Negli ultimi giorni di giugno 2015 è iniziato un nuovo lavoro di osservazione e di analisi nei fondali delle isole Eolie, voluto dalla Soprintendenza del Mare e dall’organizzazione non-profit Aurora Trust Foundation, un ente dedicato all’esplorazione e alla salvaguardia dell’universo oceanico.
Le spedizioni saranno circoscritte ad alcune zone indicate dalla Soprintendenza e hanno lo scopo di documentare lo stato dei relitti presenti nelle profondità del mare, in un’area come quella delle Eolie ricca di reperti archeologici sommersi.
Le attività di ricerca sono coordinate dal Sovrintendente Mare, l’archeologo Sebastiano Tusa e si avvalgono dell’ausilio di due sommergibili, di un’imbarcazione di 15 piedi equipaggiata con una camera iperbarica ed attrezzature tecnologiche per immersioni.
La ricchezza di reperti archeologici sommersi nei fondali dell’area del Mar Mediterraneo compresa tra Filicudi e Panarea è variegata e spazia dalle anfore alle antiche ancore.
Una spedizione effettuata nell’ottobre 2014 ha permesso di individuare il relitto di una nave di epoca romana, risalente a più di duemila anni fa, nascosta negli abissi nei dintorni di Lipari a 130 metri di profondità.
Un dettaglio interessante rilevato dall’osservazione degli ambienti della nave è stato quello della presenza di un altare, testimonianza dei riti sacrificali che venivano compiuti a bordo per attirare la benevolenza delle divinità ed ottenere la loro protezione durante la navigazione.
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