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Il decalogo per lo star bene in barca. Piccoli accorgimenti per evitare spargimenti di sangue a bordo

Predico bene e poi razzolo male, ma mi auguro che ci saranno certamente tanti altri, molto più bravi di me che, senza farsi prendere da falsi timori, riusciranno a comunicare ai propri ospiti le regolette indispensabili per una buona convivenza a bordo.

Bisognerebbe prendere il coraggio a due mani e, dopo aver pianificato una crociera “insieme”, fornire subito ai propri amici,  senza aspettare la vigilia della partenza, un foglietto nel quale sono state raccolte, a uso dei profani e dei pivelli, i capisaldi per una vita di bordo che definisco compatibile con le legittime attese dell’armatore.

Se poi gli aspiranti ospiti-equipaggio venissero destabilizzati dalla consegna del foglietto al punto da rinunciare alla crociera in vostra compagnia, non rammaricatevene troppo e consolatevi pensando a che cosa invece vi sarebbe successo dopo tre giorni di continue “infrazioni” sottolineate da velati rimproveri e da conseguenti reciproci mugugni.

Per sottolineare che il vostro discorso è serio, esordite nel “decalogo” con le regole fondamentali sull’uso del gabinetto (sic!). I profani di barca non immaginano che i wc marini abbiano valvole di aspirazione e di scarico sotto la linea di galleggiamento e il rischio d’imbarcare acqua da queste vie è talmente reale che, non ci crederete, molti naufragi di imbarcazioni da diporto sono stati provocati proprio dai … cessi. Avvertirete gli ospiti che, ancor prima di mollare gli ormeggi, dovranno assistere a una lezione per l’uso corretto di queste pompe: in cui dovranno moderare l’inserimento di carta,  evitare d’imprimere decine di pompate a vuoto e soprattutto aprire e chiudere correttamente le valvole.

Sempre su questo tema, per cui i terricoli provano imbarazzo, dovrete insegnare loro che il suo uso non è ammesso nei porti e che nelle baie ci vuol moderazione, specialmente se altri si sono immersi per fare un bagno. Questo angusto locale da toeletta deve servire più persone per cui è opportuno che ciascuno s’impegni a mantenerlo in ordine anche con gli oggetti personali che dovranno essere di volta in volta riposti negli stipi precedentemente assegnati. L’imbarazzo di parlarne esiste, ma forse con un pizzico di fantasia e con grande ironia può essere più facilmente superato.

Ma non finisce qui. A bordo di una barca, che affronta una crociera media, ci sono altre precauzioni di cui tener conto e che riguardano due beni preziosi per la vita in mare: la riserva d’acqua dolce e le scorte d’energia elettrica.

Un mio vicino d’ormeggio mi aveva confessato che una volta aveva sbarcato senza molti complimenti una sua ospite che usava la doccia di bordo come fosse quella di casa propria. Anche se in molti porti c’è la possibilità di far provvista d’acqua, tutti sanno quanto sia snervante attendere il proprio turno e poi aspettare che lentamente i serbatoi si riempiano. Va raccomandato quindi a chi si dovesse occupare della cucina che le stoviglie siano prima lavate con acqua di mare e poi risciacquate con l’acqua dolce.

Per collegarci all’altro spreco a cui ho accennato, vi confesso che quando qualcuno mi chiede di attaccare l’autoclave, inizia per me un interminabile tormento che si protrae finché non cessa il borbottio di quella pompa elettrica. Fate sapere ai vostri amici che tenete a bordo i prodotti compatibili con l’acqua di mare affinché possano fare una doccia in coperta usando uno sapone speciale.

La luce si accende quanto basta per sistemarsi o per riordinare le proprie cose e chi soffre d’insonnia e deve leggere quando si corica, farà bene a portarsi da casa una torcia elettrica frontale e la scorta adeguata di pile.

Il vademecum per l’ospite dovrà contenere altre indicazioni, ad esempio, per quanto riguarda il “sacco” con la propria roba personale; ho detto sacco appunto per far coincidere la praticità con l’ingombro.

Trolley e valige ovviamente sono sempre banditi!

Non mancherà un accenno al “fumo”, già elemento di discussione a terra, figuriamoci a bordo di un dieci o anche di un quindici metri. Altrettanto dicasi per il “bere”, che non deve essere confuso con la tirchieria per risparmiare un “goccio”, ma considerata come la saggia precauzione per non dover gestire i malanni causati dall’alcool durante la navigazione.

Gli anglosassoni affermano a questo proposito never before sunset, e quindi differiscono la gioia di gustare un buon “bicchiere” quando la barca sarà definitivamente ormeggiata o ancorata in una baia e si potrà finalmente ammirare nel pozzetto la volta stellata quando fa notte.

Ultima finale raccomandazione: dimenticatevi dell’esistenza del marinaio “Zàchete”, cioè il membro dell’equipaggio che, mentre si accinge ad andar sottocoperta o appena si affaccia al tambuccio viene invocato con la subdola premessa: Za-che-te-son-là … potresti darmi o prendermi gli occhiali, le sigarette, un panino, la bottiglia d’acqua, ecc. ecc.

Su una barca seria “Zàchete” non deve essere imbarcato poiché ognuno, per la propria parte e per le proprie necessità lo deve sostituire.

Buon vento.

Gennaro Coretti

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