Il suo nome é Tonco, che forse andrebbe scritto con la kappa, ma il fonema, per chi lo sente chiamare, é identico. Prima di vedere lui si avvista il fumo della sua sigaretta che tiene sempre accesa a lato della bocca e, rivelando prontezza per una innata cortesia ed educazione, la estrae dalle labbra e la sposta da una mano a un’altra quando vi accostate per parlargli. Prontamente si scusa, spiacente di affumicarvi, ma poi, istintivamente, ne accende un’altra, non appena l’ultima cicca s’é spenta: una viziosa vestale che si é nascosta nei panni di un capitano dalmata.
Orgogliosamente dichiara che la sua culla si trova nell‘isola di Selve, appena appena un po’ sotto l’isola di Lussino “lì sono sepolti i miei genitori” precisa Tonco, indicandoci sulla carta nautica che ci sta di fronte qual’é il più favorevole ridosso sulla costa orientale della sua isola, e poi aggiunge “perciò d’estate scendo da Ossero fin qui per andarli a trovare e poi risalgo verso Cherso e… me fermo in sta baia, che pochi conosse fora dal casin, me scusi signora, dal bacan dei turisti”. e spiega meglio” no se sente radio o altre confusioni, xe per riposarse ….giusto ?”
Aveva abbandonato per pochi minuti i suoi allievi ed era salito a bordo, come promesso, per svelarmi alcuni segreti sulla navigazione nell’arcipelago dalmato. Siamo seduti nella dinette e abbiamo stese davanti a noi, una sull’altra, le carte dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia e, su ciascuna di queste mappe, ora Tonco sta segnando con la matita dei cerchietti, delle frecce per segnalare soltanto a me, gli angoli in cui è più prudente ormeggiare per la notte; oppure i luoghi dove, al contrario, vale la pena di fare soltanto una breve sosta per il bagno; infine le rade nelle quali non é affatto sicuro gettare l’ancora, se poi la si vuole recuperare salpando.
Da molti anni ormai Tonco si è trasferito e vive a Pola e suo padre, che fu il comandante di quell’importante porto, gli ha trasmesso tutti i segreti di quegli scogli e di quelle isole che dall’ultima punta dell’Istria, dopo aver attraversato il Quarnaro, si snodano lungo l’Adriatico.
“Ogni logo xe diverso e i venti i gira…..bisogna conosser ….e provar” Tonco parla quell’istro-veneto, che forse io non so trascrivere correttamente e che avevo udito spesso nei dialoghi dei non più giovani pescatori intenti a sistemare le reti nei porti istriani di Rovigno e di Parenzo.
Dalle mie parti molti lo confondono con il dialetto triestino, ma così non é affatto poiché sarebbe come uniformare il dialetto maranese a quello gradese. Un peccato quasi mortale per queste comunità rivierasche, che sebbene siano tutte discendenti dalla Serenissima Repubblica di Venezia, tuttavia differiscono tra loro per le numerose contaminazioni subite negli ultimi secoli.
Tonco veniva a Grado ad allenare i derivisti dei” 47O” e degli “Europa”, e senza falsi pudori o snobistiche reticenze, confessava di navigare a motore soprattutto per andare a pesca. Per decenni aveva cercato di arrotondare le entrate facendo anche lo skipper per gli armatori di yacht “che, o no i sa niente, o i sa poco e i disi de saver tuto”.
Tonco ama il mare e mi confessa con una disarmante e ammirevole sincerità che lo teme e lo rispetta, poiché é più che certo che non lo si conosce mai abbastanza.
“Per ndar a Cherso no traversar mai el Quarnaro de sbiego, nianche de istà (ndr estate) col bel.Vien suso ridossà e po taia in streto”.
“A Unie mai ndar in tel porto, ormegite sempre in questa vale qua a est dell’isola”
“In sta baia ghe xe un molo, resta in rada che xe meio”
“Co te pogi su sta ponta, tiente largo e ocio ai scoi, no i xe sempre segnai”.
Non sono trascorsi nemmeno dieci minuti e sulle mie carte nautiche ci sono già numerosi segni lasciatimi da Tonco. Sono tutti segnali preziosi che non cancellerò mai più, anche se, per una sua connaturata modestia e per tanto senso pratico all’improvviso sbotta: “e pò bisogna provar da soli per capir”.
All’improvviso si sente richiamato dal suo impegno con i giovani velisti e si alza di scatto, ma mentre esce dalla dinette aggiunge “per le ferie de sto ano te basta e te vanza quel che go segnà”
C’é chi sogna la traversata atlantica, chi vorrebbe planare con un trimarano in Coppa America, chi verserebbe una cifra per riuscire a vincere la Barcolana, io mi accontento semplicemente di verificare tutti i cerchietti e le freccette che Tonco ha disegnato sulle mie mappe. E poi come dice Tonco:”Bisogna provare!”
Buon vento.