Fiart, il successo in mare a ragion veduta

Il successo di Fiart, acronimo di Fabbriche Italiane per l’Applicazione di Resine Termoindurenti, inizia sessantuno anni fa con il colore e la fantasia dei paesi esotici, e il sapore della vittoria è latino come lo erano i galeoni spagnoli che avanzarono nel Mediterraneo sulla costa partenopea: “Conchita” è la prima barca in vetroresina a cui il genio di Ruggiero di Luggo, fondatore del cantiere di Baia (Napoli), dà i natali cogliendo l’onda lunga del Miracolo economico nel secolo più ricco di avvenimenti; l’ingegnere del mare lo fa scegliendo un nome quasi comune che risponde alla applicazione di un materiale intelligente ormai ad ampia diffusione, pronto da elaborare nelle sue forme più molteplici, e che soprattutto inaugura l’epoca della “barca per tutti”. Navigare è per essenza una passione e in quanto tale va condivisa ed essere accessibile non soltanto dall’élite. E in Conchita, una lancetta da 3,60 metri, si riassume questo spirito di progresso, di come evolve dall’umiltà l’umanità che non perde il gusto di esplorare l’inconscio liquido di quelle dimensioni a losanga che il mare instancabilmente tesse per noi naviganti. 

Un fondatore prévoyant

Ruggiero di Luggo rappresenta un punto cardinale della nautica a cui fare riferimento: «Per anni ha continuato ad investire energie e passione per progettare barche sempre più belle e soprattutto costruite per chi il mare lo ama e lo vive come lui ha sempre fatto». “Per tutti” significa anche che l’imbarcazione non è solo di chi l’acquista: l’imbarcazione è di chi la pensa, la propone, la lavora, ed è delle maestranze che la progettano e di ogni «singolo artigiano» coinvolto nel cantiere mettendo la sua arte al servizio della comunità nautica che poi l’apprezza. E c’è per forza una mente leader dietro tutto ciò, perché per capitanare bene ci vuole coscienza del prossimo e Ruggiero di Luggo parlava a proposito sulle banchine di Baia: «Sei un vero leader quando permetti agli altri di sbagliare perché capisci che da quello sbaglio impareranno a crescere», lo ricorda in questo modo Marco Vertecchi, consigliere delegato e responsabile della formazione del personale nel Gruppo. 

Soltanto con questo percorso di saggezza marittima  quindi si arriva al lusso, che in questo caso non è un’ostentazione di futilità accessorie ma un rinascimentale lusso colto fatto di «barche a misura d’uomo», dove «comfort, performance e design» servono alla navigazione e non allo sfarzo fine a sé stesso. Il risultato è davvero la «qualità assoluta» a cui anela senza sosta il Gruppo Fiart che in seno porta due brand per la produzione di motor-yacht: Fiart e Cetera, i quali a loro volta sono artefici totali dei loro modelli di imbarcazioni la cui lunghezza oscilla fra i 35 e i 60 piedi. Ad aumentare questo senso di condivisione della passione nautica, c’è poi la divisione Fiart Rent che cura la locazione delle imbarcazioni di produzione propria. In un continuum generazionale a impugnare il timone di questa eccellenza della nautica italiana, subentra l’amministratore delegato di Fiart, Giancarlo di Luggo, che riassume la storia di famiglia ricordando la «passione, gli esordi epici e il continuo investimento in progetti ambiziosi» e così guardando al futuro: «cogliere il cambiamento e il momento in cui affrontarlo è la nostra sfida per i prossimi anni, forti dell’eredità di nostro padre Ruggiero e dell’amore che ci ha trasmesso per questo lavoro». Vision confermata da Annalaura di Luggo, che presiede a Fiart e sottolinea l’importanza di guardare «a ciò che ci circonda con occhi nuovi imparando a valorizzarlo». Il pescato nel Gruppo è ricco e vivace, ci sono «molti sforzi e lavoro che in questi ultimi dodici mesi hanno fatto sì che oggi il cantiere sia in grado di presentare al mercato sia il nuovo Seawalker 39 che il 35 dopo il successo indiscusso del Seawalker 43 diventato un vero e proprio oggetto del desiderio», spiega Simone Lorenzano a cui è affidata la direzione generale del brand. Sea Walker, come dire: “cammina sulle acque”, c’è il prodigio, il miracolo, in questa gamma di imbarcazioni cha fa onore alla nautica italiana contribuendo a una «realtà fortemente radicata nel territorio». 

Una cornice splendida per il Seawalker 39 di Fiart

E ancora di più perché questa storia avvincente è andata in scena in un teatro marino di rara bellezza, siamo a Baia a poche bracciate dalla mitica città sommersa che nasconde le bellezze classiche di un’epoca unica in un parco marino archeologico, altrimenti detto la “Pompei sommersa”. L’evento “Inside Fiart” ha visto la partecipazione dei partner della Rete Vendita da tutta Europa e i clienti. È stata l’occasione perfetta per provare in mare il Seawalker 39 e per apprezzarne i dettagli, il decoro specchiato in egual misura fra gli interni e gli esterni. La navigazione è serena e sicura: ma per apprezzarlo davvero il Seawalker va guardato dal vivo e non raccontato. L’opportunità è ghiotta, per guardare (e provare) il Seawalker 39, 59, e 43 (e il Cetera 60) ci sarà a Vieux Port lo Yachting Festival di Cannes dal 7 al 12 di settembre, la flotta si sposterà poi al Salone Nautico di Genova in scena dal 16 al 21 dello stesso mese. All’evento “Inside Fiart” è comparso in videocall anche Stefano Pastrovich, architetto e yacht designer di talento che firmerà il nuovo modello di Fiart, già nel 2022, con un’ambizione che mira a siglare una «barca iconica, ricca di stile senza rinunciare ai volumi, pensata per una clientela esigente in termini di qualità, design e squisita artigianalità». Come negarglielo.  

Andrea G. Cammarata

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