Problemi di corrente
Pescando a drifting è facile intuire quanto sia importante valutare gli spostamenti del flusso d’acqua per riuscire a capire come calare le nostre esche, ovvero a quali profondità e quanto distanziare poi ogni singola lenza dall’imbarcazione.
Inizialmente, tutti i pescatori di tonni si concentrano nel capire quale è la corrente in superficie, però, più si va avanti con l’esperienza nella pesca in drifting, più ci si accorge che sono anche altri gli aspetti che un equipaggio deve considerare se vuole avere maggiore successo. Infatti, lungo la colonna d’acqua frequentemente ci sono più tagli di corrente, con direzioni diverse e diverse velocità.
Cosa significa tutto ciò? Che spesso noi vediamo le nostre sarde allontanarsi in superficie spinte da una certa corrente ma poi queste, una volta arrivate più in profondità, e spesso ormai lontane dal nostro sguardo, intercetteranno un’altra corrente che cambia loro direzione. Non di rado, mentre in superficie le nostre sardine si allontanano da noi, arrivate sul taglio di corrente più basso, invertono la marcia e tornano verso l’imbarcazione o verso altre direzioni. Tutto ciò non è così facile da capire, visto che la corrente più superficiale è quella che muove la pastura finchè noi riusciamo a vederla e che, ovviamente, muove anche inizialmente le nostre esche quando le filiamo in acqua! Inoltre, numerose volte i nostri inneschi, a causa dell’attrito che ha in acqua il galleggiate che stiamo impiegando (che può essere una bottiglietta o un palloncino), che viene spinto dalla corrente superficiale, si allontanano dalla barca seguendo la direzione della corrente più alta (cosa accentuata dal vento quando questo ha la stessa direzione della corrente superficiale).
Quando però una corrente più profonda fa tornare indietro o cambiare direzione alla scia di pastura questa si allontana dalle nostre esche, specie da quelle poste più in profondità (profondità ottenuta con una maggiore piombatura della lenza e con una maggiore distanza, da noi stabilita, tra galleggiante e zavorra). Queste ultime esche più profonde, lontane dalla scia di richiamo, saranno più difficili da rintracciare dai pesci che risaliranno la pastura. Qualora i pesci dovessero comunque incontrare tali esche queste, rimanendo fuori dalla scia di richiamo, insospettiranno i tonni che con facilità le rifiuteranno.
Come possiamo risolvere questo problema?
Presupponendo di essere ancorati di prua, e di avere dunque la corrente superficiale che allontani la pastura dalla nostra poppa, per riuscire a capire se siamo in presenza della situazione problematica sopradescritta, un valido accorgimento è quello di filare in acqua una sardina senza (o con poca) zavorra, meglio se unita ad una lenza sottile, quale può essere una lenza in treccia di basso diametro che, quindi, subirà meno l’attrito dell’acqua. Sarà opportuno filare in acqua lentamente molti metri di filo. Fatto questa operazione (da praticare magari con una canna atta solo a questo scopo) dovremo recuperare la lenza ed osservare come questa risalirà. Se nel recupero, una volta messa in tensione, la lenza (e quindi la sardina) non risalirà in corrente lontana da noi ma, piuttosto, risalirà molto vicina alla nostra poppa, o addirittura nel recupero notiamo che il filo risalirà in direzione della prua, è ovvio che in profondità la corrente ha una direzione diversa da quella di superficie, avendo infatti deviato il percorso della nostra sardina e della lenza.
Una corrente profonda, di direzione differente dalla corrente superficiale, è la causa per la quale spesso si pesca, specie con le canne poste a maggiore profondità, con delle esche completamente fuori pastura, e questa è anche la ragione di mancati strike anche quando i tonni sono in scia. Inoltre, in tali circostanze aumentano le possibilità di vedere marcature di tonno sul nostro ecoscandaglio, e quindi di pesci che nuotano sotto di noi, ma che non abboccano alle nostre esche.
Per questo problema si possono adottare alcuni rimedi come quello di calare le canne che pescano a maggiore profondità più vicine alla poppa (soluzione valida se la corrente più profonda torna in direzione dell’imbarcazione).
Altra alternativa che si può tentare è quella di fare delle continue e lunghe passate piombando poco o nulla la lenza, non utilizzando galleggianti, e cercando di far seguire al nostro innesco gli spostamenti della corrente stessa (filando di continuo lenza in acqua, alternando solo con qualche stop), esattamente come si fa nel light drifting mirato a predatori più piccoli. Finita una lunga e continua passata in corrente, si recupera l’innesco per poi ricominciarne un’altra.