Molle d’ormeggio Douglas Marine inizia lo stress test

Accessori alla frusta: arriva il momento delle molle d’ormeggio Douglas Marine. Perché se c’è una cosa che preoccupa chi possiede uno yacht da milioni di euro, è proprio quella che, una volta lasciato in banchina, magari in preda alla condizioni meteo marine, le linee d’ormeggio cedano lasciando il passo agli eventi più infausti. Perciò servono molle d’ormeggio di altissima qualità. 

In questo periodo abbiamo cominciato a testare le Master Mooring Junior series usando il Daydreamer, la nostra barca-laboratorio. Le aspettative sono alte, anche perché, forse è inutile dirlo, parliamo di un accessorio prodotto da un’azienda storica, assolutamente Made in Italy e che pare non trovare rivali degni di questo nome nel mercato che copre assiduamente da 45 anni in Italia e anche all’estero, dove opera tramite i propri dealer la cui rete sembra si stia estendendo.

Le aspettative sono alte inoltre perché queste molle hanno dei pesi e ingombri di molto ridotti rispetto alla concorrenza, ma riescono però ad ammortizzare bene imbarcazioni relativamente grandi.   

L’installazione di queste molle d’ormeggio è stata semplicissima a partire dalle cinghie d’ormeggio (sempre prodotte da Douglas Marine) che abbiamo posizionato in men che non si dica. Una volta installate fin dal primo momento le molle d’ormeggio Master Mooring sembrano ridurre molto efficacemente la tensione. Poi, in questi giorni di mare molto formato, lo specchio d’acqua della stragrande maggior parte dei porti ne risente sviluppando molta risacca, ma questi ammortizzatori nautici ci hanno già dimostrato di essere in grado di attutire gli inevitabili strappi. 

Anche le bitte del Daydreamer ci ringrazieranno se il test non lo smentirà, perché uno degli effetti conosciuti delle Master Mooring è proprio quello di smorzare di molto le forze che insistono sulle bitte. 

Adesso lasciamo fare alla stagione invernale il suo corso e vedremo come si comporteranno queste molle d’ormeggio nel lungo termine, magari anche simulando qualche “errorino” da neofita, per esempio tesandole troppo o troppo poco. L’ottima reputazione delle molle d’ormeggio Douglas Marine è poi quella di resistere molto bene all’ossido e alla ruggine, vedremo quanto sarà confermata questa dote grazie ai risultati dei nostri test. 

Amministrazione virtuosa

La consegna del prodotto che stiamo testando è avvenuta proprio per mano di Paolo Ramoino, Amministratore unico e Rappresentante legale di Douglas Marine, che ci ha spiegato nei dettagli molto di quel lavoro che viene svolto in azienda a Segrate (Mi), lavoro che quest’anno gli ha consentito di raddoppiare un fatturato che si annuncia altrettanto alto anche a chiusura dell’anno a venire. 

Quello delle molle d’ormeggio è un processo di produzione industriale particolareggiato, che vede protagonista l’attenzione minuziosa per ogni dettaglio ed è in grado di restituire un prodotto frutto di una cura anche artigianale in ogni fase della lavorazione.

L’intero prodotto nasce praticamente tutto all’interno della fabbrica, dove vengono costruiti i tiranti, i piattelli delle molle e quant’altro, dalle maestranze che insieme consentono la messa in commercio di un prodotto, lo ripetiamo, di alta qualità.

Douglas Marine i prodotti sono brevettati

Ciò avviene anche perché in 45 anni di storia aziendale, l’esperienza che il personale mette da parte, anche in termini di veri e propri ‘feedback’ della clientela, è infinita. E va detto di più: le molle d’ormeggio Douglas Marine sono brevettate e lo sono orgogliosamente, perché Douglas Marine è stata la prima a ideare questo particolare tipo di funzionamento dell’ammortizzatore.  

Douglas Marine è molto conosciuta per le sue molle d’ormeggio, ma in realtà è altrettanto ben reputata anche per i suoi attacchi ancora/catena, fra i quali ne esiste uno autoraddrizante che vanta una potenza triplicata rispetto ai competitor.

Un altro prodotto molto apprezzato in Douglas Marine, lo costiuiscono gli svariati modelli di scalette di risalita, le quali vantano una produzione che quest’anno ha superato il migliaio di unità. Le scalette di risalita sono pensate bene per quanto concerne l’ergonomia e studiate appositamente in maniera da non ostacolare la risalita dei naviganti, anzi, per agevolarla senza però impattare il design delle piattaforme poppiere.

Ma c’è dell’altro perché Douglas Marine commercializza anche i suoi profili bottaccio (inox) sempre prodotti internamente in una misura di produzione complessiva importante, che nel 2021 ha superato i 35 chilometri, riscuotendo successo fra i tantissimi cantieri clienti, soprattutto perché i profili vengono sviluppati con macchine apposite che riescono ad ottenere, in un unico pezzo, una doppia curvatura, piegando l’acciaio a freddo in modo tale che non si veda nulla da fuori di quella che è la piega. E il design migliora. 

Spiega Paolo Ramoino, grazie al quale l’azienda ha raggiunto il fatturato più alto dall’anno della sua fondazione, che le novità in Douglas Marine non sono poche: «Abbiamo rifatto il packaging dei prodotti, rinnovato la comunicazione tramite un sito Web tutto nuovo e adesso è disponibile un catalogo prodotti redatto in chiave totalmente moderna». «Oltre a ciò – continua Paolo Ramoino – vantiamo un customer service sempre pronto verso gli shiphandler, quindi ogni componente della molla d’ormeggio, anche dopo svariati anni, è sempre disponibile e si può sempre aggiustare, basta una chiamata». 

Douglas Marine sarà presente al METS, dal 16 al 18 novembre, dove esporrà (stand 05.250) anche una nuova scaletta telescopica di risalita “Portofino” che, in parte a immersione e installata a poppa, ha una maniglia integrata che si può estrarre ed inserire a baionetta, limitando l’impaccio a bordo se inutilizzata, o favorendo il passaggio del navigante, il quale così non trova l’ostacolo del doppio collo costituito dalle due maniglie classiche che restringono sfavorevolmente il passaggio al momento della risalita a bordo. Per chi ci andrà, il prossimo anno, Douglas Marine presenzierà anche al Salone di Dusseldorf.   

Andrea G. Cammarata

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