In un mondo globalizzato, con il numero impressionante di informazioni che ci investono, uno dei pochi modi per farsi ascoltare, o per coinvolgere emotivamente e motivare un gran numero di persone, passa attraverso imprese eclatanti.
Esattamente questo devono aver pensato Braam Malherbe e Wayne Robertson quando hanno deciso di sfidare l’oceano Atlantico meridionale su di una barca a remi. L’impresa non è una novità assoluta. Già il nostro Alex Bellini, in solitario, aveva attraversato l’atlantico prima, e il pacifico poi, su una barca la cui unica propulsione era nella forza delle sue braccia. In questo caso a remare sono in due, ripartendosi la fatica su turni incessanti di due ore, giorno e notte, e per i circa tre mesi, questo è il tempo previsto, che servirà a coprire il percorso tra Città del Capo e Rio de Janeiro.
Partiti il 7 febbraio da Cape Town, dopo più di un mese di rinvii a causa del meteo avverso e della rinuncia di Clyde Barendse, sostituito appunto da Robertson, i due non cercano un record o gloria personale: sono portatori di un messaggio. Scrive Malherbe sul suo sito: “ Stiamo commettendo ogni giorno un crimine contro l’umanità, stiamo esaurendo le risorse, limitate, del nostro pianeta (…) stiamo compromettendo il futuro dei nostri figli”. Malherbe e il suo compagno di avventura sono convinti però che una soluzione al problema sia possibile, e da qui l’idea del “DOT Challenge”. La sfida, l’impresa DOT, che dovrebbe sfociare in un movimento d’opinione.
DOT è l’acronimo di “Do One Thing”, più o meno “fare una cosa”, compiere una singola azione. Una singola azione in favore del pianeta sembra poca cosa, ma fatta dai sette miliardi di esseri umani che lo popolano, fa la differenza.
Coerentemente al loro retroterra culturale (Malherbe è già un esperto di imprese estreme vissute a contatto con la natura, ambientalista e divulgatore, mentre Robertson, che è il titolare di un cantiere nautico, ne condivide l’impegno ambientalista e a sua volta pratica sport estremi ), Braam e Wayne hanno individuato quattro prime categorie ambientali sulle quali una singola azione può fare la differenza: Acqua, Rifiuti, Ambiente, ed Energia.
Sarà una App, scaricabile dal sito dell’impresa, che giornalmente fornirà lo spunto per intraprendere una singola azione utile, e per rendere possibile un inesorabile cambio di abitudini. Chiudere il rubinetto dell’acqua, o spegnere la luce quando non serve, piuttosto che evitare l’utilizzo di una cannuccia o eliminare lo spreco quotidiano di cibo, saranno spunti che, nelle speranze dei due vogatori oceanici, in modo virale coinvolgeranno sempre più persone in tutto il mondo. Persone che in seguito potranno proporre i propri DOT, i quali acquisiranno “punteggio” man mano che qualcuno vi aderirà, e così via.
Il motore dell’iniziativa è la motivazione, e Braam e Wayne, al di la’ della fatica, hanno già dovuto affrontare una tempesta, il ventiduesimo giorno di traversata, e tutte le prevedibili difficoltà che un viaggio del genere comporta. La loro motivazione, il loro impegno per 6.700 km, vuole dare forza a chi deciderà di aderire all’iniziativa DOT.
L’impresa è condotta in assenza di ogni forma di assistenza, su di un’imbarcazione di 6,8 metri, in gran parte scoperta. Solo il settore di prua ha una cellula di sopravvivenza all’interno della quale riposare durante il proprio turno, o nella quale rifugiarsi durante le tempeste, quando la barca non è governabile con i remi e solo l’ancora galleggiante ne garantisce l’assetto. Per evidenti problemi di spazio il cibo è liofilizzato e l’apporto di acqua è garantito da un singolo dissalatore appositamente progettato. L’energia elettrica per gli impianti, e per le comunicazioni, è fornita da pannelli solari che alimentano in continuazione le due sole batterie di bordo.
In questi momento i due si trovano in mezzo all’Atlantico meridionale, hanno raggiunto e superato la latitudine di Rio e ora stanno vogando con prua sud ovest verso la città brasiliana. Dalla meta li sperano ancora 3124 chilometri.