Si sta preparando l’apertura del Salone Nautico, i lavori fervono in banchina e noi ne approfittiamo per prendere il largo.
Sappiamo che questa barca è agile e veloce, come del resto tutti gli Elan, e perciò non siamo preoccupati per la brezza leggera.
Infatti non appena prendiamo il timone, regoliamo le vele e ci mettiamo in assetto di bolina, la barca sbanda dolcemente e parte.
Decidiamo di concentrarci sulla regolazione delle vele portando sopravento il carrello della randa (posizionato a dire il vero un po’ troppo alto: la scotta è di un colore fluo per essere visibile e non far inciampare, ma con vento o quando si è distratti può essere pericolosa) e ammorbidendo leggermente la parte bassa del genoa.
E soprattutto il punto di scotta può essere regolato con un comodo barber 2D che farà la gioia dei tailer in regata.
Portiamo il timone tre gradi alla puggia: 35 gradi di angolo di bolina e la velocità sale a 4.2 nodi.
Sicuramente in regata il tattico avrebbe disposto tutto l’equipaggio in falchetta e la virata sarebbe stata eseguita con rollio, con effetti del tutto diversi.
Se la regata fosse tra i bastoni, il tattico avrebbe potuto anche far sbarcare la zattera di salvataggio che in questo momento è riposta nei gavoni.
Però questo comportamento durante una virata in modalità “relax” racconta di una poppa allargata e piatta, di una forma adatta alle andature portanti (in pozzetto è rimandato un retriever per il bompresso dove si può armare il gennaker).
Mure a sinistra, restiamo a pilotare da sottovento perché in questa configurazione gli strumenti sono solo a portata del timone di dritta. Possono però essere posti su entrambi i lati oppure al centro, al posto di manovra del drizzista.
Saremmo pronti per provare qualche strambata quando ecco un imprevisto.
Vediamo un oggetto galleggiante alla deriva a un centinaio di metri da noi, e decidiamo di andare a verificare.
Scopriremo trattarsi di un ingombrante agglomerato di polistirolo, cime aggrovigliate e foglie, quindi di scarso pericolo per la navigazione (minaccia più grave, casomai, per l’ambiente).
Operazione perfetta al millimetro, sembra che questa barca abbia occhi e orecchie e anzi sappia da sola dove deve andare.
Trasciniamo l’OFNI (object flottant non identifié, come dicono i navigatori oceanici) verso il porto per poi segnalarlo alla vedetta della Guardia di Finanza presente accanto al pontile Elan al Salone e rientriamo, facendo le ultime prove a motore.
In questo caso l’ Elan E5, evidentemente molto più felice di andare a vela, reagisce un pochino controvoglia, è un po’ più rigida sui timoni, ma alla fine si lascia condurre docilmente, anche in retromarcia, all’ormeggio.
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