Elan E5 messo alla prova, velocità e precisione

Elan E5, provato in anteprima al Salone di Genova

Il Golfo di Genova ci ha riservato poco vento per la prova dell’Elan E5, che avevamo già potuto vedere in anteprima esclusiva per i lettori di The Yachting Media International.

Si sta preparando l’apertura del Salone Nautico, i lavori fervono in banchina e noi ne approfittiamo per prendere il largo.

Sappiamo che questa barca è agile e veloce, come del resto tutti gli Elan, e perciò non siamo preoccupati per la brezza leggera.
Infatti non appena prendiamo il timone, regoliamo le vele e ci mettiamo in assetto di bolina, la barca sbanda dolcemente e parte.

Ci sono circa quattro nodi di aria e abbiamo un nodo di corrente al giardinetto. Di bolina riusciamo a stringere fino a 32 gradi con una velocità di 3.1 nodi. Niente male.

Decidiamo di concentrarci sulla regolazione delle vele portando sopravento il carrello della randa (posizionato a dire il vero un po’ troppo alto: la scotta è di un colore fluo per essere visibile e non far inciampare, ma con vento o quando si è distratti può essere pericolosa) e ammorbidendo leggermente la parte bassa del genoa.

Questa vela di prua è molto interessante perché, pur essendo un genoa avvolgibile in dacron molto resistente per crociere e navigazione, si può portare anche ridotta con molto vento senza che perda la forma (e senza rovinarsi come accade ad altre vele più delicate).
E soprattutto il punto di scotta può essere regolato con un comodo barber 2D che farà la gioia dei tailer in regata.

Portiamo il timone tre gradi alla puggia: 35 gradi di angolo di bolina e la velocità sale a 4.2 nodi.

Proviamo la virata. Premettiamo che siamo in tanti a bordo, in cinque e tutti seduti comodi in pozzetto. Perciò durante la virata la barca si siede sulla poppa spostando parecchia acqua, e in uscita sul nuovo bordo perde un nodo di velocità.

Sicuramente in regata il tattico avrebbe disposto tutto l’equipaggio in falchetta e la virata sarebbe stata eseguita con rollio, con effetti del tutto diversi.
Se la regata fosse tra i bastoni, il tattico avrebbe potuto anche far sbarcare la zattera di salvataggio che in questo momento è riposta nei gavoni.

Però questo comportamento durante una virata in modalità “relax” racconta di una poppa allargata e piatta, di una forma adatta alle andature portanti (in pozzetto è rimandato un retriever per il bompresso dove si può armare il gennaker).

Allarghiamo quindi l’andatura a 50 gradi e, con cinque nodi di vento, né registriamo 4.4 di velocità che diventano 5.6 nodi al gps, grazie a un aiutino dalla corrente.

Mure a sinistra, restiamo a pilotare da sottovento perché in questa configurazione gli strumenti sono solo a portata del timone di dritta. Possono però essere posti su entrambi i lati oppure al centro, al posto  di manovra del drizzista.

Saremmo pronti per provare qualche strambata quando ecco un imprevisto.
Vediamo un oggetto galleggiante alla deriva a un centinaio di metri da noi, e decidiamo di andare a verificare.

Scopriremo trattarsi di un ingombrante agglomerato di polistirolo, cime aggrovigliate e foglie, quindi di scarso pericolo per la navigazione (minaccia più grave, casomai, per l’ambiente).
Ma ci fornisce l’occasione per un ulteriore test. Mettiamo le vele alla cappa e ci avviciniamo da sopravento per scadere sull’oggetto e agganciarlo con il mezzo marinaio.
Operazione perfetta al millimetro, sembra che questa barca abbia occhi e orecchie e anzi sappia da sola dove deve andare.

Trasciniamo l’OFNI (object flottant non identifié, come dicono i navigatori oceanici) verso il porto per poi segnalarlo alla vedetta della Guardia di Finanza presente accanto al pontile Elan al Salone e rientriamo, facendo le ultime prove a motore.

In questo caso l’ Elan E5, evidentemente molto più felice di andare a vela, reagisce un pochino controvoglia, è un po’ più rigida sui timoni, ma alla fine si lascia condurre docilmente, anche in retromarcia, all’ormeggio.

Giò Salea

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