La barca, come in tanti purtroppo hanno sperimentato, è una fonte inesauribile di piccoli e grandi incidenti, che non possono essere assimilati a nessun’altra “categoria” di situazioni. Tipologie molto diverse di possibili eventi negativi si concentrano infatti nello stesso (amatissimo) luogo: le nostre imbarcazioni. Ogni tipo di “incidente domestico” può infatti riproporsi in barca con l’aggravante, in termini probabilistici, dei movimenti della stessa sull’acqua. Inoltre, allo stesso modo, ci sono le possibili cadute dall’alto, i morsi o le punture degli animali presenti nell’ambiente, gli eccessi del calore o del freddo, e tutto quello che può originare dal contatto diretto col mare. In barca dunque, tutto assume un rilievo statistico diverso da quanto accade sulla terra ferma.
Con questa premessa sembrerebbe che la barca sia un luogo da evitare, perché intrinsecamente troppo pericoloso. Ovviamente non è cosi. Un’accorta prevenzione, e una dose importante di buonsenso, evitano la quasi totalità dei possibili incidenti di bordo. Muoversi rapidamente sulla coperta con i piedi scalzi, piuttosto che con delle scarpe chiuse e dotate di un buon grip, è un comportamento potenzialmente pericoloso. Anche la persona meno esperta lo comprende, ma potrebbe non essere in grado di evitarlo se colta alla sprovvista. Chi invece è esperto, e utilizza buonsenso e prevenzione, sa bene che quelle scarpe bisogna averle indossate “prima”che un evento qualsiasi ci induca improvvisamente a “correre”. Se questo atteggiamento viene applicato ad ogni situazione a bordo, così come ogni buon comandante normalmente fa, le nostre statistiche sugli incidenti in barca si riducono a valori in linea con qualsiasi altro tipo di attività.
Oltre queste considerazioni rimane però l’imponderabile. La cassetta del pronto soccorso, obbligatoria a bordo, e qualche conoscenza di primo intervento che è bene acquisire con dei corsi qualificati, consentiranno di risolvere autonomamente ogni problema di lieve entità, oppure di stabilizzare le situazioni più gravi fino all’intervento degli operatori medici.
Quelli che seguono sono solo alcuni esempi. Sono privi della pretesa di essere esaustivi, e soprattutto sono descritti da un “non professionista” in ambito medico. Vanno dunque integrati partecipando almeno una volta, ad uno dei tanti corsi che le organizzazioni sanitarie propongono (molto spesso gratuitamente), sia in ambito genericamente lavorativo, sia specificatamente per il settore nautico.
Tagli più o meno profondi: qui il problema è lavare e richiudere la ferita dopo averla disinfettata. I tagli comportano sempre il distacco tra loro di porzioni più o meno importanti di tessuto, che è impensabile che possa ricrescere: dunque i due lembi vanno riaccostati tra loro. Difficilmente a bordo avremo la possibilità, e la competenza, per suturare una ferita, per cui torneranno molto utili i cerotti adesivi pensati per lo scopo, e presenti nella cassetta del pronto soccorso.
Colpo di calore: alte temperature e alti tassi di umidità, magari subite all’interno di locali angusti come può esserlo un’imbarcazione, oppure dovuti ad un’eccessiva esposizione al sole, possono portare ad un innalzamento della temperatura corporea. I primi sintomi possono essere una sudorazione eccessiva, o la respirazione affannosa, o ancora pulsazioni accelerate con senso di mancamento, crampi, e vertigini fino allo svenimento. Il soggetto va spostato all’ombra, possibilmente in un punto arieggiato, e gradualmente la sua temperatura deve essere abbassata con impacchi freschi nelle zone maggiormente irrorate: i polsi, la fronte, il collo, l’inguine e le ascelle. Se la situazione è più grave (l’assenza di sudorazione ne è un sintomo), la persona andrà spogliata e bagnata con delle tamponature su tutto il corpo, e magari ulteriormente raffreddata con l’ausilio di un ventilatore se disponibile. Fare attenzione, se svenuta, che la respirazione sia regolare, e chiamare il soccorso medico.
Ipotermia: è questa una condizione che in barca, soprattutto se si tratta di una barca a vela, colpisce più spesso di quanto si pensi. Si va in ipotermia per un abbassamento generalizzato della temperatura corporea. Questo può accadere con facilità anche se immersi in acque non particolarmente fredde come le nostre: la dispersione di calore diviene molto veloce. Ma succede anche vestiti di tutto punto, e con la cerata indosso, se il freddo intorno è particolarmente intenso. I sintomi sono torpore, un rallentamento generalizzato delle capacità di reazione (sembra di pensare più lentamente), e anche i movimenti più semplici divengono difficoltosi.
Non abbiamo, in questa breve rassegna, parlato di tante altre situazioni comuni. Né di fatti più importanti, come le tecniche base di rianimazione, o la postura da far mantenere al ferito a seconda del problema, e così via. Questo per ovvi motivi di spazio, e perché gli argomenti sono davvero tanti e meritano eguale attenzione. Quello che rimane importante tuttavia, è un approccio consapevole, e a 360°, alla nostra comune passione.
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