Traversata atlantica: vento in poppa, con qualche accorgimento

Read the english version

di Sara Teghini

Quando ci si immagina la navigazione in oceano, a latitudini tropicali, con la barca sospinta dall’aliseo e dalle onde in poppa, si fa fatica a pensare allo stress e alla fatica. E infatti più che subirli noi, stress e fatica, li subiscono le vele e le manovre della nostra barca.

Prima di tutto una precisazione: non è detto che in traversata est-ovest si tengano sempre e comunque andature portanti. L’aliseo può arrivare tardi, più a sud o più a nord della nostra posizione, e comunque nei primi giorni in oceano, fuori da Gibilterra e dopo la partenza dalle Canarie, non di rado si incontrano venti da nord ovest e perfino da sud ovest. Vele ben cazzate e bordi ben lontani da terra, quindi, altro che andature portanti.

Ammettiamo però che arriviamo ad agganciare l’aliseo di nord-est, e che navighiamo per 2.000 miglia, un paio di settimane almeno, al gran lasco o in poppa piena. La randa, tutta lascata, va a sbattere contro le crocette, e il fiocco si sgonfia e si rigonfia ogni volta che entriamo nel cavo dell’onda e poi risaliamo. Potrà anche capitare che si prendano di rado mani di terzaroli, se i groppi ci risparmiano e il vento è benevolo: le drizze lavoreranno quindi sempre (o spesso, per lo meno) negli stessi punti, e tenderanno a consumarsi in fretta.

Il lavorio delle manovre in una traversata è costante e usurante. Non solo le vele e le drizze, ma anche le scotte, i moschettoni, i bozzelli lavorano di continuo per molti giorni e sotto enormi pressioni: il rischio di rottura (per altro lontani da qualsiasi tecnico che possa darci una mano) è elevato.

Proprio per ridurre al minimo lo stress nostro e della barca, è bene quindi pensare ad alcuni accorgimenti pre partenza.

Predisporre una  ritenuta alla randa, ça va sans dire, è una questione di sicurezza per evitare strambate involontarie sempre in agguato navigando in poppa, ma anche per ridurre il rischio che il boma, libero, urti contro le sartie e faccia danni.

Fondamentale anche rivestire le crocette: nastro adesivo e tubi tagliati sono le soluzioni che abbiamo visto più spesso, l’importante è mettere uno strato protettivo tra le crocette e la randa. E anche a prua, per proteggere il genoa, draglie, candelieri e qualsiasi altro punto di sfregamento dovrebbero essere protetti con del nastro adesivo. Potete anche rinforzare le vele con dacron adesivo nei punti in cui lo sfregamento è maggiore.

Per le manovre correnti può essere una buona idea girarle prima della partenza, e magari cambiare un po’ il punto di carico, lascando o cazzando quanto è necessario di tanto in tanto. È buona regola predisporre anche delle drizze di rispetto, con testimone, da recuperare velocemente in caso di rottura.

Salite in testa d’albero prima della partenza per controllare bene il sartiame e le manovre; con il rollio oceanico salire sull’albero non è una passeggiata, ma tenete comunque alta l’attenzione e controllate ogni giorno cime e attrezzature.

 

Sara Teghini

Recent Posts

Nimbus Group chiude due cantieri in Finlandia

Nimbus Group ha deciso di chiudere due stabilimenti di produzione in Finlandia. Si tratta dei…

17 horas ago

Notizie Flash 2024

FLASH NEWSNotizie Flash della settimana 40 SIRENA YACHTS LANCIA SUL MERCATO LA CROCIERA SILENZIOSA ED…

1 día ago

Giancarlo di Luggo e la nuova linea P: “Abituarsi allo stupore”

Giancarlo di Luggo racconta la genesi e gli obiettivi della nuova linea P, disegnata da…

2 días ago

Tenderlux 350, il nuovo luxury tender ecosostenibile di Naumatec

Un nuovo modello di tender elettrico sviluppato in esclusiva per Azimut Yachts, concepito per essere…

3 días ago

Absolute Yachts conquista Genova con la nuova Navetta 53

In qualsiasi salone nautico si presenti, Absolute Yachts lo fa sempre da protagonista. È accaduto…

4 días ago

“Private Test Days” di Solemar, appuntamento il 5-6 ottobre a Varazze

Il prossimo fine settimana in Liguria c’è un’occasione unica per provare in mare tutta la…

4 días ago