Stracciata, sfilacciata, arrotolata o rimossa. Fonte di obblighi e obbligo lei stessa. Spesso, troppo spesso, trattata come un inconveniente.

Invece la bandiera navale è soprattutto il simbolo di un legame. Quello che il marinaio mantiene con il paese cui appartiene la sua nave, è l’espressione di una identità che nulla o poco ha a che fare con sentimenti nazionalistici. Individua un territorio, indica leggi, norme da rispettare, ma anche un senso di appartenenza.

La bandiera nazionale è quella più importante, ma non è l’unica. Molte altre hanno significati precisi e vanno utilizzate correttamente. Nell’insieme rappresentano un linguaggio che un tempo era esclusivo, rappresentava l’unica forma di comunicazione fra le navi e la nave e la banchina.

Oggi non è più così e l’uso delle bandiere si è rarefatto finendo in gran parte nel dimenticatoio. Ma alcune di queste sono ancora obbligatorie, come quelle per la richiesta di libera pratica, per esempio, quando si entra in acque territoriali straniere, altre appartengono al Codice internazionale dei segnali nautici.

Ma ancora oggi, il rispetto per la bandiera nazionale e il corretto utilizzo delle altre, anche nel diporto, marca la differenza fra chi va in barca e magari lo sa fare anche bene e chi ama andarci con il piacere di mantenere vive le tradizioni della cultura marinaresca.

La bandiera nazionale è quindi quella del Paese in cui la barca è stata immatricolata. Va tenuta sempre in ordine e bene a segno,  esposta a poppa, sullo strallo o su un’asta se si tratta di una barca a vela. Sempre a poppa sull’antenna o su un’asta se si tratta di una unità a motore. In teoria, ma ovviamente questo non lo si fa più, sulle barche armate a sloop si dovrebbe issare a due terzi della balumina della randa.

La bandiera nazionale va issata o esposta dalle 8 del mattino fino al tramonto se si è in porto, sempre in navigazione.

La tradizione vuole che, come sulle navi militari, quando si issa o si anmmaina, questa non debba toccare mai la coperta.

Questa bandiera viene anche utilizzata per il saluto quando si incrocia una nave militare. La prassi vuole che si ammaini lentamente la bandiera a metà altezza e la si tenga in questa posizione fino a quando la nave non abbia risposto portando la sua bandiera nazionale a un terzo dell’altezza e riportandola immediatamente a segno. A questo punto la barca a vela si porta per qualche istante prua al vento per riprendere la rotta issando nuovamente la bandiera.

Se la bandiera nazionale è invergata ad asta, il saluto lo si esegue togliendo l’asta dal supporto per abbassarla fino al bordo della murata per poi rimetterla in posizione una volta ricevuta risposta.

Quante volte questo accade nella pratica? Spessissimo. Innumerevoli volte ci è capitato di rispettare questa prassi e ricevere risposta.

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Un’altra bandiera importante è quella di cortesia. E’ il vessillo del paese estero nelle cui acque stiamo navigando. La si issa sotto la crocetta sul lato di dritta in barca a vela oppure a destra dell’antenna o dell’alberetto portafanali, sulle barche a motore.

In alcuni paesi in cui siano presenti forti spinte autonomiste, come ad esempio in Corsica, non è una cattiva idea issare sempre nella stessa posizone la bandiera, in questo caso, corsa e sotto quella francese.

La bandiera di libera pratica invece, conosciuta come “bandiera gialla” corrisponde alla lettera Q del codice internazionale dei segnali. Viene issata a sinistra, sotto la crocetta sulle barche a vela e sull’antenna in quelle a motore. Si issa quando si entra nelle acque nazionali di un paese extracomunitario. Con questa bandiera si comunica alle autorità che si sta dirigendo verso il porto più vicino dove sia possibile fare dogana. Una volta all’ormeggio, nessuno può lasciare la barca fino al completamento delle operazioni doganali. Una volta questa bandiera era conosciuta come bandiera di “quarantena” e con essa si dichiarava che tutto l’equipaggio era in buone condizioni di salute e si richiedeva il permesso di dirigere all’ormeggio in un porto straniero.

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Il guidone sociale rappresenta il circolo di cui l’armatore è socio. Una volta issato lo si ammaina solo quando la barca è in disarmo e rimane a riva giorno e notte. Lo si issa al jack di prua sulle barche a motore, mentre su quelle a vela con più di un albero lo si colloca sulla testa di quello principale. Sugli sloop lo si issa sulla crocetta principale a dritta. In questo caso va spostato a sinistra quando si deve utilizzare un bandiera di cortesia.

Il guidone viene utilizzato per il saluto fra le barche da diporto, ammainandolo a metà una sola volta.

La bandiera armatoriale è invece quella cui ha diritto il proprietario dell’imbarcazione. Può essere di forma quadrata o triangolare ed è posizionata sulla parte centrale dell’antenna sulle barche a motore e sulla crocetta principale di sinstra sulle barche a vela.

Cadute totalmente in disuso, ci sono una serie di bandiere che invece erano fondamentali quando non esistevano telefonini, sms e Whatsapp. Erano quelle insegne fondamentali per avere le informazioni che, da una parte, evitavano lunghe remate da un vascello all’altro con il rischio di non trovare a bordo chi si cercava o di trovarlo occupato, dall’altra per garantirsi magari un po’ di privacy quando si era impegnati in altre faccende.

E’ buona norma ad esempio, non andare a disturbare con visite indiscrete se una barca issa una bandiera quadrata e tutta bianca. Indica che l’armatore è intento al suo pasto.

Quadrata e azzurra con una diagonale bianca, è l’insegna che indica che il proprietario non è a bordo ma in sua vece è presente un ospite.

All’opposto, quando l’armatore è in vena di convivialità, può esporre una bandiera quadrata azzurra con al centro l’inequivocabile sagoma di un bicchiere. In questo caso attenzione, perchè gli armatori delle barche vicine sono autorizzati a sentirsi invitati a bordo.

Un po’ di attenzione anche per l’equipaggio. Un pannello rosso issato a sinistra esterno alla barca, indica che l’equipaggio sta pasteggiando. In realtà oggi, un gioioso pasto su una delle nostre barche da diporto, invia segnali sonori molto più efficaci di una semplice bandiera.

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Infine, la madre  di tutte le insegne, il Gran Pavese. La logica con cui viene composta questa lunga teoria di bandiere da prua a poppa, è davvero molto complessa e richiederebbe un articolo a parte.

Per il momento ci basti sapere che si tratta delle bandiere del codice internazionale dei segnali variamente composte. Si issa al momento del varo, e in porto durante le festività o su richiesta delle autorità del porto.

 

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