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Emergenze mediche a bordo, 6 casi pratici.

La barca, come in tanti purtroppo hanno sperimentato, è una fonte inesauribile di piccoli e grandi incidenti, che non possono essere assimilati a nessun’altra “categoria” di situazioni. Tipologie molto diverse di possibili eventi negativi si concentrano infatti nello stesso (amatissimo) luogo: le nostre imbarcazioni. Ogni tipo di “incidente domestico” può infatti riproporsi in barca con l’aggravante, in termini probabilistici, dei movimenti della stessa sull’acqua. Inoltre, allo stesso modo, ci sono le possibili cadute dall’alto, i morsi o le punture degli animali presenti nell’ambiente, gli eccessi del calore o del freddo, e tutto quello che può originare dal contatto diretto col mare. In barca dunque, tutto assume un rilievo statistico diverso da quanto accade sulla terra ferma.

Con questa premessa sembrerebbe che la barca sia un luogo da evitare, perché intrinsecamente troppo pericoloso. Ovviamente non è cosi. Un’accorta prevenzione, e una dose importante di buonsenso, evitano la quasi totalità dei possibili incidenti di bordo. Muoversi rapidamente sulla coperta con i piedi scalzi, piuttosto che con delle scarpe chiuse e dotate di un buon grip, è un comportamento potenzialmente pericoloso. Anche la persona meno esperta lo comprende, ma potrebbe non essere in grado di evitarlo se colta alla sprovvista. Chi invece è esperto, e utilizza buonsenso e prevenzione, sa bene che quelle scarpe bisogna averle indossate “prima”che un evento qualsiasi ci induca improvvisamente a “correre”. Se questo atteggiamento viene applicato ad ogni situazione a bordo, così come ogni buon comandante normalmente fa, le nostre statistiche sugli incidenti in barca si riducono a valori in linea con qualsiasi altro tipo di attività.

Oltre queste considerazioni rimane però l’imponderabile. La cassetta del pronto soccorso, obbligatoria a bordo, e qualche conoscenza di primo intervento che è bene acquisire con dei corsi qualificati, consentiranno di risolvere autonomamente ogni problema di lieve entità, oppure di stabilizzare le situazioni più gravi fino all’intervento degli operatori medici.

Quelli che seguono sono solo alcuni esempi. Sono privi della pretesa di essere esaustivi, e soprattutto sono descritti da un “non professionista” in ambito medico. Vanno dunque integrati partecipando almeno una volta, ad uno dei tanti corsi che le organizzazioni sanitarie propongono (molto spesso gratuitamente), sia in ambito genericamente lavorativo, sia specificatamente per il settore nautico.

Abrasioni: come sappiamo si tratta di ferite superficiali della cute, più o meno estese ma non profonde (non si vedono né i tessuti sottostanti, né la parte grassa della pelle). Bisogna evitare che si infettino, e vanno perciò lavate con acqua pulita (non quella salata) fino ad eliminare ogni traccia evidente di sporco. Vanno poi disinfettate con agenti poco aggressivi: non con l’alcol denaturato. Una volta asciutta (può essere tamponata con le garze sterili), l’abrasione deve essere coperta e protetta. Se è piccola sarà sufficiente un cerotto, altrimenti va utilizzata una garza grassa (di quelle che non si attaccano alla pelle che ricresce), fermata con cerotti o con una rete elastica. La medicazione va ripetuta. Se l’abrasione è grave, valgono le stesse considerazioni, ma bisogna comunque chiamare subito il C.I.R.M.

Tagli più o meno profondi: qui il problema è lavare e richiudere la ferita dopo averla disinfettata. I tagli comportano sempre il distacco tra loro di porzioni più o meno importanti di tessuto, che è impensabile che possa ricrescere: dunque i due lembi vanno riaccostati tra loro. Difficilmente a bordo avremo la possibilità, e la competenza, per suturare una ferita, per cui torneranno molto utili i cerotti adesivi pensati per lo scopo, e presenti nella cassetta del pronto soccorso. Se la ferita è estesa, o se ci sono difficoltà con l’operazione precedente, la stessa va chiusa con un tampone di garze sterili, fermate applicando una certa pressione sulla ferita stessa. Il tampone non andrà assolutamente rimosso fino all’intervento del medico, pena la perdita del coagulo e la ripresa del sanguinamento. Come si lava e si pulisce un taglio in emergenza? È bene aggiungere nella cassetta del pronto soccorso una siringa sterile dalle dimensioni importanti. L’acqua potrà essere diretta a pressione (una volta rimosso l’ago) anche all’interno della ferita. Per non peggiorare la situazione emotiva del ferito, e di chi assiste, è meglio procurarsi degli asciugamani per contenere il “prodotto” del lavaggio che dovrà essere abbondante. Se l’emorragia riguarda gli arti ed è copiosa, e soprattutto se non cessa neanche con il tampone, probabilmente sono stati interessati dei vasi importanti. In questo caso va stretta con il laccio emostatico o con una cinghia, la porzione dell’arto a monte del taglio, stando attenti però a non interrompere del tutto la circolazione. In questo caso, e comunque se il taglio è importante o se è contestuale ad una contusione (ferite alla testa), chiamare appena possibile il C.I.R.M.

Traumi: così genericamente indicati, vanno dallo strappo muscolare, alla distorsione, alla lussazione, e nei casi peggiori alle fratture. Soprattutto nei casi in cui si sospettino queste ultime, il soggetto andrà spostato il meno possibile, e comunque con grande cautela, non essendo noi in grado di valutare in alcun modo l’entità del danno. La parte va immobilizzata (nel caso delle distorsioni si può applicare un bendaggio costrittivo, ma mai troppo stretto), e non bisogna cercare di improvvisare manovre per riallineare arti lussati ecc. Per contenere il dolore va somministrato un analgesico, mentre per rallentare l’infiammazione si deve mantenere la parte fredda: con del ghiaccio “pronto”se c’è, o con quello che è possibile trovare in alternativa nel frigo di bordo. Poi riposo, e per i casi preoccupanti la doverosa chiamata al C.I.R.M.

 

Colpo di calore: alte temperature e alti tassi di umidità, magari subite all’interno di locali angusti come può esserlo un’imbarcazione, oppure dovuti ad un’eccessiva esposizione al sole, possono portare ad un innalzamento della temperatura corporea. I primi sintomi possono essere una sudorazione eccessiva, o la respirazione affannosa, o ancora pulsazioni accelerate con senso di mancamento, crampi, e vertigini fino allo svenimento. Il soggetto va spostato all’ombra, possibilmente in un punto arieggiato, e gradualmente la sua temperatura deve essere abbassata con impacchi freschi nelle zone maggiormente irrorate: i polsi, la fronte, il collo, l’inguine e le ascelle. Se la situazione è più grave (l’assenza di sudorazione ne è un sintomo), la persona andrà spogliata e bagnata con delle tamponature su tutto il corpo, e magari ulteriormente raffreddata con l’ausilio di un ventilatore se disponibile. Fare attenzione, se svenuta, che la respirazione sia regolare, e chiamare il soccorso medico.

Scottature e Ustioni: sono divise per gradi a seconda della loro gravità, e costituiscono un problema serio, soprattutto per la facilità con la quale si infettano. Vanno sempre trattate con guanti sterili e con ogni precauzione. Anche il semplice arrossamento solare, la “scottatura”, è nella sostanza un’ustione di primo grado, e non va sottovalutata. L’eventuale presenza di vescicole piene di siero, o peggio la presenza di parti scure, sottolineano invece la gravità crescente dell’ustione. Per quelle di primo grado sono sufficienti lavaggi di acqua pulita e fresca e l’utilizzo di una crema idratante. Le ustioni più gravi vanno lavate con acqua pulita e fredda, e coperte con delle garze grasse. In assenza di queste ultime vanno bene anche le normali garze sterili, ma devono essere mantenute bagnate per non aderire alla lesione. Mai bucare le vescicole formatesi, e contattare con urgenza il soccorso medico. Non va dimenticato che la gravità di un’ustione, anche se di bassa intensità, è direttamente proporzionale alla sua estensione.

Ipotermia: è questa una condizione che in barca, soprattutto se si tratta di una barca a vela, colpisce più spesso di quanto si pensi. Si va in ipotermia per un abbassamento generalizzato della temperatura corporea. Questo può accadere con facilità anche se immersi in acque non particolarmente fredde come le nostre: la dispersione di calore diviene molto veloce. Ma succede anche vestiti di tutto punto, e con la cerata indosso, se il freddo intorno è particolarmente intenso. I sintomi sono torpore, un rallentamento generalizzato delle capacità di reazione (sembra di pensare più lentamente), e anche i movimenti più semplici divengono difficoltosi. Al timone è il caso di farsi dare il cambio subito. In acqua la situazione è più drammatica. Le procedure sono speculari al colpo di calore: la temperatura va alzata ma non bruscamente. Vanno tolti i vestiti bagnati e utilizzati tessuti asciutti e caldi. Bottiglie piene di acqua moderatamente calda vanno posizionate presso le zone maggiormente irrorate, e si consiglia di bloccare ulteriormente la perdita di calore con una coperta isotermica in alluminio. Attenzione alle eventuali difficoltà respiratorie. Se la situazione viene percepita come preoccupante, e la persona tarda a riprendersi, avvertire immediatamente i soccorsi. Mai somministrare bevande alcoliche.

Non abbiamo, in questa breve rassegna, parlato di tante altre situazioni comuni. Né di fatti più importanti, come le tecniche base di rianimazione, o la postura da far mantenere al ferito a seconda del problema, e così via. Questo per ovvi motivi di spazio, e perché gli argomenti sono davvero tanti e meritano eguale attenzione. Quello che rimane importante tuttavia, è un approccio consapevole, e a 360°, alla nostra comune passione.

Antonio Iaria

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