Qualche settimana fa si è conclusa la prima di una (immaginiamo lunga) battaglia legale tra i proprietari di case in Florida e gli armatori che hanno l’abitudine di dare áncora negli specchi d’acqua su cui queste lussuose case affacciano. E i proprietari di casa hanno avuto la meglio: alcune zone di mare di Sunset Harbour, Fort Lauderdale e Miami Beach sono state interdette all’ancoraggio. L’ordinanza sostiene che le barche hanno “un effetto deleterio sulla salute, sicurezza e benessere dei residenti” e che “costituiscono inquinamento estetico, dal momento che sono sgradevoli e interferiscono con le viste e il godimento dei bellissimi panorami della Baia di Biscane da parte del pubblico”.
Il sud della Florida è un luogo tattico per molti che hanno deciso di vivere a bordo delle proprie barche, vicino ai Caraibi e dotato di tutti i servizi per le riparazioni. Forse per questo il sovraffollamento di imbarcazioni ha reso i posti in marina rari e molto costosi, e sempre più persone, locali e di passaggio, hanno deciso di andare a vivere in rada, magari restando in uno stesso ancoraggio per mesi quando ne trovano uno adatto.
Le tensioni tra questi armatori e i proprietari delle case da milioni di dollari che affacciano sulle baie scelte per gli ancoraggi non sono una novità. Da una parte i “terrestri” sostengono che le barche scaricano in mare ciò che non dovrebbero inquinando le acque (non ci sono prove, fino ad ora), che possono spiare dalle finestre e dalle siepi delle case violando la privacy, che le barche sono un impedimento per i bambini che vogliono andare sulle moto d’acqua, che in estate sembra di avere un parcheggio in giardino. E aggiungono che chi vive a bordo non paga le tasse, usa i servizi senza contribuire alla comunità ed è sostanzialmente uno sfruttatore.
Dall’altra parte i “marini” rispondono che è solo una questione di soldi, che lo Stato vuole proteggere gli interessi dei contribuenti più ricchi e che il diritto di ancoraggio per i marinai è sacro. Qualcuno si spinge a dire che in Florida c’è una cultura “anti-barca a vela” e che all’origine di tutto ci sia la gelosia di chi se ne sta in una casa da 2 milioni di dollari e vede qualcuno che gode dello stesso panorama gratis… Mark Reinhardht, uno dei “liveaboard”, come li chiamano negli Stati Uniti, ci tiene ad essere integrato nella comunità che lo ospita e ha chiesto in giro “Perchè qui tutti odiano i velisti?”. La risposta: “Perchè voi ve la cavate con poco”.
Come spesso capita, la questione ha assunto contorni grotteschi. Un lungo articolo di un giornale di Palm Beach (browardpalmbeach.com) riporta nel dettaglio alcune delle battaglie di quella che definisce una “lotta di classe dei velisti”. Uno dei residenti di Sunset Lake, uno specchio d’acqua racchiuso tra la Florida e e le isole Sunset, pare essere solito puntare dei fari potentissimi sulle barche di notte per disturbare il sonno degli armatori e convincerli ad andarsene. Quando non basta punta anche degli altoparlanti con musica a tutto volume. E infine è andato oltre: ha comprato 30 barche di 12′ e le ha ancorate tutte in prima linea davanti alla propria abitazione, per impedire ad altre imbarcazioni di dare fondo (e questo sì che ci sembra illegittimo e pericoloso, 30 barche incustodite, ma non siamo avvocati). Qualcuno ha anche girato dei video di queste “intimidazioni” e li ha resi pubblici, scatenando le reazioni indignate degli altri armatori, che hanno deciso di darsi appuntamento per ancorare proprio davanti alla casa del residente arrabbiato.
Lo Stato della Florida si è trovato quindi a dover decidere in una situazione “calda”, e per di più complicata dal punto di vista amministrativo: ciascuna municipalità stava infatti provvedendo alla questione con ordinanze locali, creando una situazione decisamente innavigabile per i proprietari di barche. Lo Stato ha deciso di riprendersi la competenza e ha lanciato un programma per creare dei campi boe dove le barche possano sostare. Qualcuno è già operativo ed entro il 2017 dovrebber essere presa una decisione definitiva una volta valutati i risultati di questo approccio. Nel frattempo però, i velisti all’áncora sono in balia degli umori e delle valutazioni locali: c’è chi riporta di visite sempre più frequenti della polizia a bordo, chi si ritrova di fatto impossibilitato ad attraccare con il tender perchè delle ordinanze locali hanno reso illegale “l’attracco di imbarcazioni non autorizzate”.
Certo, nell’area sono presenti alcune imbarcazioni di fatto abbandonate o tenute in uno stato indecoroso, e a queste di sicuro verranno applicate restrizioni, ma molti degli armatori coinvolti da queste decisioni sono semplicemente persone che hanno deciso di vivere (anche o esclusivamente) sulla propria imbarcazione, pensionati, professionisti, turisti, e si sono sentiti insultati dal modo in cui le istituzioni trattano la questione, accumunando tutti quelli che vivono in barca a dei senza tetto che inquinano il mare e l’estetica. Si sono arrabbiati, e adesso vedremo come andrà a finire.
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