Trovare un Dehler ormeggiato in banchina e salire a bordo a curiosare è sempre un’attrazione irresistibile e un’esperienza istruttiva.
Data la grande versatilità di queste barche e la loro lunga evoluzione nel tempo, mi piace scoprire le scelte di allestimento dei diversi modelli e cercare di capire perché così spesso li ho avuti davanti, in regata.
Il cantiere tedesco, infatti, ha sempre sviluppato in fondo un’unica filosofia di barca, quella del fastcruiser: perciò realizza scafi sempre molto performanti e propone per ogni modello allestimenti tanto da navigazione (che sia crociera o traversata), quanto da competizione.
Un Dehler 34 per le regate in solitaria
Il Dehler 34 che ho visitato al Cannes Yachting Festival, e che rivedremo al Salone nautico internazionale a Genova, è la barca di un armatore decisamente orientato alla regata: lo si capisce da alcuni dettagli rivelatori.
Innanzitutto l’armo maggiorato e le relative appendici, e il sartiame in tondino. A prua è stata montata una delfiniera per murare le vele asimmetriche.
Lo specchio di poppa, come in tutti i Dehler, è uno sportello ribaltabile in crociera ma anche completamente amovibile e in questo caso verrà tolto in regata per alleggerire la poppa.
Il paterazzo è sdoppiato e molto demoltiplicato, in modo da poterlo regolare comodamente e senza fatica stando al timone. D’altronde anche la randa stessa è facilmente gestibile tramite l’ampio carrello che prende tutta la larghezza del baglio. Tutte le regolazioni, infine, sono rinviate accanto alla ruota del timone per poter manovrare anche in solitaria.
Piccoli e grandi accorgimenti decisivi
Che l’armatore ami le lunghe regate single handed o in doppio è evidente anche dal fatto che ha preferito avere gli strumenti da entrambi i lati vicino al timone invece che tenerli centrali in avanti, in tuga o all’albero, dove solitamente li posiziona chi preferisce navigare in equipaggio affinché siano visibili a tutti.
Ma è la cabina di prua dove si nota soprattutto la vocazione agonistica.
Gli armadi di legno (gli interni di serie vengono forniti in mogano e opzionali in noce – rovere o teak, ma qui sono stati realizzati in ciliegio) sono stati sostituiti su richiesta dell’armatore in guardaroba tessili.
La cabina è rivestita da un telo di protezione per tenerla asciutta quando, evidentemente, durante le regate viene trasformata in cala vele.
Come contenitori si useranno i numerosi stipetti, le profonde cappelliere e quei sacrosanti cassettoni sotto i sedili della dinette che sulle barche Dehler fanno la gioia di ogni massaia nautica e anche degli equipaggi in regata.
Un cavallo di razza anche in crociera
D’altronde il 34, cavallo di battaglia del cantiere ormai da trent’anni e recentemente riprogettato da Judel/Vrolijk & co (ma com’è che quando trovo una barca che mi piace scopro che l’hanno disegnata loro?), è davvero un mezzo adatto ai solitari, ma ben abitabile se usato in coppia o in compagnia.
Lo testimoniano anche i dati di vendita: mi spiega Antonio Pezzoni di Nautigamma, l’importatore italiano, che questo modello ha solo tre anni, ma l’ultima consegnata in Italia porta matricola nr 95. Impressionante.
Dehler 38, una versione per navigare
Se il Dehler 34 è in questo momento il bestseller della casa, il Dehler 38 che vedremo a Genova è addirittura un longseller: l’ultima consegnata porta un numero di matricola vertiginoso, il nr 288.
Anche questa esposta al Festival è stata personalizzata da un armatore che ama le regate, ma soprattutto sui bastoni e in equipaggio: lo si capisce dal fatto che non ha un bompresso ma un tangone per spinnaker simmetrico.
Però questa persona, direi, ama anche navigare a lungo e di notte e con mare, è evidente dalla lifeline montata sui golfari del ponte.
Ci sono golfari anche in pozzetto per poter agganciare le cinture di sicurezza in navigazione di notte e con mare, e un gavone nella poppa per alloggiare una zattera di salvataggio per sei o otto persone, segno che la sicurezza è un punto importante per queste barche pensate per viaggiare.
Un tavolino da giorno e da notte
Che questa barca, in particolare, sia organizzata per navigare lo si vede anche dall’ampio e attrezzato tavolino da carteggio, al quale si può lavorare a lungo su una comoda poltrona.
Il tavolino però è montato su una rotaia: può scorrere al di sopra della poltrona per lasciare posto a una cuccetta di guardia con gli strumenti sempre a portata di mano.
Confesso che a vedere questo tavolino il mio cuore ha già cominciato a tradire il 34 per il quale solo pochi istanti prima era scoccato il colpo di fulmine. Ma in mare, si sa, il cuore è uno zingaro e va.
Barche forti, veloci e longeve
I Dehler sono tradizionalmente solidi e durevoli. Basta alzare i paglioli e dare un’occhiata alle piastre, oppure soffermarsi sulla falchetta “strutturale”: in tutti i modelli la giunzione fra coperta e scafo è realizzata con una sovrapposizione a U rovesciata, saldata e sigillata al bottazzo in modo da rendere lo scafo più rigido e praticamente indistruttibile.
L’albero è sempre passante e può essere rivestito e imbottito per maggior sicurezza.
Tutte le attrezzature di coperta sono montate senza viti passanti in modo da non avere infiltrazioni, ma sono fissate su piastre metalliche laminate e annegate nella vetroresina.
Per la manutenzione ed eventuali varianti, insieme alla barca viene fornita una mappa di queste piastre.
Dettagli che le rendono adatte alla navigazione, come il semplicissimo ma fondamentale puntapiedi sui sedili in pozzetto, per poter stare comodi e sicuri anche a barca sbandata.
Il puntapiedi per il timoniere, addirittura, viene fornito staccato in modo da poterlo montare a propria misura.
È anche per questi dettagli che queste barche sono apprezzate soprattutto da velisti esperti (raramente sono un primo acquisto per neofiti e principianti, rarissimamente vengono usate per scuole vela o charter).
E sono anche un buon investimento: hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo e un’ottima tenuta di mercato.
Importatore per l’Italia
Marina Punta Faro – Lignano (UD)
+39 0431 720500