduti quattro esemplari: l’ultimo dei quali da poco consegnato in Italia.
Le linee dello scafo a prua sono disegnate per prestazioni ottimali di bolina, combinate con una poppa leggermente allargata e piatta per una maggiore stabilità e migliori prestazioni alle andature portanti.
La visibilità al timone è perfetta ben oltre la prua persino per me che sono bassina. La coperta è piatta e lineare, con i passauomo a filo e una tuga bassa e dolce ma completamente circondata da finestre che portano sottocoperta molta luce.
La costruzione è pensata per resistere al mare e al tempo in ogni minimo dettaglio: basta dare un’occhiata alle draglie in tondino pieno o al portello della cala vele, oppure alla delfiniera di prua per capire che è una barca a cui il mare non fa paura.
Qualche esempio.
La tagliola del tambuccio per scendere dal pozzetto è a scomparsa e a pressione, in modo da non disturbare nel passaggio ed essere sempre pronta a proteggere in caso di mare grosso.
Tutti gli angoli degli interni in teak sono stondati per non urtare nella navigazione e fornire punti di appoggio anche a barca sbandata.
Anche sottocoperta ci sono maniglie e tientibene sempre a portata di mano in modo da non restare mai senza appigli.
Al posto di carteggio (chiamarlo tavolino sarebbe riduttivo) c’è tutto quel che serve per far andare la barca, compresa una comodissima poltrona con protezione anche dal lato aperto, in modo da non perdere l’equilibrio a barca sbandata mure a dritta.
Gli armadi sono lunghi e profondi: finalmente un’imbarcazione di rappresentanza, ma con un posto comodo per riporre le cerate.
La cabina dell’equipaggio, a prua, è divisa da una paratia stagna ma è accessibile sia dall’esterno per maggior privacy sia dall’interno per i casi di maltempo.
Sotto al pozzetto, un locale tecnico abitabile e completamente isolato farà la gioia del comandante, comprendendo armadi elettrici e un vano officina per ogni intervento di manutenzione e riparazione.
Tutto pensato per un armatore-navigatore pronto a partire, prima o poi, per il giro del mondo.
Importatore per l’Italia
Nautigamma
Marina Punta Faro – Lignano (UD)
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