Bella, aggressiva e sorprendentemente spaziosa, questa barca riesce a riprodurre tutte le caratteristiche di imbarcazioni di taglia decisamente maggiore, pur restando nei limiti che ne consentono l’immatricolazione come natante.
Ma come andrà davvero in mare?
Ben 120 miglia che, con le condizioni meteo marine che abbiamo trovato, son diventate in realtà 140.
Una prova durissima, tutta all’insegna di un Maestrale sferzante e di onde dalle dimensioni ragguardevoli, andiamo a scoprire come è andata.
È mattina presto quando arriviamo al porto di Piombino. Il travel lift sta calando in acqua il Daytona 34 e ne approfitto per guardare le linee di carena.
La V di prua è accentuata e il dead rise è pronunciato. Una scelta che condivido in pieno e che dovrebbe garantirci una tenuta di mare al di sopra della media, specialmente con le condizioni meteo marine che stiamo per affrontare.
Il Maestrale è dichiarato e sta soffiando già da più di 24 ore, il mare ha quindi avuto tutto il tempo di ingrossarsi. La nostra rotta si snoda fra le perle del Mar Tirreno.
Un primo tratto ci porterà a costeggiare l’Elba, lasciando a sinistra Giglio e Montecristo. Qui troveremo certamente mare formato, che diminuirà progressivamente all’avvicinarsi della costa corsa.
Una seconda spezzata, la più tranquilla del nostro percorso, ci farà costeggiare fino alle tanto belle quanto famigerate Bocche di Bonifacio, il banco di prova più arduo per il nostro Daytona 34 che, inevitabilmente, si troverà ad affrontare il tratto di mare più temuto del Mediterraneo quando il Maestrale soffia come oggi, a più di 30 nodi.
E basta metter il naso fuori dal porto per capire che ne vedremo delle belle, l’onda è alta è decisamente formata. Spingiamo le manette in avanti e, a 13 nodi circa, il Daytona 34 entra facilmente in planata.
Acceleriamo con attenzione e, a dispetto delle grandi onde, riusciamo a tenere una velocità di crociera di circa 25 nodi.
La nostra barca si comporta decisamente bene. Certo, saltiamo da un’onda all’altra, è inevitabile a questa velocità, ma gli atterraggi sono sempre morbidi, controllati, facili da gestire.
Quello che stupisce di più è la capacità di questa barca di non essere bagnata, non entrano spruzzi nemmeno negli atterraggi più duri.
Purtroppo dura poco e, in un battito di ciglia, siamo nuovamente in mare aperto. Le onde tornano prepotentemente a farsi sentire ed ora, con tutto il fetch che hanno a disposizione, sono davvero imponenti.
Riduciamo la velocità a 22 nodi circa e, con rinnovato stupore, assisto al miracolo del Daytona 34 che affronta con relativa disinvoltura queste montagne d’acqua da due metri d’altezza. Procediamo spediti e in un paio d’ore arriviamo in prossimità della costa e possiamo accelerare di nuovo intorno ai 30 nodi.
Ci scambiamo ai comandi e ne approfitto per scendere sottocoperta. L’atrezzatura è ancora integra per fortuna e, ennesima sorpresa, non sento nessuno scricchiolio, eppure stiamo andando veloci ed il mare non è certo una tavola. Davvero un’ottima qualità costruttiva!
Torno su giusto in tempo per godermi il panorama che cambia mentre passiamo (veloci) fra la terraferma e le Isole Cerbicali e poi, in un attimo, vedo arrivare il Maestrale sull’acqua e tutto cambia.
Di colpo arrivano tutti i 30/35 nodi di vento e l’acqua polverizzata sulla superficie del mare. Rallentiamo fino a 20 nodi ed avanziamo senza problemi stando sottocosta fino al Golfo di Santa Manza dove, quel pur piccolo feetch di 3 miglia, alza onde da un metro che, corte e ripide, sottopongono il nostro eroico Daytona 34 ad un “effetto lavatrice” che ci saremmo volentieri risparmiati.
Arrivati in prossimità del passaggio della Piantarella le Bocche di Bonifacio si aprono e ci mostrano tutta la loro magnificenza, l’orizzonte è frastagliato da onde alte e ripidissime, condizioni che sarebbero proibitive per la maggior parte delle imbarcazioni.
Il Daytona naviga invece benissimo, giu al massimo i flap ed il trim dei fuoribordo, prua ben bassa sull’acqua, riesce a planare a 12/13 nodi con una stabilità di rotta impressionante mentre noi, viceversa, facciamo davvero fatica a tenere gli occhi aperti, la quantità d’acqua polverizzata che ci arriva addosso è notevole.
Qui optiamo per una tattica che uso da parecchi anni per passare questo tratto di mare quando è agitato come oggi. Costeggieremo il più possibile le isole, effettuando i tratti privi di ridosso con il mare di poppa.
Ed è esattamente questo che facciamo lasciando a dritta Cavallo e Lavezzi, che costeggiamo navigando il più vicino possibile alla costa (tanto vicino). Terminata la copertura di Lavezzi viriamo decisi di 80 gradi a sinistra puntanto l’estremità Nord dell’Isola La Presa.
Qui, inevitabilmente, appena finita la virata, le bocche ci scaraventano addosso tutta la loro furia.
Rallentiamo mentre onde da tre metri ci raggiungono a poppa. Qui giochiamo con il gas per rimanere nel cavo, navigando alla stessa velocità dell’onda e timonando per rimanere in rotta e sopratutto in asse con l’onda, non dobbiamo assolutamente permettere alla barca di intraversarsi.
Affrontiamo cosi le lunghissime 6 miglia di mare agitato che ci separano dal prossimo ridosso. Quaranta minuti di passione, durante i quali però la grande attenzione iniziale lascia il posto ad un’euforia progressiva che, probabilmente stimolata dalla sicurezza infusa da questo magnifico open, dipinge i nostri volti con un sorriso progressivamente sempre più grande.
Al riparo di Santa Maria poi, tutto scompare e, sebbene ci siano ancora altre 15 miglia da fare per passare le bocche, a bordo tutto ritorna normale mentre il nostro Daytona ricomincia imperterrito a planare a 25 nodi, al riparo dell’arcipelago della Maddalena, proibabilmente il più bello del mondo.
I 40 nodi sul muso ormai ci sembrano normali, il Daytona li affronta con disinvoltura e, di nuovo molto rapidamente, mi trovo sbarcato ad ammirare da lontano la sagoma dell’ultima creazione di Rio Yachts che si allontana.
Prendo il taccuino prima di allontanarmi ed annoto rapido queste poche parole: “Che barca ragazzi, che barca…”
RPM | Velocità in nodi | Consumo in lt/h x singolo motore | Lt/Nm |
600 | 2,8 | 2,9 | 1,0 |
1000 | 4,8 | 5,5 | 1,1 |
1500 | 6,4 | 8,9 | 1,4 |
2000 | 8 | 15,6 | 2,0 |
2500 | 9 | 22,0 | 2,4 |
3000 | 11 | 30,0 | 2,7 |
3500 | 16 | 40,0 | 2,5 |
4000 | 25,5 | 46,0 | 1,8 |
4500 | 32 | 65,0 | 2,0 |
5000 | 36,5 | 81,0 | 2,2 |
5500 | 40 | 86,0 | 2,2 |
5650 | 41,2 | 92,0 | 2,2 |
Se pensate che siano solo le prestazioni ad averci impressionato vi sbagliate di grosso. Esterni ed interni sono un altro piccolo capolavoro di ingegneria nautica.
Comfort e funzionalità sono i due elementi che si palesano immediatamente, non appena si posa lo sguardo in pozzetto. Un divano centrale (tramutabile in prendisole), due divanetti laterali e il piano cucina esterno fanno quadrato intorno a un tavolo a scomparsa che trasforma il pozzetto in una dinette decisamente accogliente. A riparare gli ospiti dal sole ci pensa un T-Top nero dalla forma decisamente grintosa.
Un altro punto forte del Daytona 34 sono i passavanti, estremamente sicuri e protetti grazie anche ai corrimano in acciaio che accompagnano a prua. Qui il prendisole si espande in modo esagerato per la gioia di chi non può rinunciare alla tintarella.
La master cabin, collocata a prua e dominata al centro da un letto matrimoniale king-size, non è solo ampia in larghezza e profonda in altezza, ma è anche incredibilmente luminosa grazie alle lunghe finestrature laterali. Il bagno, a dritta, include doccia separata, mentre a poppavia, dietro la scaletta d’accesso, la vip cabin garantisce altri due posti letto, di dimensioni generose.
Il tutto in un contesto ordinato e di classe, in cui ogni dettaglio è al posto giusto e le finiture sono di pregio. Ma la cosa più bella è che non esisterà mai un Daytona uguale a un altro. La customizzazione è estrema, lo si può quindi personalizzare a piacere, con tinte e materiali diversi per gli interni e con una vastissima scelta di colori per lo scafo, da quelli più soft a quelli più audaci.
Una barca che non passa certo inosservata quella con cui abbiamo percorso queste 150 miglia.
Lunghezza fuori tutto | 10,50 m |
Larghezza | 3,50 m |
Immersione | 0,56 m |
Portata persone | 12 |
Serbatoio combustibile | 920 lt |
Posti letto | 2+2 |
Categoria CE | B |
Designer | Marino Alfani |
Motorizzazione | 2 x Mercruiser Verado 300 hp o w x Mercruiser Verado 250 hp |
Alimentazione | Benzina |
Direttore responsabile, tester e giornalista. Comincia a navigare in tenera età con il padre poi da adulto scopre la vela e le regate d'altura. Lavora da più di trent'anni in editoria e naviga continuamente, soprattutto a bordo della barca della redazione, una vecchia signora dei mari che ha ristrutturato completamente e che svolge egregiamente la funzione di "laboratorio mobile" per The International Yachting Media.
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Ho un cap camarat 10.5 con due motori uguali a quelli installati sul Daytona 34, a 32 nodi consuma circa 120 litri/ ora. Ora mi chiedo come sia possibile che il daytona, barca simile alla mia, consumi la metà. Probabilmente nella vostra tabella relativa ai consumi vi siete dimenticati di indicare che il consumo si riferisce per ciascun motore. Senza nulla togliere comunque al Daytona 34 che ritengo una ottima imbarcazione. Saluti.
Il consumo si riferisce evidentemente al singolo motore ma, se può esistere il dubbio è giusto indicarlo, grazie del suggerimento
Barca molto e, dalla prova letta, entusiasmante per le doti di navigazione. Ma sicuramente ci vuole anche un gran manico per navigare in quelle condizioni senza farsi prendere dal panico. Sono comprese anche lezioni di guida assieme alla barca ???
Complimenti al cantiere ed al comandante.