Navigare in inverno, bello e possibile.

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di Nico Caponetto

Fra pochi giorni, il primo dicembre, inizia l’inverno meteorologico. Quello vero insomma, che si distingue da quello astronomico che fissa l’avvio della “brutta stagione” ben 20 giorni dopo.

Ma per noi che amiamo il mare, si tratta davvero di una stagione così brutta? Noi di yachtdigest.com siamo dell’opinione opposta. Crediamo infatti che con qualche precauzione e ben attrezzati, navigare in inverno ci permetta di scoprire o riscoprire, luoghi e paesaggi in condizioni ottimali.

Avete presente la bolgia infernale a Ponza nel mese di agosto? Oppure le rade affollate delle Eolie o ancora l’impossibilità di trovare un posto in porto a Capri e, quando  lo si trova,  rinunciare perché con quello che ci chiedono potremmo andare in albergo? Bene, in inverno possiamo allegramente dimenticare tutto questo. Le rade sono deserte, i porti accessibili sempre, in alcuni casi a tariffe talmente scontate da rasentare la gratuità.

Spazio, prezzi bassi, posti a volontà, sarebbero già un’ottima ragione per intensificare le crociere invernali. Ma non basta, c’è la meteo, che solitamente ci è più favorevole. Difficilmente in un bacino come quello del Mediterraneo possiamo restare senza vento. Le perturbazioni sono più frequenti? Sì, ma prevedibili e la meteo, anche quando fa brutto, e’ paradossalmente più stabile, con meno guizzi e sfuriate nei temporaloni estivi.

Tanti vantaggi ma… fa un freddo cane. E solo per questo motivo, il 90% degli italici marinai resta a casa fino al sorgere delle prime albe primaverili se non estive.

Invece possiamo difenderci dal freddo e cogliere tutte le gioie delle navigazioni invernali. Intanto con un abbigliamento adatto.

Non sentire freddo. Non è una banalità  e non è nemmeno facile, ma in barca è importante non arrivare alla sensazione di freddo intenso perché recuperare calore, soprattutto se si è in navigazione e non in porto, è difficilissimo. Ci sono in commercio molti capi tecnici, ma fatta eccezione per una ottima cerata, possiamo cavarcela con il normale abbigliamento che abbiamo a casa.

Quindi iniziamo a proteggere le estremità: berretto di lana e calzettoni caldi, di lana o quelli temici, sono indispensabili. Come d’altra parte i guanti, anche questi di lana o di pile. Per anni ho usato un vecchio paio di guanti da sci che mi hanno permanentemente tenuto caldo e tutto sommato riuscivo anche a manovrare scotte e drizze senza problemi.

A contatto con la pelle una maglia intima termica e calzamaglia per le gambe. Quindi una maglia di pile e maglione. Come pantaloni io cerco di evitare di mettere i jeans, troppo freddi. Meglio un paio di pantaloni più  pesanti e comodi da mettere sotto la salopette della cerata.

Gli stivali classici di gomma proteggono dall’acqua ma non dal freddo. Quindi, o abbiamo investito un po’ di denaro in calzature tecniche che ci proteggono anche dal freddo, oppure è meglio indossare scarpe invernali calde. In caso di pioggia, e quindi di un uso obbligato degli stivali, raddoppiare i calzini avendo avuto l’accortezza di comprare un paio di stivali destinati all’inverno con una taglia in più.

Sopra al maglione possiamo indossare un giubbotto pesante, meglio della cerata che personalmente indosso solo se piove  con sotto un pesante maglione da montagna rinforzato con un gilet di pile.

Per dormire, la soluzione ideale è un buon sacco a pelo di piume. Io mi ci infilo dentro  in maglietta e in pochi minuti sono in paradiso. Ma se si è più freddolosi nessuno ci vieta di indossare una semplice tuta da ginnastica comoda e pulita. Pensare di farsi il letto con lenzuola e piumone può rispondere a esigenze di coppia, certamente è più romantico ma impraticabile se non si ha il modo di riscaldare la barca mentre trasportarsi da casa un set completo con tanto di piumone, comporta ingombri imbarazzanti.

Così attrezzati possiamo salpare senza problemi, ricordandosi di prevenire il freddo che è, fra l’altro, un formidabile volano per il mal di mare.

Per combattere il generale inverno sottocoperta, l’ideale è avere un sistema di riscaldamento alimentato a gasolio. Chi lo prova non ne fa più a meno: riscalda in maniera uniforme la barca, lo si accede anche in navigazione, consuma poco.

In porto, si possono utilizzare anche le stufette elettriche a patto che si sia attaccati a una colonnina. In questo caso non possiamo sognare un riscaldamento uniforme ma lasciando tutte le porte aperte qualche beneficio  lo si ha in tutti gli ambienti.

In tempi molto lontani ormai, su una mia vecchia barca inglese costruita  in Spagna, lo Sirocco 9,15, utilizzavo un mattone da costruzione edile, lo mettevo sul fuoco della cucina a gas per qualche decina di minuti e poi spegnevo. In questo modo il mattone rilasciava calore per qualche ora.  Il sistema funziona ma forse nel 2015 possiamo risolvere in modo più moderno.

In inverno c’è un altro nemico da battere, l’umidità  e in particolar modo la condensa che si forma causa lo scontro fra il tepore interno e il freddo esterno. Stabilito che un sistema di riscaldamento ci toglie gran parte dei problemi, possiamo comunque in sua assenza  adottare qualche precauzione.

La prima cosa da fare è verificare che non ci siano piccole infiltrazioni d’acqua che scatenerebbero una quantità  mostruosa di condensa.

Quindi  dobbiamo aerare la barca ogni volta che è possibile. Di giorno, nelle ore centrali, in mare il clima tende sempre a essere mite, e un piacevole tepore inonda la barca.

Altra precauzione fondamentale è quella di non lasciare, soprattutto durante la notte, asciugamani, cerate o indumenti umidi in giro per la barca. Se non siamo riusciti ad asciugare tutto al sole prima che arrivi la notte, quello che è umido è meglio chiuderlo nel vano delle cerate o in un ambiente isolabile per poi esporlo al sole la mattina dopo.

Naturalmente, a supporto di queste attività, si possono usare prodotti anti umidità che si trovano in commercio.

Infine, ci si deve arrendere all’idea che intimità e condensa non vanno d’accordo. Chiudersi in cabina quando si va a dormire è il miglior sistema per svegliarsi ricoperti di rugiada autoprodotta. Quindi, se decidete di farlo, sappiate che: tenderete ad ammuffire e starete annunciando al resto dell’equipaggio quali sono le vostre intenzioni per le ore successive.

A questo punto non resta che fare i bagagli e partire. Primo ponte utile? Il prossimo 8 dicembre.

 

Nico Caponetto

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