Bocche di Bonifacio a Vela, qualche consiglio quando soffia il Maestro

La fama che le Bocche di Bonifacio si sono guadagnate nei secoli è alimentata più dal timore che incutevano ai tempi dei vascelli a vele quadre, di quanto non possa farlo la reale difficoltà di attraversarle a vela con le moderne imbarcazioni.

Di certo c ‘è che in questo canale, largo sei miglia e mezzo nel punto più stretto fra Punta Falcone in Sardegna e Punta Sperone sulla costa sud della Corsica, quando soffia davvero, il Maestro si incanala e accelera spazzando anche le isole di Lavezzi e Cavallo e quelle dell’Arcipelago de La Maddalena.

“Da Bonifacio si torna sempre “, si usa dire da queste parti. A significare che insomma, scendere con mare e vento e coprire 13 miglia fra il fiordo dell’ antica cittadina corsa e il primo ridosso dietro a Spargi o a Budelli, tutto sommato ci si riesce stando un po’ concentrati al timone e ben ridotti magari con una sola veletta a prua.

Altra cosa è il percorso inverso. Ci sono giorni in cui di andare verso la citta della Legione Straniera proprio non c’è verso, e in fin dei conti, pur avendo barca e equipaggio adatti, la prima domanda che viene in mente di fronte a due – tre metri di onda cortissima e ripida, e un ovest – nord/ovest di 30 nodi, è: “Ma chi me lo fa fare?” Trovare 20 – 25 nodi di Maestrale è invece una condizione piuttosto frequente anche in estate e se non si vuole rinunciare all’affascinante approdo sotto le alte pareti del fiordo, dobbiamo mettere in conto una bolina stretta e qualche virata. Che possiamo fare in tutta sicurezza con qualche accorgimento.

L’altro giorno abbiamo lasciato l’ancoraggio splendido del Manto della Madonna a Budelli intorno alle 15 per fare prua su Bonifacio. Prima di salpare l’ancora utilizziamo il primo degli accorgimenti che vi consigliamo. Oltre ad avere una buona previsione meteo attraverso siti o ascolto del bollettino, prima di lasciare qualsiasi ridosso possiamo contattare sul canale 10 del VHF il semaphore di Capo Pertusato. E’ una torre di controllo del traffico nelle Bocche e anche stazione meteo che si affaccia sulla scogliera a 4 chilometri a est della città di Bonifacio. Rileva costantemente i dati, osserva le condizioni e fornisce la situazione attuale e le previsioni per il giorno seguente. Non sbagliano.

“Capo Pertusato – Capo pertusato da imbarcazione Valeria cambio”. La risposta è immediata, in italiano, la dispobnibilità totale è dovuta per il ruolo che svolgono. Ci dicono che c’è in quel momento un forza 5 da Nord Ovest. Quindi ci aspettiamo solo qualche puntata oltre i 20-22 nodi. Si parte.

Uscendo nel canale fra Budelli e Spargi, ci accorgiamo subito come sia vera la caratteristica del Maestrale, che quando incontra la Sardegna tende a disporsi lungo la linea di costa e a diventare un ponente. Quindi qualche grado di buono per fare la prima bolina mure a sinistra.

In questa fase bisogna fare attenzione agli scogli affioranti di Punta Lodi su Budelli e in generale alla forza con cui si scarroccia verso le isole. Quindi è bene guadagnare un po’ di acqua a motore prima di issare oppure fare un primo bordo con mure a dritta per allontanarsi da Budelli e Razzoli.

Considerando che sono giorni che soffia Maestrale anche oltre i 30 nodi, siamo sorpresi di trovare in questa prima fase un onda corta e ripida ma non più alta di un metro. Sufficiente però per costringerci a stare un po’ più poggiati del dovuto. La nostra bolina non stringe più di 50 gradi mettendo la nostra prua sulla punta sud di Lavezzi.

Valeria è un Cyclades 50.5, comodissima ma con sezioni di prua simili a quelle di un sommergibile. Il pescaggio a soli due metri non aiuta e con una mano di terzaroli e fiocco rollato di un terzo viaggiamo oltre i sei nodi ma con uno scarroccio molto forte che bisogna tenere d’occhio per decidere se anticipare la prima virata.

L’ovest si mantiene sui 22 nodi quindi proseguiamo per virare quando abbiamo al traverso dello specchio di poppa il segnale di pericolo isolato rosso e nero a sud di Lavezzi e ormai di poppa il faro dell’isola di Razzoli.

Da questo momento in poi si può scegliere se tirare lunghi bordi verso la Sardegna e poi di nuovo verso la Corsica oppure virare più frequentemente mantenendosi più vicini alle isole. Optiamo per la seconda possibilità ma quando dopo Lavezzi, come spesso accade, il vento si orienta decisamente per Nord Ovest, allora allunghiamo il bordo con mure a dritta che finalmente ci da meno scarso rispetto a prima.

Finalmente siamo abbastanza vicini per iniziare le procedure di atterraggio. L’imboccatura del fiordo non si vede se non quando si è di fronte. Quinidi inziamo a incassare tutte le informazioni necessarie riconoscendo i punti noti e riportati sul portolano .

Prima di tutto il faro di Capo Pertusato che sovrasta le scogliere alte e bianche. Quinidi, se non si è scaduti troppo sottovento, ben presto si inziano a scorgere le case della citta vecchia di Bonifacio e sulla sinistra le vecchie caserme della Legione straniera. L’imboccatura si trova a sinistra, ma ancora non la si vede.

Si prosegue con l’ultimo bordo mure a dritta quando finalmente si avvista il fanale rosso di punta La Madonnetta. Siamo abbastanza vicini per rollare il ficco e ammainare la randa per proseguire a motore. Conosciamo l’ingresso e ci tentiamo il fanale rosso sulla sinistra ma per chi arriva la prima volta è bene stare belli larghi e mantenere la punta de La Madonnetta sempre a dritta.

Non si sono pericoli di sorta e si puà continuare a navigare fino a quando, fra il fanale rosso e la grande caverna che si vede sulla dritta, si apre il fiordo di Bonifacio. Siamo finalmnete dentro, e nelle acque improvvisamente calmissime ci dirigiamo verso il porto sovrastati dalle scogliere di Bonifacio.

Nico Caponetto

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Nico Caponetto
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