Droni: cosa dice il nuovo regolamento, in vigore dal 2021, riguardante sicurezza e privacy
La notizia era nell’aria: il nuovo regolamento europeo per il volo dei droni a uso ricreativo e professionale, che sarebbe entrato in vigore il 1° luglio, slitta di sei mesi. Dunque c’è tempo fino a fine anno per “mettersi in regola”, ma per chi si diletta o lavora con i droni è meglio prendere confidenza con le nuove norme già da ora.
Per avere un quadro più chiaro sulle modifiche sostanziali che dal 2021 riguarderanno in particolare l’aspetto della privacy, ci siamo rivolti a Tullio Iaria, pilota di droni con diversi primati all’attivo che si occupa di consulenza per le aziende nell’ambito dei servizi droni e dei sistemi anti-drone, nonché della tutela della privacy.
Iaria è anche istruttore di volo, examiner Enac, titolare di un centro addestramento, rappresentante nazionale dei centri d’addestramento Assorpars (l’associazione di categoria) e consulente per le Forze dell’Ordine.
La linea sottile tra attività ricreativa e professionale
La prima grande novità riguarda il venir meno della distinzione fra droni amatoriali e professionali, che verranno classificati in base al peso. L’annullamento di tale differenza si riflette sull’utilizzo che si fa del drone.
In pratica, sia che si svolga attività ricreativa, quindi non a scopo di lucro, sia che si tratti di missioni o commissioni specializzate con fini commerciali, diretti o indiretti, è obbligatorio ottenere un attestato online rilasciato dall’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) al termine di una sessione formativa e, qualora si voglia procedere nell’uso da ricreativo a professionale, proseguire la formazione per ottenere il livello avanzato (critico) che abilità agli scenari standard, nonché a quelli studiati appositamente per chi effettua riprese e video.
La norma, infatti, prevede che, quando si svolge un’attività specializzata, si deve essere in possesso di una serie di requisiti tra cui la registrazione del drone sull’apposito portale, l’assicurazione dello stesso e il “patentino” che abilita il pilota a sostenere quel tipo di attività.
Bisogna però fare molta attenzione, perché l’attività specializzata esula da un compenso diretto del pilota. Ad esempio, un modo indiretto di fare attività a scopo di lucro consiste nel pubblicare una foto scattata con il drone e, sotto richiesta di un committente, rilanciarla sui canali social per incrementare il numero delle visualizzazioni a beneficio del committente stesso. In questo caso, non stiamo più svolgendo attività ricreativa ma commerciale.
Il nuovo regolamento mette sullo stesso piano le due tipologie d’uso proprio per risolvere una volta per tutte le situazioni ibride, in cui troppo spesso il confine tra l’elemento amatoriale e lo scopo di lucro si rivela molto labile e quindi altrettanto complicato da interpretare in maniera oggettiva.
Insomma, è necessario fin da subito superare un corso online sul sito dell’Enac, mentre chi ha superato il corso critico è legittimato a utilizzare il drone anche per ragioni commerciali. Naturalmente, stiamo parlando del pilotaggio di droni superiori ai 250 grammi, al di sotto di questa soglia è necessaria la sola registrazione e assicurazione oltre che l’attestato online.
I professionisti che invece vogliono fare riprese più impegnative devono conseguire il patentino critico detto Cro (attestato di pilota APR per operazioni critiche), frequentando il corso presso un centro d’addestramento Enac. Il professionista deve poi registrare la matricola del drone e stipulare un’assicurazione: il disciplinare sanzionatorio attualmente in vigore prevede ammende molto pesanti per chi è senza assicurazione e sono previste anche condanne penali.
Droni tra sicurezza e privacy: responsabilità del committente e tre patenti
La legge italiana prevede che il committente è responsabile del controllo del drone, quindi se un armatore affida a un pilota un’attività di ripresa della sua imbarcazione senza verificare che questi sia in possesso dei titoli corretti (assicurazione in essere, drone regolarmente registrato), a risponderne sarà l’armatore, qualora succedesse qualcosa anche soltanto in fase di controllo.
Infine, per quanto riguarda il grado di competenze di un pilota, esistono tre livelli di patente: quella online per attività sportiva e ricreativa, la patente critica per professionisti, e la licenza massima che consente di controllare il drone su lunghe distanze, anche al di là del proprio campo visivo. “A bordo di barche a vela mi pervengono le maggiori casistiche di persone che utilizzano il drone in maniera impropria e che, sottovalutando la forza del vento, fanno schiantare il drone contro la vela, danneggiando non solo la vela ma anche le antenne del drone“, spiega Tullio Iaria (foto qui sopra).
“Il mio consiglio? Individuate lo scenario in cui volete agire e iscrivetevi a un centro d’addestramento autorizzato – continua Iaria – solo così gestirete il drone nel rispetto delle regole e della privacy altrui: la denuncia di un video o di una foto catturata in maniera impropria può essere anche esporta a posteriori. Una buona scuola consente di capire quando ci si trova in quella fascia grigia e come muoversi correttamente entro quella fascia ritornando in una condizione di safety. La nuova normativa sui droni, infatti, è nata con uno scopo: tutelare la privacy e la sicurezza delle persone“.