Erik Aanderaa , il “vichingo d’altura” che naviga al freddo in condizioni di maltempo
Erik Aanderaa, skipper norvegese, lancia un messaggio inequivocabile in apertura del suo video YouTube più visualizzato e intitolato Encountering Storm Force 10.
Dei suoi 37 anni, 26 li ha trascorsi navigando in condizioni meteorologiche assolutamente proibitive per mettere alla prova se stesso e la propria barca, come quando ha deciso di solcare il Mar del Nord in pieno inverno a bordo della sua Contessa 35, che lui chiama Tessie.
Erik cominciò a navigare a 11 anni. Chiese a suo padre un piccolo gommone, ma ne ricevette uno da 11 piedi, in grado di viaggiare regolarmente nelle acque costiere di Haugesund, sulla costa occidentale della Norvegia.
A 14 anni è passato a un Mørebas Duett da 15 piedi, che “mi ha insegnato a navigare con venti più forti e mi ha reso ancora più ossessionato, innescando in me lo spirito avventuriero“. La sua passione si è poi trasformata in un lavoro, nonché in uno stile di vita.
Dopo aver lasciato la scuola, Erik divenne apprendista a bordo di una nave mercantile e con il suo primo salario acquistò un Maxi 68 da 22 piedi, che gli diede la possibilità di spingersi ancora più al largo.
Nel 2006 navigò in solitaria a bordo di Tessie dalla Norvegia a Malaga, “solo per vedere come io e la barca avremmo lavorato insieme, ma la Spagna è calda e navigare al caldo non mi era piaciuto. Mi mancava il freddo del Mar del Nord, quindi me ne tornai in Norvegia“.
Del resto, Erik ha sempre sognato di fare vela invernale nel Mar del Nord, nonostante tutti gli ripetessero che era pericoloso, che soltanto le persone stupide avrebbero azzardato un’impresa simile e che avrebbe messo a rischio la vita delle squadre di soccorso, “ma sapevo che a dirmelo erano persone senza un’adeguata esperienza”.
Nel 2011 si incagliò tra le rocce di Haugesund mentre navigava a una temperatura sotto zero, danneggiando gravemente il timone. All’epoca indossava guanti di cotone che, una volta bagnati, non erano in grado tenergli calde le mani.
Quella volta perse il senso del tatto, tanto da non riuscire a condurre correttamente la propria imbarcazione, e finì in stato di ipotermia. Fu costretto a chiamare una nave di soccorso. Sei mesi dopo, Erik era già in mare.
“La paura è generata solo dalla mancanza di conoscenza – conclude Erik Aanderaa – Per ottenere la conoscenza devi affrontare la tua paura”. Guardare per credere. E non emulare.
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In mare come in montagna quando tutto va bene questi "eroi" dell'impossibile guadagnano titoli in cronaca ma pochi hanno l'onestà di riconoscere quanto stupide siano queste imprese che implicitamente possono mettere a repentaglio senza ragionevole motivo la vita dei soccorritori se le cose non vanno come previsto.
Non capisco il senso di navigare a motore con una barca a vela in cattive condimeteo.
Se il tempo coglie inaspettatamente o per una ottimistica previsione meteorologica ben venga che si attivino tutti i soccorsi necessari, ma su uno scientemente decide di porsi in quelle condizioni estreme e sfidare le forze della natura oltre ogni limite, come dice lui stesso, lo deve fare a proprio rischio e pericolo e dovrebbe avere il coraggio di non chiamare i soccorsi ma di soccombere in silenzio senza mettere a repentaglio la vita di altre persone. Queste inutili imprese estreme dimostrano che non l'eroe non ha rispetto per la sua vita (e la cosa poco mi importa), per il mare e sopratutto per la vita degli altri.