La cambusa per la traversata atlantica: parte seconda

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di Sara Teghini

Visto che ormai mancano un paio di settimane alle prime partenze, ci soffermiamo ancora sulla cambusa per la traversata atlantica. Vi abbiamo dato alcuni consigli per gli acquisti (!), ma non possiamo trascurare quello che verrà dopo aver fatto la spesa.

Per prima cosa dovrete affrontare lo stivaggio di una quantità incredibile di cibo. È in gran parte un lavoro fisico, ma alcune regole teoriche vanno osservate. Togliete le etichette da tutti i contenitori che stivate nelle sentine: il movimento e lo sfregamento possono facilmente far staccare la carta e mandarla a intasare le succhiarole. Ovviamente scrivete sopra ai barattoli cosa contengono…
Fate asciugare molto bene frutta e verdura prima di stivarle: i residui di frigo lasciano molta acqua sui prodotti, e se li chiudete nei gavoni bagnati non dureranno che qualche giorno. Stendeteli quindi in pozzetto, sui passavanti e ovunque possano prendere aria prima di stivarli. Se avete tempo realizzate anche una di quelle piccole amache per tenere la frutta appesa: in questo modo prenderà aria e durerà di più.

Una volta che sarete in mare, e a meno che non siate vegetariani, vi verrà voglia di pescare. Non fateci troppo affidamento però… Sulla rotta verso i Caraibi navigherete molto probabilmente con vento in poppa, tutta randa e fiocco tangonato, accompagnati dall’onda oceanica. Quando il pesce abboccherà dovrete rallentare o fermare la barca, che già non è un’operazione immediata con tutte quelle vele a riva, e l’onda a quel punto avrà la meglio sulla barca. Una volta tirato su il pesce dovrete ucciderlo, slamarlo e pulirlo possibilmente senza tagliarvi dita e mani. Insomma, state attenti e non rischiate di farvi male per un filetto di lampuga.

Fate molto affidamento invece sulla pentola a pressione, compagno fidato di tutti i navigatori. Ne abbiamo già parlato come di uno dei nostri gadget preferiti, anche se forse poco glamour, per il comfort a bordo, e nelle lunghe navigazioni è fondamentale. Il motivo principale è che se anche se la pentola dovesse rovesciarsi il contenuto resterà all’interno, ma non si deve sottovalutare la velocità di cottura e il conseguente risparmio di gas.

Altra cosa su cui potete fare affidamento anche se non avete mai provato prima è la facilità di fare il pane. Vi renderete conto che quello fresco che avrete comprato finirà presto, che il pane in cassetta si inumidisce e sarà quasi tutto muffito dopo pochi giorni, e avrete l’ingrediente principale che a terra è rarissimo da trovare: il tempo. Fare il pane è semplice, e molto bello.

Vi scrivo una ricetta per preparare il pane che ha un valore sentimentale per me, e che ha avuto successo in ogni condizione… Che salpiate per i Caraibi oppure no, vi consiglio di provare.

Sciogliere 7 cucchiaini di lievito in mezzo bicchiere di acqua tiepida, aggiungere 1 cucchiaino di zucchero e far riposare per 10/15 minuti.

Impastare 1 kg di farina, 1 cucchiaino di sale, 1/2 litro di acqua tiepida e qualche cucchiaio d’olio in una grossa insalatiera, poi aggiungere il composto con il lievito.

Impastare ancora, coprire con un panno e far risposare per 3 o 4 ore. Dividere la pasta in due pagnotte, far riposare ancora mezz’ora e poi infornare in forno caldo a 220 gradi per 50 minuti.

Sara Teghini

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Sara Teghini

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