Al suo arrivo sul mercato, nel 1998 la Schenker, è subito riuscita a stupire il mondo dei dissalatori per il diporto utilizzando un nuovo dispositivo brevettato, detto “Energy Recovery System”. Un sistema che amplifica la pressione di normali pompe a bassa pressione e recupera tutta l’energia idraulica di ritorno dalle membrane. Questo significa prima di tutto una riduzione dei consumi elettrici fino all’80%. Da lì è iniziata una fortunata storia all’insegna dell’innovazione tecnologica che culminerà tra pochi giorni al METS di Amsterdam dove il loro Modular 300 ha appena ricevuto la nomination per il prestigioso DAME . Ci ha raccontato tutto nel dettaglio Riccardo Verde (nella foto), Amministratore Unico di Schenker che abbiamo incontrato a Fort Lauderdale.
Noi siamo nati vent’anni fa, con l’imprinting di un struttura che voleva realizzare qualcosa, nel mondo dei dissalatori, completamente diverso da quanto visto prima. Abbiamo brevettato il nostro prodotto che consente di ridurre i consumi dell’80%. Abbiamo subito conquistato il mercato delle barche senza gruppo elettrogeno o di quelle che lo utilizzano poche ore al giorno. Ma dopo anche gli armatori di imbarcazioni più grandi hanno capito i vantaggi di avere a disposizione un sistema molto più silenzioso e con assorbimenti così ridotti.
Un’idea che è stata capita in tutto il mondo?
Siamo cresciuti vertiginosamente, il nostro successo è eclatante in tutto il mondo e in particole in Nord Europa, un mercato “duro”, molto competente ed esigente. In paesi come Inghilterra e Olanda siamo assolutamente leader.
Sbarcate ora negli USA, come mai in questo momento?Il mercato americano è ovviamente molto appetibile, per i suoi grandi i numeri. Noi fino ad ora lo abbiamo intenzionalmente tralasciato perché troppo penalizzato dal cambio col dollaro. Ora la situazione è decisamente migliore.I nostri dissalatori sono poi molto “golosi” per i diportisti americani anche per altri due motivi: sono ideali per chi naviga tanto, cosa molto diffusa da queste parti, e poi perché una delle zone più battute è quella dei Caraibi. E lì l’acqua dolce in barca è un bene preziosissimo.
Sarà un processo difficile penetrare in questo mercato?
Sicuramente richiede parecchio tempo. Bisogna creare una rete di service e di dealer. Ma ci stiamo lavorando sopra seriamente.
Quali sono i vostri prodotti di punta, quali saranno le vostre armi?
Sicuramente puntiamo, come sempre, sulla nostra tecnologia d’avanguardia. Ad esempio già nel 2013 abbiamo aggiunto innovazione su innovazione, abbiamo evoluto il nostro sistema.
In che modo?
I sistemi di recupero di energia sono oggetti complessi e hanno tenute idrauliche all’interno, garantite dagli O-Ring, i loro “punti deboli”. Tendono a subire un usura nel tempo. Nel 2013 abbiamo appunto introdotto una tecnologia 2.0 che non usa più o ring. Siamo quindi virtualmente senza manutenzione meccanica, se ovviamente non avvengono eventi speciali e particolarmente dannosi per il sistema. Siamo gli unici al mondo ad avere questa tecnologia, su tutte le nostre macchine.
E c’è in arrivo anche un’altra “invenzione” da parte vostra…
Si, al Mets, a metà novembre, presenteremo un prodotto di fascia alta, il Modular 300. Questa volta “l’invenzione” si basa su un’innovazione sulla pompa: abbiamo coniugato il nostro amplificatore con un pompa centrifuga multistadio. Sono pompe che non hanno tenute meccaniche, non hanno parti di strisciamento interno, creano pressione dando energia dinamica all’acqua. Questo grazie a delle ventole che girano senza però tenuta meccanica sullo statore. Di solito non vengono usate per l’acqua di mare, ma per le acque di pozzo, perché la pressione non è sufficiente. Problema che noi abbiamo risolto utilizzando il nostro amplificatore di pressione. Il risultato finale è che la macchina ha un’affidabilità eccezionale, è silenziosa e consuma pochissimo.Vista la sua capacità di produrre più di sette tonnellate d’acqua al giorno è evidentemente pensata per i grandi yacht o per il mercato professionale.