Abbiamo parlato in altri articoli di quanto l’operazione di pastura, fatta con costanza e continuità nell’arco della battuta di pesca, sia fondamentale affinché si riescano ad intercettare i tonni che, una volta entrati in scia e risalendo la pastura, arriveranno fino all’area in cui sono posizionate, a diverse profondità, le nostre esche che in genere vanno da tre a cinque.
Come tutti i pescatori di tonni sanno, i pesci possono arrivare sotto la nostra imbarcazione già dai primi attimi, una volta arrivati sullo spot, magari attirati dal rumore dai nostri motori. Però, al contrario, ci sono giornate che l’equipaggio in azione sulla barca deve stare una giornata intera, magari lunga anche otto o nove ore, con una dedizione massima alla pastura prima che arrivi un benedetto strike (che non sempre arriva).
Anche se questo fa parte della vita del pescatore di tonni, non si fa fatica a capire quanto sia a volte stressante passare ore con una forbice in mano a tagliare sardine e a gettarne pezzi in acqua.
L’odore di sarda non è certo il massimo, e una volta che mani e vestiti si sono impregnati di questo “aroma” non è certo facile toglierselo di dosso. Sappiamo tutti che dopo avere passato un’intera sessione a pasturare, tagliando sarde, l’odore di questo pesce può rimanere sulle nostre mani per molte ore dopo la pescata, se non a volte per giorni e, ahinoi, sono veramente pochi i detergenti efficaci contro questo odore. Fortunatamente, però, anche in questo caso la tecnologia ci può aiutare.
Dei validi alleati per chi pastura
Per evitare questo problema o, comunque, per evitare che ogni fase della pasturazione venga gestita a mano solo dai componenti dell’equipaggio, possiamo affidarci a validi “alleati”, ovvero delle macchine che sono state pensate per assolvere all’importante compito della pasturazione nel drifting al tonno (e non solo) e che sono il gettasarde o il tritasarde, strumenti che vengono regolati nella velocità di funzionamento da temporizzatori interni.
Questo macchinario getta in acqua sardine fatte a pezzi o intere, che noi precedentemente abbiamo versato in una apposita vaschetta a questo abbinata.
Anche se alcune valutazione vanno fatte sul posto, in base alla corrente presente, in linea di massima è consigliabile inserire nel gettasarde pezzi di sardina di diverse misure. Per esempio mettiamo alcune sarde intere (magari senza testa), altre divise in due, e altre ancora divise in tre.
Perché questo? Perché pezzi di sarda di differente grandezza (e quindi di diversa forma e peso) si comportano differentemente in corrente, scendendo con diverse velocità e garantendoci una scia di pastura particolarmente ampia e dall’ottima capacità di richiamo. Quest’ultima sarà non solo olfattiva ma anche visiva là dove la trasparenza delle acque lo consenta.
Il tritasarde, invece, è differente dalla macchina sopra descritta, infatti, mediante un marchingegno interno, trita le sardine in pezzettini leggeri, realizzando quindi una scia di pastura che tende a restare più in superficie. Particolarmente utile è, quindi, là dove si pesca in fondali piuttosto bassi: si pensi all’alto Adriatico dove mediamente si pescano tonni su fondali tra i 20 e i 35 metri. Ben differenti sono le condizioni di pesca in altre zone del Mediterraneo, quali il Tirreno centrale, dove si pescano tonni generalmente tra i 70 e i 140 m, oppure alcune aree del sud Italia dove si pescano tonni su batimetriche anche molto più profonde. I tonni rossi si pescano a buone profondità anche in molte aree della Spagna, del Portogallo, del Nord Africa come dell’oceano Atlantico.
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