Quello dove si svolge il Boot Dusseldorf è un comprensorio fieristico enorme, nel quale scegli l’ingresso a te più idoneo per iniziare la visita facendoti trasportare da una navetta che in senso circolare li collega tutti; entri e dopo che ti sei liberato del cappotto e anche del trolley nell’ampio guardaroba, potrai passeggiare libero da impicci negli stands che sono tutti collegati tra loro e perciò, se piove o fa più freddo del solito, potrai restare sempre al coperto. Dimenticavo: se sei arrivato con la metropolitana e ti eri premunito del biglietto on line per l’ingresso in fiera, non dovrai pagare la corsa e per tutta la durata della tua permanenza al salone potrai scorrazzare gratis ogni sera da un capo all’altro di Dusseldorf, perchè sei considerato un gradito ospite della Città e quindi viaggi ovunque con lo stesso biglietto.
C’è un personaggio a me caro che non manca mai a Dusseldorf ed è per me quasi un obbligo cercarlo ogni anno, salutarlo e attendere, prima di ritrarlo in una fotografia, che indossi il suo cilindro e riprenda il suo paziente lavoro d’intaglio delle polene in legno. Ci sono volti e busti di donne che un tempo ornavano le prue dei velieri e ora, con diverse misure e con diversi colori, saranno forse destinate ad arredare i salotti di qualche yacht club o lo studio di un romantico velista.
Alle migliaia di cellulari, che sono sempre più fotocamere oltre che telefonini, si aggiungono gli scatti delle macchine professionali dei reporters che non perdono l’occasione d’immortalare un artigiano che ha “scelto” il salone nautico internazionale per il restauro di un “dragone“ demolendo e ricostruendo, sotto gli occhi di tutti, la poppa filante di questa affascinante imbarcazione.
I piccoli ospiti delle fiere nautiche sono spesso le vittime inconsapevoli dei propri genitori, che li trascinano nel sali e scendi da una barca all’altra e poi finiscono per dover assistere ai lunghi, noiosi e incomprensibili dialoghi attorno a dei tavolini dove ci sono soltanto le sedie per i grandi e c’è un tizio sconosciuto che sorride sempre al papà, offrendo un bicchiere d’acqua fresca o qualche caramella ogni qual volta l’esasperato bimbo manifesta un gesto d’impazienza.
I genitori teutonici sono meno apprensivi di quelli mediterranei e tutti assistono silenziosi alle esibizioni ad “alta” quota dei loro pargoli; nessuno grida “stai accorto“, “guarda dove metti i piedi“ o altre raccomandazioni che una mamma italica non saprebbe mai reprimere.
Percorrere la fiera, partecipare ai giochi, inseguire i sogni del proprio coniuge o farsi trascinare dai genitori affatica moltissimo e può accadere che coloro che erano stati invitati a testare dei materassi gentilmente offerti dalla guardia costiera germanica vengano avvolti da un sonno ristoratore.
E infatti così è stato.
Buon vento.
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