Il bagnino si chiama Emily (ed è un robot)

Emily, che in realtà è l’acronimo di EMergency Integrated Lifesaving lanYard (letteralmente Sagola Salvavita Integrata di emergenza), è il nome di quello che a tutti gli effetti è un robot marino: non ha braccia ne’ occhi finti ma una struttura solida e resistente fatta apposta per andare in mare in condizioni dure, raggiungere persone in difficoltà e portarle in salvo otto alla volta.

Emily è lungo due metri, realizzato in kevlar e altri materiali in uso nell’industria areonautica, pesa 11 kg ed è guidato da un comando a distanza per muoversi velocemente e anche in presenza di un moto ondoso che renderebbe difficile l’intervento di esseri umani. Una volta raggiunte le persone in mare, Emily può essere ritirato a terra tramite la cima mentre galleggia, ed è anche dotato di radio e telecamera, per trasmettere a terra le immagini delle persone che sta portando in salvo.

Il costo del robot, progettato e prodotto dalla società Hydronalix specializzata in robotica marina, è tutto sommato contenuto (10.000 dollari statunitensi),  e questo ha permesso a diversi corpi dedicati alle operazion di salvataggio in mare di usufruirne. Emily è in uso sulle spiagge della California, dell’Oregon e di Rhode Island dal 2010 e risale all’anno scorso il suo intevrento più famoso, al largo delle coste di Lesbo, utilizzato dalla Croce Rossa per porate in salvo oltre 250 richiedenti asilo vittime di un naufragio tra la Grecia e la Turchia.

La struttura di Emily è già abbastanza robusta da permettere il lancio non solo da una spiaggia ma anche dal ponte di una nave o da un elicottero, ma la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) sta finanziando un progetto per produrre viarianti di Emily che possano passare più tempo in mare e resistere a condizioni ancora più dure per servire anche in operazioni di monitoraggio di dati climatici.

 

Redazione


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