Drifting al tonno, inneschi e pastura

Pastura fresca o surgelata? This is the question

Parlando di drifting al tonno, un altro punto su cui focalizzare l’attenzione è il tipo di sarde (o alici) da impiegare. Beh, senza dubbio alcuno, per realizzare una buona pastura vanno benissimo sia sardine fresche che sardine surgelate. Chi pensa che sia fondamentale l’utilizzo di sarde assolutamente freschissime per ottenere dei buoni risultati, a mio avviso sta sbagliando.

In molti si chiedono se sia meglio impiegare pastura fresca o congelata

Posso riportare tanti esempi in cui impiegando sarde surgelate si sono ottenuti grandi risultati. Si pensi che anche durante le più importanti gare organizzate dalla Fipsas, quali possono essere le finali dei campionati Italiani di Drifting al tonno, ad ogni equipaggio vengono fornite, in molte occasioni, alcune casse di sarda fresca e altre di sarda surgelata.

E’ certamente consigliabile, però, affinché abbiano un’efficacia massima in pesca, che le sardine congelate siano state messe nelle celle frigorifere molto fresche, o comunque in buono stato. Altrimenti, al loro scongelamento, il problema più grande in barca sarà il loro odore difficilmente sopportabile!

 

Esche, è qui l’inganno

Quando lo scarroccio è troppo sostenuto, è indispensabile impiegare un’ancora galleggiante per frenare lo spostamento dell’imbarcazione

Su come innescare una sardina, o su quale sia l’innesco migliore per i tonni, credo che siano state scritte centinaia di pagine e spesi fiumi di parole, però, sta di fatto che, se parlerete con molti angler in giro per la penisola, incontrerete un comune fattore nei loro pensieri, una comune regola fondamentale da rispettare, ovvero, portare particolare attenzione al “mimetismo” dell’esca, ovvero alla sua presentazione.

Infatti è fondamentale che il tonno incontri la nostra esca tra le sardine in pastura e che, quindi, questa si presenti nella maniera più naturale possibile, come una delle centinaia di sardine, o pezzetti di sardina, che il tonno si sta mettendo in bocca con voracità risalendo la scia di pastura.

Tra le tante varianti, di fatto è importante che la sarda innescata scenda con la pancia rivolta verso l’alto, esattamente come le sarde di pastura. Quindi il nostro inganno in realtà sta nel riuscire a camuffare la nostra sardina tra le altre, in mondo che il pesce non ne distingua la differenza e abbocchi senza sospetto.

Generalmente, andremo a pasturare sia con sarde intere che con pezzi di sardina, quindi sarà buona abitudine andare a variare le presentazioni dell’esca, impiegando sia sardine intere, che mezze sardine.

I problemi nascono però quando la corrente è più sostenuta, se per esempio stiamo pescando all’ancora, o quando iniziamo a scarrocciare troppo velocemente se stiamo pescando in deriva. In quest’ultimo caso sarà opportuno utilizzare delle ancore galleggianti, o più di una, con delle dimensioni tali da consentirci un corretto rallentamento della barca impiegata.

Il classico innesco dalla pancia funziona molto bene, ma è da evitare se la corrente si fa troppo elevata

Quando la corrente è notevole, può danneggiare con facilità le nostre esche e, cosa piuttosto fastidiosa, le fa roteare su se stesse. In tali circostanze, sarà importante evitare il classico innesco da sotto (a pancia rovesciata), che anche io amo molto impiegare quando la corrente non è forte, ma che tende a roteare molto in condizioni di forte flusso d’acqua.

In queste circostanze è meglio optare per inneschi più idrodinamici, come inneschi fatti per la bocca, oppure la mezza sarda “trainata” per la coda. Ricordiamo sempre di asportare la pinna caudale della sardina, che in condizione di corrente tende a far roteare l’innesco. Inoltre, è sempre importante fissare in maniera salda l’esca all’amo con del filo elastico, cercando però di non deformare troppo l’esca.

 

Per rafforzare la tenuta dell’esca sull’amo si adottano varie soluzioni, tra cui l’impiego di filo elastico o di stecchini in legno all’interno dell’esca

Un’altra valida soluzione per rendere robusto l’innesco è quello di inserire all’interno della bocca della sardina, e per tutta la sua lunghezza, uno stecchino di legno.

Questo ci aiuta ad evitare la rottura della sarda in particolari condizione di corrente e turbolenza e, inoltre, ci permette di avere maggiori chance di cattura, evitando che il tonno, in fase di aspirazione dell’esca, possa strappar via la sardina dall’amo senza, quindi, rimanerne allamato.

Emiliano Gabrielli

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