Dopo la gassa d’amante, il parlato, il nodo di bozza e di bitta, oggi è la volta del nodo bandiera, anche detto nodo del tessitore perché veniva usato dai tessitori appunto per rilegare due capi del filo che si era spezzato.
In realtà questo nodo è anche chiamato nodo di scotta, seppure non si possa mai usare per le scotte, o anche nodo della rete. Ma è universalmente conosciuto come nodo bandiera o nodo della bandiera. E il motivo è facilmente intuibile: funziona bene per unire due cime di diverso spessore e regge con sicurezza se si mantiene sempre in trazione. Quindi, per fissare la bandiera al sagolino che serve per issarla, va benissimo. Non ci fideremmo molto invece di unire con questo nodo due cime per un ormeggio (molto meglio due gasse) perché il continuo succedersi di trazioni e rilasci cui sarebbe sottopopsto il nodo, prima o poi rischierebbe di farlo sciogliere.
Come lo si esegue? Si prende la prima cima, se sono di diverse dimensioni quella più grossa, e si fa un occhiello. Con il corrente della seconda passiamo dentro l’occhiello e sopra al corrente della prima cima.
Quindi, con il corrente della seconda cima passiamo sotto al corrente e al dormiente della prima cima e rientriamo nell’occhiello. Se a questo punto lasciassimo il corrente parallelo al dormiente avremmo in pratica realizzato un nodo piano.
Invece per chiudere il nodo bandiera dobbiamo far passare il corrente sotto al dormiente e poi assuccare.
E il nodo è fatto.
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