A vela nello stretto di Gibilterra

L’emozione di navigare nello stretto di Gibilterra e’ sempre grandissima, nonostante le mille navi che passano, nonostante il canale che si puo’ percorrere a vela sia molto stretto, nonostante non esista piu’ il tono epico del “folle volo” di Ulisse.

Il fascino di due mari che si incontrano, l’arrivo a terra dopo tanti giorni di oceano, e ancora di piu’ la sensazione vera e propria di “tornare a casa”, in Mediterraneo, ti fanno battere forte il cuore mentre percorri quella trentina di miglia tra le coste dell’Africa e dell’Europa. E mentre dal punto di vista emotivo sei impegnato a salutare l’oceano, a immaginarti chi per primo ebbe il coraggio di navigare senza vedere costa per giorni interi, e lasciarti un po’ andare alla gioia di essere di nuovo a casa, dal punto di vista della navigazione lo stretto puo’ darti un bel da fare.

Nel punto più stretto tra Tarifa e Tangeri, la distanza tra le coste spagnole e quelle marocchine e’ di 14 km. Considerando che a Ovest si apre l’oceano Atlantico e a Est il Mediterraneo, l’effetto Venturi causato dallo stretto di Gibilterra e’ significativo: incanalandosi nella strettoia, il vento aumenta di velocita’, e le onde si alzano velocemente. Tanto e’ vero che a Gibilterra capita spesso di aspettare che il vento giri per poter entrare e uscire, e riuscire a passare non e’ mai scontato. La meteo ci dava una decina di nodi di vento da Est, proprio in faccia quindi per entrare in Mediterraneo. Poca roba, direte voi, ma gia’ a una ventina di miglia fuori dallo stretto abbiamo cominciato a sentire l’aumento. Dieci, dodici, quindici, venti. Su la trinchetta e abbiamo cominiciato a bordeggiare per entrare.

Anche questa non e’ un’operazione facile. Nello stretto infatti hanno la precedenza le numerose navi che transitano, hanno un largo canale dedicato che le barche non possono attraversare se non perpendicolarmente e nel minor tempo possibile. Ma c’era poco traffico, e con un paio di bordi verso il Marocco e un paio verso la Spagna siamo passati. Non appena si gira il capo di Tarifa l’effetto Venturi diminuisce, il vento cala, e tutto diventa facile.

L’ultima fatica è l’entrata in porto, tra le decine di navi all’ancora in attesa dei piloti che le facciano entrare. Sono davvero grandi, iniziano le manovre di accostata miglia e miglia prima dell’imboccatura del porto, e serve davvero tutta l’attenzione per fare lo slalom tra queste immense macchine, le pilotine, i pescherecci, i gommoni e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.

E dopo mille miglia di oceano, finalmente, si mette piede sulla banchina di Gibilterra, insieme a quella di Horta un altro luogo mitico della navigazione.

 

Sara Teghini


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  • Anche per me passare lo stretto di Gibilterra è stata una grande emozione. Passaggio dal Med. all'Atlantico. Per problemi organizzativi siamo partiti in tarda serata con la marea contraria motore a manetta aiutati un po dalle vele, conseguenza 8 - 9 nodi rispetto all'acqua, 1,5 nodi rispetto al fondo. Finalmente poi è arrivato il cambio di marea e abbiamo iniziato a viaggiare a 8-9 nodi.
    Un grande spettacolo di traffico, con a poppa le prue delle navi già con le luci di via accese, pescherecci che pescavano sparando in superficie con cannoni acqua con sarde tritate e i marinai che buttavano le lenze con lunghe pertiche tirando su sgombri? merluzzi? palamite? tombarelli? gettandoli all'indietro per di nuovo gettare la lenza. Delfini, tonni, un ribollio di acque con la Rocca a dx e l'Africa a sx.

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Sara Teghini
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