Boat surf, diversi e divertenti modi di affrontare un onda

Boat surf che passione!

Quando si parla di surf, il pensiero comune scivola veloce su calde spiagge tropicali, popolate da simpatici surfisti. Sorridenti e con capelli lunghissimi si apprestano, con le loro tavole colorate, ad affrontare audacemente le onde

Nel mondo esiste qualcuno ancora più spericolato che surfa non con la tavola, ma con la barca. Dei veri Boat-Surfer!

E’ il caso dell’imbarcazione che vi mostriamo nel prossimo video, che di fronte a J-Bay, una spiaggia sudafricana, ha cavalcato in maniera impeccabile più di una grande onda .

In questo caso, non lo hanno fatto di certo per solo divertimento. La barca ritratta è infatti un mezzo di soccorso che stava operando durante una tappa della World Surf League, una rinomata competizione tra surfisti. Il timoniere se l’è cavata egregiamente così come l’imbarcazione, tanto che ci viene da pensare che la giuria della gara avrebbe potuto dare un riconoscimento anche a loro!

C’è, invece, chi fa sul serio e partecipa ad una vera e propria competizione di surf  tra imbarcazioni. La gara non poteva che svolgersi in Australia, dove i partecipanti fanno davvero sul serio. La lega si chiama ASRL (Australian Surf Rower League), è attiva da più di 25 anni e vi partecipano diverse categorie, divise tra uomini, donne e addirittura quelle riservate ai giovanissimi.

Gli equipaggi composti da 5 persone, di cui uno al timone e gli altri ai remi, si sfidano a bordo di barche a remi, nemmeno poi tanto piccole.

Il risultato è entusiasmante e di certo strappa un sorriso a chi non è abituato a vedere situazioni di questo tipo. Le barche attendono le onde e poi partono veloci con la spinta dei rematori, finche una volta nel cavo è il solo timoniere a governare. Chiaramente i ribaltamenti non mancano, si verificano non solo durante la surfata, ma anche durante il tragitto per prendere il largo.

Sembra sicuramente  una valida alternativa al classico sport da tavola, tanto che ci piacerebbe provare l’esperienza anche se non siamo di certo i tipici “Aussie”.