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Thunderstreak: la grande storia di un magnifico Bertram 31


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Come tutte le grandi storie, anche quella del Thunderstreak – un magnifico Bertram 31 da competizione del 1963 – si compone di vari capitoli, in un affascinante intreccio di eroi, antagonisti, eventi drammatici e un lieto fine di rinascita che contribuiscono a farne una barca con un grande passato alle spalle ed un glorioso presente. Tra i suoi più grandi successi, la vittoria riportata quest’anno alla 63º edizione del prestigioso Cowes Powerboat Festival, dove non solo questo magnifico racer ha trionfato nella sua categoria, ma ha persino avuto la meglio su imbarcazioni di altre classi, affrontando condizioni meteo-marine impensabili persino per modelli più grandi. Dopo una straordinaria stagione di vittorie, adesso il Thunderstreak è pronto ad andare in pensione sotto la proprietà del pilota, investitore e storico Hugo Peel, a meno che non ci sia da qualche parte un nuovo armatore che, affascinato dalla sua onorevole storia, sia disposto a far rivivere la gloria di questo meraviglioso esemplare da corsa.

Capitolo 1 – Thunderstreak, le origini

Nel 1957, la celebre carena a V profonda di C. Raymond Hunt rivoluzionò il mondo della nautica e il cantiere Bertram non esitò a far suo l’innovativo progetto, affermandosi ben presto come il leader incontrastato nella produzione di scafi altamente performanti grazie all’esperienza di Dick Bertram nel mondo delle competizioni a vela e a motore. Le richieste di nuovi scafi non tardarono ad arrivare e tra i clienti non mancarono personaggi illustri e celebrità. Tra questi il ricco ed affascinante pilota Tommy Sopwith, figlio di Sir Thomas Sopwith, velista e leggenda dell’America’s Cup e progettista del celeberrimo biplano militare Sopwith Camel durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 1963, Tommy prese parte alla Daily Express Cowes-Torquay, sfrecciando accanto alla poppa della barca del padre di Hugo Peel che ne rimase cosi colpito da commentare in seguito: “È stato amore a primo rombo”, descrivendo la sensazione provata al passaggio dello scafo Holman-Moody.

Grande protagonista delle corse durante i primi anni 60, la barca scomparve nel decennio successivo e, dopo 30 anni, fu ritrovata grazie a un membro del Classic Offshore Powerboat Club, che la riconobbe per l’inconfondibile carena firmata da Hunt, abbandonata e in pessime condizioni, in una marina ad East London. Discretamente restaurata e rimessa “in pista” da un nuovo proprietario, il Thunderstreak passò infine nelle mani di Hugo Peel che, durante una crociera sul fiume Medina a bordo del suo Paragon 31, fu catturato dal rombo del potente Ford V8. Cosi, memore dell’emozione della Cowes Torquay del ’63, Peel stavolta decise di acquistare la barca.

Capitolo 2– Il Restauro, Parte I

Nel 2017, sotto la supervisione del pilota e Project Manager Peter Hewitt, Hugo Peel intraprende un grande lavoro di restauro e ristrutturazione del Thuderstreak. L’intera struttura viene riverniciata con pitture Awlgrip che prendono il posto delle originali a marchio Sopwith. I motori Ford V8 originali vengono smontati, rimessi a nuovo, sottoposti a sabbiatura e rimontati con nuovi pistoni, anelli, bilancieri e valvole, tutti con finitura blu. Sfortunatamente, però, i motori non sopravvivono a lungo e cosi, dopo un’attenta fase di analisi, la scelta ricade su dei Mercruiser V8 ad iniezione da 435 cavalli con trasmissioni Bravo, capaci di ottime prestazioni in termini di velocità, sostenibilità ed affidabilità, sebbene il loro peso e la loro configurazione richiedano una completa rivisitazione del vano motore e dello specchio di poppa. Nel 2019, i progettisti inaugurano una nuova fase di lavori che comprendono il ripristino di tutti gli impianti elettrici ed idraulici, la realizzazione dei nuovi longheroni e delle paratie, il rifacimento della pavimentazione e del vano motore con nuove travi trasversali, longheroni e un robustissimo specchio di poppa rinforzato.

Il lavoro di restauro intrapreso dalla Solent Marine Services in collaborazione con il team di progettazione della Winn Willard of Ray Hunt Associates è a dir poco imponente ed ambizioso, specie se consideriamo che l’imbarcazione è stata originariamente progettata per raggiungere una velocità massima di 26 nodi, un autentico record per l’epoca.

I lavori si concludono nella primavera del 2020, con l’implementazione del nuovo sistema di guida esterno Hardin Marine, un nuovo sistema di stabilizzazione, serbatoi e raccordi in acciaio, chartplotter Axiom ed un cruscotto in policarbonato e acciaio inossidabile. Anche la configurazione del pozzetto e delle manovre vengono completamente revisionate dai nuovi ingegneri di gara dell’inglese Will Marine. Infine, il volante. Il vecchio Destroyer non si sposa bene con la nuova console di comando e cosi Hewitt decide di donare il suo vecchio volante in pelle e acciaio – un autentico tributo alla sua memoria e al contributo prestato al progetto.

Completamente rinnovata, forte del suo passato e della partecipazione di Tommy Sopwith e Hugo Peel come membri venerabili del Royal Yacht Squadron, a Thunderstreak viene concessa l’autorizzazione a gareggiare sotto il nome di RYS (Royal Yacht Squadron), mantenendo la designazione di “Historic Class” e utilizzando il numero originale usato da Tommy Sopwith, H400. Dopo una breve battuta d’arresto dovuta alla pandemia, nel 2021 Thunderstreak è finalmente pronta a gareggiare!

Capitolo 3 – Le Competizioni – 90% Preparazione, 10% Corsa

Peel mette insieme un team d’eccellenza di professionisti con alle spalle esperienze totalmente diverse nel mondo della nautica e dello sport, ma tutti uniti da un unico obiettivo: vincere! Tra questi, il throttleman Adrian de Ferranti, il navigatore Richard Jessel e John Simmonds, ex membro della Royal Navy e della Guardia Costiera di Sua Maestà, project manager del team dopo la scomparsa di Peter Hewitt.

Le prime competizioni si rivelano molto impegnative e Thunderstreak riporta persino degli importanti danni strutturali al punto che Simmonds si trova costretto a dire alla sua squadra: “Avete due scelte: continuare così e distruggere la barca o cambiare”. Non si trattava certo di doverla “trattare con i guanti”(dopo tutto, parliamo di un racer in vetroresina) ma, per riprendere le parole di Jessel, di “rispettare e trattare bene questa bella vecchia signora”. Detto fatto. Guida, accelerazione e navigazione cominciano ad essere gestire con abilità e coordinazione, spingendo il Thunderstreak al massimo dei suoi limiti, con successo e senza pericolosi eccessi.

L’equipaggio inizia un intenso programma di test: vengono cosi provati in mare più di 20 set di eliche, la strumentazione di bordo viene messa a punto e il bilanciamento della barca viene modificato in mille modi diversi per avere il massimo in termini di velocità e manovrabilità. Con saggezza e abilità, il team comincia ad imporsi in mare su squadre più giovani e forti, collezionando un gran numero di vittorie e successi nei tre anni successivi con uno stile inconfondibile che molto presto gli vale il soprannome di “Gentlemen Racers”.

Thunderstreak diventa quindi il campione indiscusso della sua categoria, affermandosi su barche più grandi e potenti e inanellando un successo dopo l’altro, dalla vittoria quest’anno alla Cowes-Poole-Cowes Race alla conquista di titoli come “Best Presented Boat”, “Oldest Driver Finishing”, “First Historic Boat to Finish” e “Boat Designer’s Trophy”.

Capitolo 4 – Il Futuro del Thunderstreak

Dopo aver raggiunto l’apice del successo e aver raccolto i frutti del suo duro lavoro, oggi l’ormai 75enne Hugo Peel si dice pronto a voltare pagina. Del resto, gli atleti professionisti lo sanno bene: il momento migliore per ritirarsi, è quando si è ancora al top! Peel non ha solo fatto la felicità del suo team, ma ha anche e soprattutto regalato grandi emozioni agli spettatori e a tutti i fan sfegatati di scafi d’epoca, riportando il Bertram 31 alla sua antica gloria.

Il futuro del Thunderstreak appartiene adesso all’audace amante delle avventure, al collezionista di belle barche, al conoscitore degli scafi d’epoca, a colui che merita di ereditare l’eredità di una grande signora delle corse. Come ha commentato John Simmonds durante la cerimonia di premiazione del Cowes Powerboat Festival: “E’ incredibile come quattro vecchietti siano riusciti a far divertire cosi tanto una signora di 63 anni!”.

Con il suo bel profilo e le sue straordinarie performance, la bella signora continua ancora oggi a catturare gli sguardi ovunque approdi, suscitando curiosità ed apprezzamenti. Il Bertram 31 è già un oggetto di culto, ma l’H400 ha un pedigree di tutto rispetto. La sua storia continuerà a vivere ed il suo scafo merita adesso un nuovo porto e possibilmente un ritorno alle vecchie origini americane, dove tutto è cominciato con Dick Bertram e proseguito poi con Tommy Sopwith e Hugo Peel.

Il prezzo? “Non ha prezzo”, ci ha tenuto a sottolineare Peel.

Per maggiori informazioni:

Hugh Rayner – Berthon International

hugh.rayner@berthon.co.uk

Marilyn DeMartini

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