Ferdinand Dorn ed Explorer Loy: ecco come si rivoluziona la nautica

Col suo Explorer 62, il cantiere Explorer Loy ha rivoluzionato il mondo della nautica. Come abbiamo già avuto modo di scrivere, si tratta infatti una barca radicalmente diversa da tutte le altre: salendoci a bordo, la sensazione di feeling col mare è incredibile, ma allo stesso tempo sembra di trovarsi dentro casa propria. Gli spazi offerti a bordo sono immensi, la luminosità e l’ariosità degli ambienti open fanno da padroni, e il livello di stabilità, sicurezza e comfort è incredibile. In poche parole, non esiste al mondo uno yacht anche lontanamente simile al concetto dell’Explorer 62. Per farci raccontare come sia stato possibile arrivare a creare un’imbarcazione tanto meravigliosa, abbiamo fatto due chiacchiere con Ferdinand Dorn, che dirige il cantiere Explorer Loy insieme a Riccardo Radice e Günter Neumann.

Ferdinand Dorn, come è iniziato il suo percorso nella nautica?

«Le barche mi piacevano sin da bambino, ma a livello professionale ho sempre lavorato nel settore della finanza, dove ho potuto assumere una certa cultura del business e delle logiche di mercato. Ma la passione per le barche non mi ha mai abbandonato, e così mi sono detto: “Se ho potuto prendere la patente nautica senza avere alcun background, perché non posso iniziare anche a costruire barche?“. Come tutti ho iniziato dai modelli più piccoli, scoprendo che mi piaceva molto, finché durante uno dei miei viaggi in Croazia, uno skipper non mi ha esortato e convinto a dedicarmi alla costruzione di yacht. Con Riccardo Radice, che avevo già avuto modo di conoscere, abbiamo quindi deciso di fondare il cantiere Explorer Loy: entrambi avevamo il desiderio di cambiare radicalmente il concetto del layout delle barche, e ovviamente cinque minuti dopo abbiamo litigato..! (ride). Ma è stato uno scontro molto costruttivo, che ha fatto capire a entrambi che avevamo un buon feeling. Lui è la mente creativa e io quella finanziaria, e insieme all’altro socio Günter Neumann abbiamo raggiunto questo traguardo».

Come è stato possibile immaginare un’imbarcazione come l’Explorer 62, senza avere nessun background di tipo nautico?

«Il motivo è proprio questo! Ho deciso di aprire un cantiere nautico solo perché ho una grande passione per la nautica. Porto rispetto per tutti coloro che lavorano nel settore, ma se guardo ai competitor, vedo tante persone che non hanno passione per ciò che fanno: per loro si tratta solo di lavoro e di business. Io e i miei colleghi, invece, siamo dei perfezionisti assoluti: testiamo ogni barca fin nel minimo dettaglio, decidendo di produrla solo quando siamo completamente soddisfatti. E posso garantire che se una barca piace a una persona meticolosa come me, allora piacerà anche a tutti gli altri: per questo, ho visto tante persone salire a bordo dell’Explorer 62 e dire “Non ho nessuna esperienza di barche, ma questa mi lascia a bocca aperta!“».

Quindi, immaginiamo che tu sia soddisfatto dell’Explorer 62…

«Certamente. Se non lo fossi, sarei un pazzo! Ancora, oggi, quando mi ci siedo a bordo, sono incredulo ed emozionato, e se guardo le altre barche, penso di avere fatto un lavoro davvero diverso e originale rispetto agli standard del mercato».

Avete altri modelli in programma?

«Stiamo lavorando all’Explorer 92, ma ancora è presto per parlarne. Ne stiamo discutendo molto perché, come detto, siamo dei perfezionisti e vogliamo fare qualcosa di completamente diverso. L’Explorer 62 ha già cambiato il mercato, ma non vogliamo fermarci qui, bensì intendiamo compiere un ulteriore passo avanti. Stiamo lavorando alacremente con i nostri designer e penso che saremo pronti per diffondere i primi rendering a breve: l’obiettivo è fare un primo annuncio alla prossima edizione del Cannes Yachting Festival, avere i primi rendering entro sei mesi e vedere la barca in acqua entro due anni e mezzo».

Se dovesse riassumerla in una frase, qual è la differenza delle vostre barche rispetto alle altre?

«Semplicemente, adottiamo soluzioni che gli altri considerano innovative, ma che per noi dovrebbero essere logiche e normali. Prendiamo per esempio il garage degli yacht: di solito si tratta di uno spazio angusto e scomodo, e mi chiedo perché nessuno abbia mai pensato che anche questo ambiente dovrebbe essere confortevole e pratico da usare. Il garage dell’Explorer 62, invece, ha un’apertura scorrevole verso l’alto che nessuno aveva mai immaginato di disegnare, e questo permette di avere a disposizione un accesso molto più semplice, senza doversi rannicchiare. Ecco, questo concetto di logica lo applichiamo a ogni minimo spazio che progettiamo nelle nostre imbarcazioni».

Per maggiori informazioni: www.exploreryacht.it

Alessandro Giuzio


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