Sono passati 20 anni dall’incidente che fece affondare Calypso, la nave usata da Jacques Cousteau e dal suo team per la ricerca e l’esplorazione oceanografica, nel porto di Singapore. La storia di Calypso è lunga, ma cominciamo dal finale: dopo anni di abbandono e diatribe legali, la Calypso è pronta per riprendere il mare questa primavera. E per tutti quelli che amano il mare questa è una gran bella notizia.
La nave, costruita in legno di pino americano dai cantieri Ballard Marine di Seattle per conto della Marina Britannica, fu varata nel 1942 e assegnata al servizio attivo in Mediterraneo. Operò per qualche anno prima di essere tolta dal servizio militare e cominciare ad essere utilizzata come traghetto tra Malta e l’isola di Gozo. In quest’occasione venne ribattezzata Calypso, in onore della ninfa che trattenne Ulisse per sette anni e la cui dimora alcuni collocano in una grotta sull’isola di Gozo. Jacques Cousteau la incontrò proprio a Malta, e quando la nave fu dismessa un ricco irlandese la comprò e la noleggiò a Cousteau per una cifra simbolica (1 franco francese all’anno), per permettergli di usarla come base delle proprie immersioni, ricerche e attività di documentarista.
Cousteau la portò ad Antibes e la equipaggiò con tutto ciò che era necessario per la ricerca oceanografica: una piccola piattaforma per l’atterraggio di elicotteri, un piccolo sommergibile e una camera di osservazione subacquea posizionata a prua sotto la linea di galleggiamento. Fu a bordo di Calypso che Cousteau realizzò i video che gli valsero nel 1956 la Palma d’Oro a Cannes e l’Oscar grazie al documentario “Il mondo del Silenzio”, uno dei primi resoconti con immagini a colori del mondo sottomarino.
Cousteau e il suo team viaggiarono sulla Calypso per 40 anni, immergendosi, registrando, sperimentando, dando vita a molte nuove tecnologie per le immersioni, le riprese sottomarine, la salvaguardia dell’ambiente marino e generando una maggiore consapevolezza della fragilità degli oceani nell’opinione pubblica. In uno di questi viaggi, nel gennaio del 1996, mentre Calypso stava uscendo dal porto di Singapore, una chiatta in movimento la urtò e non ci fu nulla da fare per lo scafo in legno: una falla si aprì e la nave andò a picco.
Dopo il naufragio la storia della Calypso diventa molto meno romantica e decisamente meno istruttiva. Formalmente il proprietario era ancora Guinness, il ricco irlandese, ma fortunatamente i suoi eredi continuarono l’opera e cedettero la Calypso alla fondazione Cousteau sempre per la solita cifra: 1 franco francese. Le spese per il trasporto e la rimessa a punto della nave, però, non si potevano evitare. Approdata a La Rochelle, Calypso ha dovuto aspettare ancora a lungo per essere risistemata: il figlio e la seconda moglie di Cousteau se la sono combattuta in tribunale fino al 2007, e quando la vedova ha vinto la causa ha spostato Calypso a Concareneau (Bretagna), dove disaccordi legali con il cantiere hanno bloccato i lavori ancora per molti anni.
Finalmente la fondazione Cousteau ha messo da parte le cause in tribunale e ha trovato i finanziatori per completare il restauro e mettere in acqua la Calypso entro i prossimi tre mesi. Obiettivo: “farla rinavigare perché diventi l’ambasciatrice degli oceani come lo voleva Cousteau”.
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