Solo poco prima eravamo a motore, nella calma totale. Poi una bella brezza inizia a spirare, facendoci issare tutte le vele. Tiriamo bordi larghi e piacevoli, ma voltandoci vediamo alle nostre spalle un nuvolone che cresce sempre più velocemente. L’aria che spira verso di noi sta alimentando la formazione del cumulo. Da li a poco la calma piomba di nuovo per qualche istante poi, in direzione opposta, dalla base del cumulo verso di noi, in pochi secondi ci arrivano addosso raffiche di intensità crescente, fino a 40 nodi, pioggia intensa, visibilità scarsissima: siamo dentro il classico groppo.
L’episodio, che abbiamo vissuto l’ultima volta nel golfo di Napoli prima di arrivare a Sorrento, è tipico dei pomeriggi estivi, quando masse di aria calda incontrano rilievi, si sollevano e condensandosi danno origine a forti temporali. Ma non è un privilegio di chi naviga solo in estate, incontrare queste manifestazioni. Anche in inverno, in prossimità di depressioni o lungo i fronti freddi, possono formarsi questi groppi che hanno più o meno le stesse caratteristiche: venti violenti, pioggia intense e attività elettrica, quindi fulmini.
In realtà, il groppo da temporale, come si vede nel disegno qui sopra, nella tipica situazione estiva è un po’ diverso. Di solito ha una dimensione maggiore di quelli associati ai fronti freddi, e tende a durare di più perchè continua ad alimentarsi attraverso l’aria calda che entra nel cumulo sopra quella fredda discendete. Solo quando le correnti ascendenti terminano, allora il temporale inizia a esaurirsi.
In ogni caso, che possiamo fare quando ci accorgiamo che si sta formando un groppo? Intanto dobbiamo accorgercene, dobbiamo cioè interpretare i segnali che la natura invia in modo inequivocabile.
Come abbiamo visto, nella fase iniziale, sono due i sensi che vengono sollecitati, la vista e il tatto. Possiamo infatti osservare lo sviluppo verticale di una nube che via via diventa più scura e assume la forma di un incudine, e nello stesso tempo possiamo toccare con mano, nel senso di avvertire a pelle, la presenza di un vento che soffia verso la base del cumulo. Qualcosa sta per succedere certamente.
Quindi, una calma improvvisa. E’ quanto si verifica pochi istanti prima dello scatenarsi del groppo. E’ il terzo importante segnale. Se non abbiamo già iniziato a farlo, e sarebbe stato il caso, occorre velocemente prepararsi.
Il cumulo si è infatti nutrito a sufficienza assorbendo energia. Al livello del mare l’aria, lo abbiamo sentito sulla nostra pelle, veniva risucchiata verso la sua base, mentre nel momento di saturazione del cumulo abbiamo avvertito una totale calma. (disegno 1 e 2).
Questa calma è dovuta alle forti correnti discendenti che si generano all’interno del cumulo e che bloccano quelle ascendenti per qualche minuto, poi scendono al livello del mare in modo violento aprendosi a raggiera. In questa fase si associa spesso pioggia forte che riduce la visibilità (disegni 3 e 4).
Cosa significa prepararsi? Intanto è bene iniziare quando avvertiamo le prime battute della sua formazione. Ridurre vela o addirittura ammainare è la prima cosa da fare. Quindi, chi ha vinto il turno in pozzetto (ovviamente il comandante), deve immediatamente indossare stivali e cerata. Il groppo può durare qualche decina di minuti o qualche ora, e anche in estate può abbassare la temperatura di molti gradi.
Quindi, sia che si navighi su una barca a vela sia a motore, si devono chiudere tutti gli osteriggi e oblò. Il groppo come visto è accompagnato da forti piogge.
Infine, è consigliabile allontanarsi dalla costa e prendere il largo dove il cumulo tenderà ad esaurirsi. Viceversa, avvicinandoci alla costa, dove si è formato, andremo ad esporci alle raffiche più forti.
Se si sta navigando su una piccola unità a motore o su un gommone, la cosa è diversa. Se non si riesce a guadagnare velocemente l’ingresso di un porto prima delle manifestazioni più forti, in alcuni casi si può prendere in considerazione la possibilità di spiaggiare.
In ogni caso attenzione: non si deve mai tentare di andare all’ormeggio nel momento di picco dei fenomeni. Accostare una banchina sotto raffiche violente è pericolosissimo. Meglio attendere fuori e entrare in porto quando la situazione si è calmata.
Nel caso in cui non ci si trovi di fronte a un temprale estivo, che ha movimenti più disordinati, ma a un groppo primaverile o invernale, tipico delle code depressionarie, possiamo anche cercare di schivare i colpi prevedendo il suo spostamento. In linea di massima, un groppo di questo genere si muove con uno scarto verso sinistra di circa 20 gradi rispetto alla direzione del vento di superficie. Nel disegno qui sopra, si vede che la barca, se vuole evitare i rinforzi, deve allontanarsi poggiando a dritta con mure a sinistra. Se invece è in regata e vuole sfruttare le raffiche, dovrà virare e portarsi con mure a dritta.
Per i croceristi, la soluzione migliore è sempre la stessa, cercare di prendere i groppi più violenti seduti al bar.
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Bravo, ben fatto